I comunisti e la sinistra britannica per l'uscita dall'UE



da Marx21.it

Lexit: For Ue Leave Vote
da www.communist-party.org.uk
13 aprile 2016


Si è formata una nuova coalizione che si batte per un'uscita a Sinistra


Come riportato dalla testata Morning Star, si è formata una nuova coalizione per il NO nel prossimo referendum sullo status di membro dell'Unione Europea.


Il nuovo raggruppamento per la campagna anti-Ue chiamato Lexi è stato istituito a seguito di un incontro a Londra.



Ne fanno parte RMT, unione ferroviaria, Sindacalisti contro l'UE, il Partito Comunista Britannico, l'Associazione dei lavoratori indiani, il Consiglio dei lavoratori del Bangladesh in Gran Bretagna, Scottish Left Leave, Counterfire e del partito socialista dei lavoratori.


E' attesa l'adesione a Lexit di altri sindacati, gruppi socialisti e dei lavoratori


Lexit terrà una serie di manifestazioni in tutta la Gran Bretagna nelle prossime settimane e produrrà film e altre pubblicazioni per promuovere quello che definisce "la tesi operaia, di sinistra e internazionalista" per un voto favorevole a lasciare l'Unione europea nel referendum del 23giugno.


Alcuni sindacalisti, parlamentari laburisti e politici di primo piano hanno inoltre espresso la volontà di comparire nelle piattaforme del gruppo.


Robert Griffiths (Segretario del Partito Comunista Britannico), presidente di Lexit, ha affermato che il dibattito sulla Ue fino ad ora è stato dominato da chi è fiancheggiatore di grandi interessi economici e anti-stranieri", da una parte e dall'altra.


"E 'giunto il momento che gli interessi dei lavoratori, i loro servizi pubblici e le loro aspirazioni comuni indipendentemente dalla razza, religione e nazionalità vengano ascoltati", ha proseguito.


"La realtà è che dall'Irlanda e il Portogallo a Cipro e alla Grecia, l'UE sta conducendo verso un'austerità spietata e a privatizzazioni su larga scala, condizioni che portano divisioni tra le persone e creano il terreno in cui razzisti e gruppi fascisti possono prosperare."


Griffiths ha concluso dicendo che non è stata una sorpresa il fatto che la maggior parte delle banche della City e le grandi aziende finanziatrici del partito conservatore Tory vogliano che la Gran Bretagna resti nell'Ue.


Uscire dall'Unione Europea è un atto di solidarietà con i lavoratori
di Alex Gordon | da www.communist-party.org.uk


L'intervento è stato pronunciato nel corso dell'incontro dei sindacalisti europei di Parigi (28 maggio 2016)


Sono qui con voi oggi perché questo è un momento critico per la classe lavoratrice: in Gran Bretagna, a livello internazionale e soprattutto qui in Francia, dove la vostra lotta contro la Legge sul Lavoro “El Khomri” rappresenta l'ultimo splendido esempio di resistenza popolare alla dittatura finanziaria della Commissione Europea.


In un paese dopo l'altro le istituzioni UE stanno sferrando attacchi ai diritti del lavoro e alle storiche conquiste sociali realizzate dalle generazioni precedenti di lavoratori.


La nostra solidarietà va alla resistenza dei lavoratori francesi contro gli attacchi dell'UE.


In Gran Bretagna, voci dell'opposizione all'UE, dei comunisti e dell'estrema sinistra, insieme a quelle dei sindacalisti e delle associazioni che rappresentano i lavoratori provenienti dall'India, dal Bangladesh, dalla Turchia e i giovani migranti dalla Grecia e dall'Est Europa, stanno facendo sentire la loro voce, dal momento che i nostri nemici di classe si sono uniti in maniera massiccia per farci votare per RIMANERE nell'UE.


I rappresentanti della Goldman Sachs e tutte le banche globali con sede nella City di Londra, il Direttore Generale del FMI, la signora Lagarde, il presidente Obama e i leaders delle principali potenze imperialiste mondiali di Europa e Canada, il segretario generale della NATO e il governatore della Banca d'Inghilterra si sono tutti uniti per blandire e minacciare gli elettori in Gran Bretagna, allo scopo di convincerli che un voto per LASCIARE l'UE porterebbe guerra, recessione economica e una vita di miseria senza fine, un appello che suona ironico poiché sono proprio questi i risultati della politica che costoro promuovono.


Non c'è dubbio che nelle prossime settimane sarà riesumata persino Madre Teresa, facendole aggiungere il suo appello dell'ultimo minuto a sostegno dell'UE come fonte di fede, speranza e carità.


Ed è vergognoso che in Gran Bretagna (esattamente come in Francia durante il referendum sulla Costituzione Europea nel 2005) i dirigenti socialisti e sindacali a grande maggioranza abbiano aderito a questa campagna di inganno, raccontando ai sindacalisti e ai lavoratori che il nostro migliore interesse si trova nel voto per RIMANERE nell'UE.


