Verso l’illusione della pace o la pace illusoria ? La forza internazionale di interposizione al confine tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda.

 Verso l’illusione della pace o la pace illusoria ? La forza internazionale di interposizione al confine tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda.

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A margine del recente vertice dell’Unione africana (15-16 luglio) e nell’ambito della Conferenza internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi (d’ora in poi CIRGL), si è discusso dell’Accordo di massima raggiunto tra i due Capi di Stato (congolese e ruandese) circa l’idea della costituzione di una Forza internazionale “cuscinetto” al confine tra i due Stati in modo di combattere l’operato dei diversi gruppi armati attivi in RDC, considerati da ambedue gli Stati come le principali cause dell’insicurezza nella Regione dei Grandi Laghi.

Nonostante i vari embarghi sulle armi a destinazione dei vari gruppi armati decretati dal Consiglio di Sicurezza con l’istituzione di un apposito Comitato di sanzioni, i gruppi armati rimangono tutt’ora attivi e dispongono dell’arsenale militare consentendo loro di resistere a lungo contro l’offensiva delle forze armate regolari, andando fino a conquistare villaggi e città. I due Stati si rivolgono spesso le medesime accuse. Ormai per il Ruanda - con ragionevoli motivazioni di sicurezza per la minaccia permanente degli attacchi delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (di seguito FDLR) che operano sul territorio congolese - questa motivazione viene usata anche come alibi per interferire nelle vicende congolesi ed affermare la “leadership regionale”, che si contende con l’Uganda dalla fine della guerra fredda.

Del resto, la relativa perdita del ruolo di “guardiano “ dell’Africa centrale assegnato dall’occidente all’allora Presidente della RDC, ex Zaire, Mobutu, caduto nelle disgrazie delle suoi principali sostenitori ha consegnato la “nuova leadership regionale” all’Uganda ed al Ruanda, che se la contendono di fronte ad una Repubblica democratica del Congo che si decompone sotto l’influenza dei due paesi limitrofi, capaci di determinare le sorti dei governi congolesi dal 1997 in poi. Non a caso l’ex Presidente della RDC, Laurent-Désiré Kabila assassinato, pur applaudito e acclamato come liberatore del Popolo congolese dalla dittatura di Mobutu, deve il suo accesso al potere sia militarmente che diplomaticamente grazie al sostegno massiccio del Ruanda e dell’Uganda. Le sue velleità di liberarsi in fretta dalla tutela ingombrante dei suoi “ sostenitori” hanno scatenato quella che è stata definita “la prima guerra mondiale africana” coinvolgendo direttamente circa 7 paesi africani senza contare gli appoggi indiretti di alcuni Stati non africani per una durata di circa quattro anni, ossia dal 1998 al 2002. Se la leadership ugandese dopo la guerra ha perso la sua influenza, quella ruandese, nonostante il ridimensionamento dovuto al peso insignificante del mutamento in partiti politici dei gruppi politico-militari sotto il suo controllo nell’assetto politico congolese del 2006 in poi, non tende ad indietreggiare. Il governo ruandese non perde l’occasione di stigmatizzare la presenza delle FDLR sul territorio congolese per giustificare un suo appoggio, che nega, alle varie fazioni dell’esercito regolare pronte a fare defezioni e a costituire gruppi armati. Il gruppo armato M23 che combatte le forze armate della RDC affiancate dalle truppe delle Nazioni Unite, MONUSCO, beneficerebbero secondo autorevoli fonti concordanti del sostegno del Ruanda e non a caso gli Stati Uniti, principale alleato del Ruanda nell’Africa dei Grandi Laghi, hanno annunciato la sospensione dei fondi destinati alla cooperazione militare con il Ruanda di fronte alle conferme circa il sostegno del Ruanda al M23.

L’Accordo di massima raggiunto in Etiopia a margine del vertice dell’Unione africana della creazione di una forza internazionale ”cuscinetto” al confine tra il Ruanda e la RDC non ci convince per una serie di motivi. Tanti accordi bilaterali o multilaterali sono stati sottoscritti dai due paesi o da altri della Regione con o senza l’impulso della comunità internazionale per risolvere la spinosa questione dell’attivismo dei gruppi armati nella Regione. Un accordo del 2008 concluso tra il Ruanda e la RDC ha consentito alle Forze armate del Ruanda e del Congo di eseguire azioni congiunte sul territorio congolese destinate a disarmare i gruppi armati in generale e le FDLR in modo particolare. Con l’evolversi della situazione le azioni congiunte non hanno assortito gli effetti. Nonostante il fatto che la MONUSCO, nel suo mandato, abbia compiti di aiutare le forze armate nelle loro azioni contro i gruppi armati badando soprattutto alla protezione delle popolazioni civili vittime dei combattimenti, l’offensiva dei gruppi armati e nello specifico del M23 sembra progredire. Ora si sta discutendo delle modalità di operatività della “nascitura” Forza internazionale d’interposizione. C’è chi sostiene che la suddetta Forza sia alle dipendenze della MONUSCO e chi invece propende per una Forza internazionale autonoma seppur cooperativa con la MONUSCO probabilmente con una nuova modifica del mandato di quest’ultima.

La Forza di interposizione sarebbe capace di riuscire dove gli Stati della Regione e le Nazioni Unite hanno fallito da più di dieci anni e con quali strumenti ? Il nostro pessimismo sul contributo alla pace di questa Forza internazionale di cui si parla è giustificato da tanti fattori fondamentali di cui la diffidenza tra la RDC e il Ruanda, una diffidenza che nasce dal ruolo che ciascun dei due Stati vorrebbe esercitare nella Regione. Se per tanti anni la leadership ruandese era stata incontrastata di fronte ad una RDC incapace di alzarsi, il ruolo attuale al quale mira la RDC è di recuperare il terreno perso e di riproporsi come interlocutore indispensabile nella Regione dei Grandi laghi. Da questo punto di vista la ricerca o la conferma della leadership regionale, al di là delle innegabili questioni di sicurezza dei due Stati coinvolti, rappresentano altre chiavi di lettura della situazione complessiva nei Grandi laghi, chiavi che non vengono spesso usate preferendo insistere su quella, pur imprescindibile, della sicurezza. Senza la fiducia tra i protagonisti gli accordi sottoscritti anche in modo solenne vengono disattesi, compreso l’Accordo di massima dal quale potrebbe scaturire la Forza internazionale d’interposizione lungo il confine per tentare di offrire una “illusione di pace” o una “pace illusoria” tra due Stati che hanno certo riallacciato le relazioni diplomatiche e moltiplicato gli incontri al vertice, ma che rimangono fondamentalmente diffidenti tra di loro e pronti ad usare ogni “casus belli” quando fa comodo agli interessi nazionali.
 
KAZADI MPIANA Joseph. Dottore di Ricerca in Diritto internazionale e dell’Unione europea presso l’Università di Roma “La Sapienza”. E-mail: kazadimpiana@hotmail.com.

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