"E di colpo di stato in colpo di stato, la zona euro finirà per instaurare un regime di colpo di stato permanente". Sapir


Il Portogallo è stato vittima, nei giorni scorsi, di un colpo di stato silenzioso organizzato dalla classe dirigente europeista del suo paese, scrive Jacques Sapir su RussEurope. Si tratta di un evento particolarmente grave. Esso si verifica in un modo che ricorda il golpe condotto contro il governo greco tramite la combinazione di pressioni politiche da parte dell’Eurogruppo e pressioni economiche e finanziarie da parte della Banca Centrale Europea. Esso conferma la natura profondamente anti-democratica non solo della zona euro, ma anche, e ce ne dobbiamo rammaricare, della stessa Unione Europea.
Nel ricordare i risultati delle recenti elezioni in Portogallo, Sapir fa notare che, contrariamente a quello che è stato detto dai media europei, la coalizione di destra non è uscita vincitrice dalle elezioni legislative portoghesi. I partiti di destra, guidati dal primo ministro Passos Coelho, non hanno totalizzato che il 38,5% dei voi, e hanno perso 28 seggi in parlamento. La maggioranza degli elettori portoghesi ha votato contro le recenti misure di austerità, per un totale del 50,7%. Questi elettori hanno dato il loro voto alla sinistra moderata, ma anche al Partito Comunista Portoghese e ad altre formazioni politiche di sinistra radicale. Infatti il Partito Socialista Portoghese ha ottenuto 85 seggi, il Blocco di Sinistra (di sinistra radicale) 19 seggi, e il Partito Comunista 17 seggi. Sui 230 seggi del parlamento portoghese, si tratta di 121 seggi ottenuti dalle forze anti-austerità, una cifra superiore alla soglia assoluta, di 116 seggi
Un accordo si potrebbe trovare tra i partiti di destra e il Partito Socialista. Ma questo accordo sarebbe chiaramente impossibile senza rimettere in discussione il programma di austerità derivante dall’accordo tra il Portogallo e le istituzioni europee. Questa situazione non può che ricordare quella greca…
I Socialisti e il “Blocco di Sinistra” hanno detto chiaramente che questo accordo deve essere rivisto. È stato questo il motivo per il quale il Presidente Cavaco Silva ha preso la decisione di respingere il progetto di formazione di un governo presentato dalla sinistra. Ma le considerazioni espresse nella sua dichiarazione vanno ancora oltre. Egli ha detto: “Dopo tutti gli importanti sacrifici fatti nell’ambito dell’accordo finanziario, è mio dovere, ed è entro le mie prerogative costituzionali, fare tutto il possibile per impedire che vengano mandati falsi segnali alle istituzioni finanziarie e agli investitori internazionali”

Questa dichiarazione pone decisamente dei grossi problemi, commenta Sapir.

Che il signor Cavaco Silva pensi che un governo di sinistra possa portare verso uno scontro con l’Eurogruppo e l’Unione Europea è suo diritto, e probabilmente è così. Ma che in una repubblica parlamentare, come è il Portogallo attualmente, non è certo suo potere interpretare le intenzioni future degli elettori per opporsi alla loro volontà. Se una coalizione di sinistra o di estrema sinistra ha la maggioranza al parlamento, e se presenta – come è avvenuto – un programma di governo, lui deve dargli una possibilità. Qualsiasi altra decisione non può che apparire come un atto incostituzionale e un colpo di stato.
Le lezioni da imparare
Si parla spesso di abitudine al disastro, di un arrendersi alla sofferenza che porta i popoli ad abbandonarsi al peggiore dei destini. In realtà qui non c’è nulla di tutto ciò. I portoghesi hanno cercato di applicare i metodi ispirati dall’Eurogruppo e dalla Commissione Europea e, oggi, sono costretti a constatare che questi metodi non hanno dato i risultati sperati. Il voto alle elezioni legislative è il risultato di questo bilancio. Ma la classe dirigente portoghese, servile verso il potere straniero, vale a dire verso le istituzioni europee, ha deciso di non tenerne conto. Ciò che sta accadendo oggi a Lisbona è altrettanto grave, anche se meno appariscente, di quello che è già avvenuto in Grecia.
La natura profondamente anti-democratica dell’Eurogruppo e dell’Unione Europea si riafferma di nuovo. Sarebbe da ciechi non vederlo. Ma questa potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Perché sia così, è indispensabile che tutte le forze determinate a lottare contro l’euro trovino delle forme di coordinamento delle loro azioni.
Ora più che mai si pone la questione del coordinamento delle tante forze sovraniste. Questo coordinamento non implica che ciò che distingue e divide le varie forze tra loro sia annullato o messo tra parentesi. Si tratta della logica dei “Fronti”, come il “Fronte Unito Antigiapponese” realizzato in Cina dal PC e il Kuomintang: non si tratta di alleanze in senso stretto, ma formazioni che permettono di marciare divisi per colpire uniti. La realtà, per quanto spiacevole possa essere per alcuni, è che fino a che noi non saremo capaci di coordinarci, un potere in realtà minoritario continuerà ad esercitare la propria tirannia. E di colpo di stato in colpo di stato, finirà per instaurare un regime di colpo di stato permanente.


Un importante contributo di Jacques Sapir sul regime creato dall'Unione Europea e zona euro è presente nel nostro "Oltre l'euro" (Arianna edizioni)



Per la traduzionde completa dell'articolo si ringrazia e si rimanda a Vocidallestero

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