Una piccola e coraggiosa minoranza di sindacati (guidata dai sindacati dei ferrovieri RMT e ASLEF insieme all'unione dei fornai) e un piccolo numero di deputati socialisti hanno spiegato il ruolo che le politiche e le istituzioni dell'UE svolgono in Gran Bretagna, in Francia, in tutta l'Europa, attaccando i diritti sociali in nome degli interessi del capitalismo finanziario globale.


Lexit, la “Campagna della Sinistra per Lasciare” invita i lavoratori della Gran Bretagna a votare per lasciare l'UE nel referendum del 23 giugno per due fondamentali ragioni.


In primo luogo, il voto per lasciare l'UE è un atto di internazionalismo e solidarietà con i popoli oppressi e i lavoratori non solo in Europa, ma in tutto il mondo.


L'UE è un'entità imperialista – un pilastro essenziale dell'asse NATO/FMI/UE. Un colpo assestato all'UE indebolisce l'imperialismo. Ecco perché i filo-imperialisti sono uniti in tutti i modi per far votare per RIMANERE nell'UE.


In secondo luogo, un voto perché la Gran Bretagna lasci l'UE è il metodo più rapido per distruggere il governo pro-austerità di David Cameron. Il partito Conservatore al governo della Gran Bretagna è profondamente e irrevocabilmente diviso in ragione del conflitto tattico tra le sue fazioni sul fatto se si debba servire la Germania come un partner minore nell'UE, o continuare a rappresentare un polo alternativo di capitalismo finanziario globale fuori dall'UE.


Un voto per LASCIARE l'UE costringerà certamente il partito Conservatore a licenziare il primo ministro, avviando il paese verso elezioni generali in cui gli elettori avrebbero l'opportunità di eleggere un governo che si impegni a opporsi all'austerità.


La Campagna Lexit si propone un compito particolare nelle poche settimane che precedono il referendum del 23 giugno in Gran Bretagna. Quello di sgonfiare i miti e le menzogne sull' “Europa Sociale” promossi dalle istituzioni dell'UE come dalla CES e dai media delle corporazioni, che sono vergognosamente ripetuti dai dirigenti sindacali che non sono riusciti a mobilitare contro gli attacchi del governo britannico ai diritti sindacali e ai salari e alle condizioni di vita dei lavoratori negli ultimi 5 anni.


Un recente rapporto della TUC (la confederazione dei sindacati britannici) sostiene che il voto per lasciare l'UE significherebbe un arretramento “di decenni” dei diritti delle donne.


Eppure, il Patto per la Stabilità e la Crescita dell'UE – progettato per garantire che i paesi dell'UE perseguano programmi di austerità – rappresenta il più grande assalto alla parità tra uomini e donne.


La TUC ha sostenuto che solo l'UE può difendere i diritti dei lavoratori proteggendoli contro le discriminazioni al momento della gravidanza in fatto di retribuzioni e ferie.


Ma i benefici per le donne lavoratrici riguardanti la parità di retribuzione e di diritti sono stati conquistati dal duro lavoro e dalle campagne condotte da sindacalisti e promotori dell'uguaglianza.


Quanto l'UE ha fatto avanzare la parità per le donne in Grecia, Portogallo, Romania o Bulgaria?


In realtà, la lotta per la parità dei salari tra uomini e donne risale a oltre un secolo fa. La TUC britannica aveva votato per sostenere la parità di retribuzione nel 1888. Il Partito Laburista Britannico ha incluso il diritto a eguale retribuzione per eguale lavoro nel suo manifesto del 1964, e il Governo laburista ha introdotto l' “Equal Pay Act” nel 1970 – anni prima che la Gran Bretagna raggiungesse la Comunità Economica Europea.


Tale legge è stata il risultato delle crescenti pressioni da parte dei lavoratori britannici, compresi lo sciopero delle lavoratrici dello stabilimento della FORD di Dagenham nel 1968 e la poderosa “National Joint Action Campaign fo Women's Equal Rights” culminata in una dimostrazione di massa nel 1969.


I sostenitori dell'UE ignorano ciò e fanno riferimento al Trattato di Roma del 1957 che aveva fissato il principio della parità di retribuzione per lavoro di pari valore nell'Articolo 119. Tuttavia, ciò fu incluso quale concessione ai lavoratori francesi che già avevano una legislazione sulla parità di retribuzione e temevano di potersi trovare in una situazione sfavorevole.


Per questo dobbiamo ringraziare i lavoratori francesi e le loro lotte di classe per la parità di retribuzione, e non dare credito alle istituzioni UE, al contrario di quanto cerca di fare la TUC britannica.


In pratica, nell'UE a circa 60 anni dal Trattato di Roma, esiste ancora un significativo divario retributivo tra i sessi. Inoltre, le forze conservatrici e religiose in crescita e i politici di estrema destra stanno attaccando la nozione stessa di diritti sessuali e riproduttivi per cui hanno combattuto le precedenti generazioni di donne e uomini.


La crisi economica e l'austerità sono usate come un pretesto per smantellare la parità di genere negli Stati membri dell'UE. In Slovenia, durante la maternità le donne ricevevano il 100% del salario, ora ridotto del 90% e oltre.


