Il dono di Macron a Trump evoca una battaglia di Francia, Usa e Gb contro i tedeschi

Emmanuel Macron è a Washington per godersi la visita di due giorni a Donald Trump. Appena atterrato negli Stati Uniti è iniziato lo show di simboli e riti volti a celebrare l’inesistente relazione speciale tra i due capi di Stato. Una cena a Mount Vernon, la casa di George Washington dove è possibile trovare le chiavi della Bastiglia appese nella corte d’ingresso, e l’impianto dell’albero portato in dono da Macron, una quercia sessile proveniente dal sito della battaglia di Bosco Belleau (prima guerra mondiale) direttamente nei giardini della Casa Bianca. In quella battaglia, Stati Uniti, Regno Unito e Francia combatterono contro i tedeschi perdendo 9.777 soldati ma ponendo fine ad una delle maggiori offensive della Germania durante la prima guerra mondiale. Considerando che fra pochi giorni quel prato sarà calpestato da Angela Merkel, va rilevato che il presidente francese continua a fare regali stranamente evocativi durante le sue visite diplomatiche.

Il tutto è stato condito da baci e abbracci tra presidenti e first lady, due repubbliche che si comportano come monarchie nonostante abbiano scritto la propria storia repubblicana partendo dal rifiuto violento della Monarchia. Al di là della scenografia e della narrazione a uso del pubblico globale, i due leader la vedono diversamente su molti temi fondamentali, in particolare sull’accordo per il nucleare iraniano dove la differenza di vedute appare completamente inconciliabile, con Trump che vuole mandare tutto a monte e Macron che vuole portarlo avanti (insieme ai contratti siglati dalle multinazionali francesi in Iran proprio grazie a questo accordo). Oltre a questo, ci sono altre divergenze: Macron vuole convincere Trump a cambiare idea sulla scelta di uscire dagli accordi di Parigi sul clima e su quella di smobilitare le truppe statunitensi dislocate in Siria. L’unica cosa che veramente accomuna Trump e Macron è il motto di fondo della visione politica di cui sono portatori: prima l’America, prima la Francia.

C’è invece qualche segnale sulla volontà americana di aiutare l’Unione europea a fare fronte alla carenza di alluminio causata dalle sanzioni americane alle aziende russe. Secondo il Financial Times, il Dipartimento del Tesoro statunitense ha dato indicazioni che potrebbe tagliare o rimuovere le sanzioni nei confronti della Rusal, il secondo produttore del mondo e fornitore indispensabile per i Paesi della Ue. La condizione imposta dal governo americano sarebbe l’allottamento dell’oligarca Oleg Deripaska, molto vicino al Cremlino, che dovrebbe vendere il suo 48% del pacchetto azionario della multinazionale. Deripaska possedeva la maggioranza assoluta del pacchetto, ma evidentemente a Washington una vendita parziale delle azioni non è bastata. Fondamentalmente, gli Stati Uniti vogliono che la Rusal non sia più controllata da Deripaska, presenza che per il Dipartimento del Tesoro equivale a un controllo diretto del Cremlino e quindi di Vladimir Putin.

Se questa visita di Stato avrà successo, quindi consentendo al baldanzoso presidente francese di portare a casa almeno un risultato su quattro, Emmanuel Macron potrà tornare in Francia vendendosi come un leader internazionale con più influenza di quanta non ne abbia realmente. In questo periodo, con l’America alle prese con una leadership contestata, la Germania chiusa su se stessa, il Regno Unito alle prese con la Brexit e la Ue impaurita e contorta nelle divisioni di sempre, Macron si è creato uno spazio per mostrare una Francia più assertiva che vuole mostrarsi al mondo come un Paese dotato di una postura internazionale, in grado di mediare e risolvere le controversie globali in virtù della sua saggezza storica. Non ci sta credendo nessuno, ma il messaggio vuole essere quello.

L’obiettivo della visita a Washington di Macron è costruire, o meglio, dare l’idea di aver costruito, una relazione personale con Trump. È l’unico leader di un paese dell’Unione europea ad averlo fatto, neanche Theresa May ha fatto (o non è riuscita a fare) questa scelta. I presupposti però non sono positivi. Se Macron non dovesse riuscire a persuadere Trump a rivedere le sue posizioni sul nucleare iraniano e se le sanzioni sull’alluminio diventassero effettive, le relazioni UE-USA diventeranno molto tese. Senza dei successi concreti, Macron rischia di subire un colpo alla sua reputazione. C’è anche la possibilità che Trump stia applicando la strategia del divide et impera: accarezzare Emmanuel Macron e schiaffeggiare Angela Merkel, ma questo lo capiremo meglio fra pochi giorni, il 27 aprile tocca alla Cancelliera fare visita all’inquilino della Casa Bianca, per lei non ci saranno gli stessi baci e abbracci.

Federico Bosco

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