Gentiloni a Tripoli a sostenere l'uomo nel bunker Serraj

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Il Ministro italiano degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni, è stato il primo alto rappresentante di un governo straniero a recarsi a Tripoli per incontrare il premier del governo di unità nazionale, Fayez al-Sarraj, dopo il suo sbarco, quasi in clandestinità, nella capitale libica il 30 marzo scorso.
La celerità della visita di Gentiloni rafforza e sugella il ruolo discreto giocato dall’Italia nel preparare le condizioni per l’arrivo, l’insediamento e il sostegno al neo-premier Serraj.
Serraj, un uomo d'affari con poca esperienza politica, sta cercando di consolidare il proprio potere nella capitale libica e ha ricevuto promesse di sostegno da diverse milizie, consigli comunali e di Ibrahim al-Jathran, leader della Petroleum Facilities Guard (PFG). Il primo ministro al momento controlla le uniche istituzioni funzionanti dello Stato: l'azienda petrolifera nazionale, il fondo sovrano della Libia e la banca centrale. 
 
La situazione, però, non è affatto risolta, anche nella parte occidentale del paese. C'è confusione sul se le autorità di Tripoli del governo di salvezza nazionale di Khalifa al Ghwell abbiano effettivamente ceduto i poteri al governo di unità nazionale.
 
Nel frattempo, Serraj e i membri del consiglio presidenziale restano nella base navale di Abu Sittah, pesantemente sorvegliata, dove proseguono i negoziati.
 
Il colloquio Gentiloni-Sarraj arriva, dunque, in un momento di particolare incertezza per la Libia. Entro il 18 aprile il parlamento di Tobruk dovrebbe votare la fiducia al governo di unità nazionale libico del premier al Sarraj. Dallo scorso febbraio, quando Al Sarraj ha presentato la propria squadra di governo, la Camera dei Rappresentanti di Tobruk non ha mai raggiunto il quorum richiesto per votare la fiducia, prevista dall'accordo firmato a dicembre dai rappresentanti dei due parlamenti di Tripoli e Tobruk con la mediazione dell'Onu.  

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