Per gli Usa "un'azione urgente e decisiva è necessaria contro lo Stato islamico in Libia"

Per gli Usa "un'azione urgente e decisiva è necessaria contro lo Stato islamico in Libia"

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Il Generale americano Joseph Dunford, capo degli Stati maggiori riuniti, si è espresso a favore di un intervento militare urgente e decisivo per fermare la diffusione dello Stato islamico in Libia, avvisando il gruppo jihadista che vuole utilizzare il paese come base regionale, riporta Reuters.

 
Dunford ha parlato di "un'azione militare decisiva per controllare l'espansione di ISIL e che, allo stesso tempo, sia di sostegno ad un processo politico a lungo termine". Il Generale ha però precisato che, quando si tratta di Libia, "urgente significa settimane, non ore" e che prima l'Esercito dovrà presentare al presidente Obama la strategia da seguire.

Le forze dello Stato islamico hanno attaccato le infrastrutture petrolifere della Libia e hanno stabilito la loro roccaforte nella città di Sirte, sfruttando il vuoto di potere prolungato in un paese in cui due governi rivali sono in lotta per la supremazia.
 
Le potenze occidentali sperano che la stabilità possa arrivare attraverso un nuovo governo di unità nazionale, nato dall'accordo Onu firmato lo scorso dicembre in Marocco e presentato il 19 gennaio scorso,  e che dovrebbe sostituire gli altri due 'governi',  quello a Tripoli e quello a Tobruk. 
 
"Penso che sia abbastanza chiaro a tutti noi che qualsiasi cosa faremo sarà in collaborazione con il nuovo governo", ha detto Dunford dopo colloqui con esponenti militari francesi, attivi in diverse regioni dell'Africa per combattere gli estremisti islamici.
 
"Il mio punto di vista è che dobbiamo fare di più", ha detto Dunford, rafforzando ad esempio la capacità di identificare le forze di  terra da sostenere.
 
Gli Stati Uniti dicono di aver ucciso il leader dello Stato islamico in Libia, conosciuto come Abu Nabil, in un attacco aereo condotto a novembre. si ritiene che abu nabil  operasse in Libia, con il sostegno della leadership centrale dello stato islamico in Iraq e la Siria, in un segno probabile dell'importanza strategica del paese per il gruppo.
 
"Quindi, se guardo alla Libia, vedo una piattaforma dell'isis da cui possono svolgere attività maligna in tutta l'Africa", ha detto Dunford.

 
Intanto sulla stampa italiana si fanno incessanti le voci che danno come imminente un nuovo intervento occidentale a Tripoli. Intervento occidentale che vedrebbe l’Italia in prima fila. "L'Italia è pronta ad azioni militari: se sarà necessario, agiremo con i nostri alleati, su richiesta del governo di Tripoli e nel quadro dettato dalle risoluzioni dell'Onu", scrive oggi Repubblica.
 
In realtà dell’intervento in Libia si parla da tempo ma al momento la scommessa sulla quale la comunità internazionale e l’Italia stessa puntano è quella diplomatica. Ossia che l’esecutivo di Al-Sarraj riesca ad insediarsi e governare effettivamente, esercitando controllo e potere reale sul territorio libico. Se così non fosse si aprirebbe la strada ad un intervento internazionale in Libia. A riguardo l’Italia ha schierato 4 aerei Amx con capacità ricognitiva a Trapani. 
Ciò che però resta fondamentale, in caso di missione internazionale, è la definizione chiara degli obiettivi politici della stessa, per evitare il ripetersi del disastroso intervento del 2011.

Nel frattempo,  Il Parlamento di Tobruk ha respinto la proposta di governo di unità nazionale presentata il 19 gennaio dal consiglio presidenziale libico, pur approvando, con riserva, l'Accordo politico libico raggiunto il 17 dicembre scorso nella città marocchina di Skhirat da alcune fazioni libiche. La riserva riguarda l'azzeramento dei vertici militari e quindi il passaggio dei poteri militari dal generale Khalifa Haftar al premier Fayez al Sarraj.
 Il premier designato libico Fayez al Sarraj ha ora una settimana di tempo per presentare un nuovo governo.
 
 

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