L'idea che l'UE, che impone l'austerità a milioni di persone dall'Irlanda alla Grecia e incrementa la disoccupazione, i bassi salari, la precarietà, la privatizzazione di massa e il TTIP, possa promuovere maggiore uguaglianza è assolutamente assurda.


Noi non accetteremo lezioni in materia di parità e di diritti dei lavoratori da quelle stesse istituzioni dell'UE che attaccano i diritti dei lavoratori in Francia, che cancellano i diritti sindacali della contrattazione collettiva quale “prezzo” per i salvataggi in Grecia, Portogallo e Irlanda e che continuano ad attaccare i sindacati in ogni paese allo scopo di difendere gli interessi delle banche e delle grandi imprese.


Fino a pochi giorni fa, i media britannici si sono interamente rifiutati di riferire sulle massicce lotte sociali che conducono in Francia i lavoratori dei trasporti, i ferrovieri, i lavoratori delle raffinerie, i giovani e i disoccupati. Non vogliono che gli elettori inglesi comprendano quanto è illusoria l' “Europa Sociale”.


Ma i lavoratori in Gran Bretagna sono sempre più in grado di capire che l' “Europa Sociale” è una creatura mitica come l'unicorno.


Una vittoria della classe lavoratrice francese contro il governo Hollande-Valls attraverso la sconfitta della legge sul lavoro El Khomri rappresenterebbe il segnale per gli elettori, il 23 giugno in Gran Bretagna, che i lavoratori possono difendere i propri interessi solo rifiutando l'UE.


Una vittoria dei lavoratori e dei sindacati francesi sarebbe l'esempio migliore da offrire agli elettori del 23 giugno in Gran Bretagna.


Il voto per LASCIARE l'UE può attivare una crisi politica nell'Unione Europea che rafforzerebbe i lavoratori francesi e indebolirebbe le classi dominanti che attaccano i diritti dei lavoratori nei nostri paesi.


Il conflitto è ora allo scoperto. E' tanto più importante allora che quelli che nella sinistra continuano a coltivare illusioni sull'UE siano invitati a tenerne conto.


I diritti dei lavoratori e l'uguaglianza rappresentano la nostra lotta comune. L'UE è il nostro comune nemico. La solidarietà è il vero linguaggio dell'internazionalismo.


L'Europa non tutela i diritti dei lavoratori
di Roger Bannister, membro dell'esecutivo nazionale dell'Unison (sindacato rappresentativo del personale che fornisce servizi pubblici nel settore pubblico e privato) | da www.socialistparty.org.uk


Il 6 giugno dieci dirigenti sindacali hanno indirizzato una lettera al quotidiano The Guardian, in cui si esortavano i loro iscritti a votare per rimanere nell'Unione europea al fine di difendere i diritti sul lavoro.



Due giorni prima , a Liverpool, durante un'assemblea del TUSC (Trade Unionist and Socialist Coalition (http://www.tusc.org.uk/), uno dei partecipanti ha detto: "quando sento i dirigenti sindacali dirci che dobbiamo restarenell'unione Europea per difendere i nostri diritti , mi sento di dire: e allora per cosa vi paghiamo?"


L'Unione Europea è diventata ormai un blocco politico ed economico che agisce negli interessi delle grandi imprese europee.


Sebbene sia vero che, durante l'era Thatcher , la Ue sia sembrata a tratti rappresentare una forma più leggera di capitalismo e che, attraverso questa, siano state realizzate alcune tutele legali per i lavoratori, ora l'era della cosiddetta "Europa Sociale" è decisamente finita.


La Ue si trova in prima linea nell'applicare su scala generale misure di austerità e nell'attaccare i diritti dei lavoratori.


I segretari generali ingenuamente chiedono all'UE di cambiare, invitano ad "allontanarsi da un percorso di austerità", come il Guardian ha riassunto. Ma come milioni di lavoratori greci impoveriti potrebbero invece dire: è troppo tardi per questo.


Mentre il dibattito referendario si sta svolgendo, i rappresentanti dell'UE sono rinchiusi nelle discussioni segrete con i rappresentanti degli Stati Uniti riguardo il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP). Quest'ultimo ha lo scopo di eliminare gli "ostacoli al commercio" tra questi blocchi enormi. Tali "barriere" includono la legislazione sulla salute e la sicurezza e la conservazione di ciò che rimane del settore pubblico. Il King's Fund ha recentemente dichiarato che il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) non può essere esentato dalle norme sugli appalti e di concorrenza dell'UE, il che significa che deve essere privatizzato.


L'appoggio dei leader sindacali all'Unione Europea, con motivazioni di presunta difesa dei lavoratori, viene ironicamente accolto dopo il Congresso ( TUC) poichè la maggior parte di questi dirigenti sindacali non è riuscito a muovere un dito per fermare il governo conservatore mentre strappava il diritto di sciopero di milioni di lavoratori britannici con il Trade Union Act.


La debolezza e l'indecisione sono la vera minaccia per i lavoratori britannici, non il ritiro della Gran Bretagna dal club commerciale dei padroni.


Traduzione a cura di Emilia Butturini e Mauro Gemma


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