L’ex Presidente Laurent Gbagbo dinanzi alla Corte penale internazionale (CPI): il punto

L’ex Presidente Laurent Gbagbo dinanzi alla Corte penale internazionale (CPI): il punto

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Contesto. A breve si terrà l’udienza di conferma delle accuse nei confronti dell’ex Presidente della Costa d’Avorio, Laurent Gbagbo consegnato alla CPI e detenuto presso il centro penitenziario dell’Aia dal 30 novembre 2011. In precedenza l’udienza era stata fissata per il 13 agosto, ma visto le condizioni di salute dell’imputato è stato deciso di rinviare la suddetta udienza ad una data da definire. Secondo i capi di imputazione ritenuti dalla Procura presso la CPI e in virtù dei quali la Camera preliminare III della CPI ha spiccato un mandato d’arresto nei confronti dell’imputato, quest’ultimo si sarebbe reso responsabile come co-autore dei crimini contro l’umanità commessi nei confronti delle popolazioni civili identificate dalle milizie pro Gbagbo come appartenenti al campo di Alassane Ouattara, lo sfidante al secondo turno dell’elezione presidenziale tenutasi in Costa d’Avorio il 28 novembre 2010, di cui è risultato vincitore lo sfidante, nonostante le proteste dell’allora Presidente Gbagbo, in precedenza proclamato vincitore dal Consiglio costituzionale. 
La forte pressione internazionale sul regime di Gbagbo, non in odore di santità con quest’ultima, e il riconoscimento “precipitoso” della comunità internazionale della vittoria di Alassane Ouattara, un esperto molto apprezzato principalmente in Occidente, non hanno consentito di stabilire con pacatezza e imparzialità la verità delle urne trascinando il paese in un circolo di violenze al quale fu seguita un’ondata dei crimini commessi da partigiani dei due sfidanti che si contendevano la vittoria con uno scenario inaudito: Laurent Gbagbo detiene l’effettività del potere senza nessun riconoscimento mentre Alassane Ouattara, forte della certificazione dei risultati elettorali e dal riconoscimento della Comunità internazionale pone “virtualmente” atti inerenti alla carica del Presidente della Costa d’Avorio. L’intervento della Comunità internazionale, attraverso l’operato della Francia, con delega del Consiglio di Sicurezza, ha portato alla cattura di Gbagbo e la sua consegna al Presidente riconosciuto prima che le nuove autorità della Costa d’avorio decidessero di tradurlo dinanzi alla CPI ai fini di essere giudicato per crimini contro l’umanità commessi all’indomani della proclamazione dei risultati dell’elezione presidenziale.
 
Competenza della CPI a giudicare Laurent Gbagbo. Nonostante il fatto che la Costa d’Avorio non sia Parte allo Statuto della CPI, la competenza della CPI a giudicare crimini contro l’umanità si fonda sul disposto dell’articolo 12, paragrafo 3 dello Statuto che si è concretizzato attraverso due Dichiarazioni di accettazione rese dal governo dell’ex Presidente Gbagbo il 18 aprile 2003, per una durata indeterminata, ma per fatti avvenuti à l’indomani del 19 settembre 2002 e dalla Dichiarazione, in continuità con la prima, resa dall’attuale Presidente il 14 dicembre 2010 per crimini commessi dal 2004 in poi, Dichiarazione ribadita il 3 maggio 2011. Quindi pur avendo come punto saliente per le indagini il periodo post elettorale, cioè il 28 novembre 2010, la CPI esaminerà la situazione della Costa d’Avorio dal 19 settembre 2002 quando sono scoppiati i combattimenti che hanno scosso il paese per tanti anni dando l’occasione alla comunità internazionale di mettere “sotto tutela” la Costa d’Avorio per mezzo di accordi politici che hanno ridimensionato assai il potere del Presidente Gbagbo, modificato in sostanza la Costituzione, e dato maggior rilievo al potere del Primo ministro in una fase transitoria che si è conclusa con l’elezione ampiamente disputata il 31 ottobre e il 28 novembre 2010 sotto l’occhio “vigilante” e forse “interessato” della comunità internazionale attraverso il meccanismo previsto della certificazione delle elezioni da parte della Missione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio. Con l’autorizzazione della Camera Preliminare III della CPI data al Procuratore presso la CPI di aprire, su iniziativa propria , un’inchiesta su crimini commessi in Costa d’avorio prima circoscritti nell’ambito del 28 novembre 2010, poi allargata a fatti commessi tra il 19 settembre 2002 e il 28 novembre 2010, la procedura giudiziaria è già avviata con l’emissione in data 23 novembre 2011 del mandato d’arresto a carico del sospettato Gbagbo per quattro capi di imputazione per crimini contro l’umanità. Consegnato al Quartiere penitenziario dell’Aia dalle autorità della Costa d’Avorio il 30 novembre 2011, il sospettato si è presentato alla prima udienza dinanzi alla CPI il 05 dicembre 2011. Il prossimo passo riguarda l’udienza di conferma delle accuse prevista inizialmente per il 13 agosto, ma rinviata ad una data da definire.
 
Che ritenere della procedura? La situazione in Costa d’Avorio mette in risalto alcuni aspetti non di poca importanza: primo caso in cui la CPI esercita la sua competenza non su rinvio di uno Stato membro dello Statuto né dal Consiglio di Sicurezza, ma da uno stato non membro dello Statuto che si fonda sul disposto dell’articolo 12, paragrafo 3. In realtà l’Autorità palestinese fu il primo “Stato” ad aver messo in moto il disposto poco anzi richiamato, ma la sua dichiarazione non ha assortito finora gli effetti visto le difficoltà avanzate dall’Ufficio del Procuratore presso la CPI circa la qualità o meno di Stato dell’Autorità palestinese. Ci sembra che il problema sia più politico che giuridico. La dottrina non è unanime sulla questione. Il caso Laurent Gbagbo presenta un’altra novità in quanto costituisce il primo caso in cui un ex Capo di Stato compare dinanzi alla CPI che raggiunge così il Tribunale speciale per la Sierra Leone che ha giudicato e condannato di recente l’ex capo di Stato liberiano Charles Taylor. 
Il fatto che i crimini commessi all’indomani del 28 novembre 2010 abbiano riguardato in modo quasi esclusivo Laurent Gbagbo rischia di indebolire a nostro modesto avviso il quadro investigativo restringendolo ad un campo degli sconfitti dando così l’impressione e forse la realtà che la giustizia internazionale, nel suo funzionamento, appare come una giustizia dei vincitori sui vinti o a servizio dei più forti sui deboli. Basti analizzare la situazione dei sospettati dinanzi alla CPI, degli imputati dinanzi al Tribunale internazionale per il Ruanda, del tribunale speciale per la Sierra Leone, delle Camere straordinarie cambogiane, del tribunale speciale sull’Irak per farsi un’idea. Il segnale nel caso Laurent Gbagbo, al di là delle sue “ impronte anche politiche”, merita un’attenzione particolare in quanto lancia un messaggio che anche gli ex capi di Stato non possono considerarsi tranquilli quando hanno macchiato il loro mandato da crimini della competenza della CPI.
KAZADI MPIANA Joseph. Dottore di ricerca in Diritto internazionale e dell’Unione europea presso l’università di Roma “ La Sapienza”. E-mail: kazadimpiana@hotmail.com

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