Ma dove, come e quando sarebbe stato deciso di inviare 470 soldati italiani in Niger? E, soprattutto, perché?

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Ma dove, come e quando sarebbe stato deciso di inviare 470 soldati italiani in Niger? E, soprattutto, perché? Vero che la scandalosa “Legge quadro sulle missioni militari all’estero” rende possibili missioni militari sulla base di non meglio precisati “accordi intergovernativi”. Ma - al di là di un ancora enigmatico “accordo di cooperazione” firmato tra Italia e Niger il 27 settembre- che ci vanno a fare i militari italiani in Niger? Ce lo illustra un articolo di Repubblica, significativamente titolato “Soldati italiani in Niger non solo per addestrare”: combattere il terrorismo jihadista e stroncare la tratta dei migranti che dal Niger arrivano in Libia e, quindi, in Italia.




Certo, se proprio si vuole ricorrere alle armi per combattere il terrorismo, si potrebbe invadere - poniamo – l’Arabia Saudita o il Qatar che da anni finanziano l’ISIS. Ma soffermiamoci sulla tratta dei migranti da sconfiggere con una operazione militare: “soluzione” certamente già attuata da Minniti accordandosi con gli efferati “ribelli di Misurata”. Un accordo che suscitò – oltre a sbalorditivi consensi  – le proteste di tanti “no border” che, comunque,  si limitavano a denunciare (magari affidandosi a qualche bufala) le brutalità legate a quell’accordo, guardandosi bene dal chiedere qualcosa di diverso da quello che proponeva Soros e le sue ONG.


Oggi con un (primo?) contingente militare italiano in partenza per una nuova guerra, la situazione è ancora più tragica. C’è il rischio, infatti, che tutta la xenofobia alimentata da centinaia di migliaia di migranti sbarcati sulle nostre coste (e che non è più possibile – furbescamente - lasciar defluire in altri paesi europei) alimenti un movimento di massa A FAVORE DELLA GUERRA.


C’è, quindi, un assoluto bisogno – oltre ad una mobilitazione contro la missione militare in Niger - di un ripensamento sul come affrontare il problema (non la “risorsa”) migranti. Che non può essere affrontato né con missioni militari né con un irresponsabile “accoglienza a braccia aperte”. Né limitandosi a denunciare le politiche di spoliazione di interi continenti  messe in atto dal Capitale, né illudendosi di potere “blindare le frontiere” con qualche dispiegamento militare .


Cioè? Intanto, espellendo subito chi non ha diritto ad alcuna “protezione umanitaria”, garantendo (con centri di identificazione localizzati all’estero ) una rapida cernita tra profughi e migranti economici; potenziando le commissioni sul diritto di asilo e gli (oramai agonizzanti) Ispettorati del Lavoro; evitando scelte sciagurate come lo Ius Soli…  “Proposte razziste”? Crediamo di no, Ma a queste accuse ci siamo abituati.

 

Francesco Santoianni

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