L'Europa deve svegliarsi, condannare le sanzioni al Venezuela e prendere una posizione autonoma rispetto agli USA



di Alberto Fazolo

Dopo il fallimento dell'ennesimo tentativo di golpe in Venezuela, lo scontro tra il Governo del legittimo Presidente Nicolas Maduro e l'opposizione guidata (almeno per il momento) da Juan Guaidò ritorna sul piano politico. I negoziati svoltisi in Norvegia e alle Barbados hanno dato la speranza di avviare un processo negoziale efficace e una soluzione pacifica della crisi.


Ma gli USA sono alla disperata ricerca di petrolio per far fronte al fabbisogno interno e per poter riaffermare il proprio ruolo a livello globale. In questa ottica si inquadrano le bellicose azioni contro il Venezuela e l'Iran. Nel caso del Venezuela l'aggressione al momento non sembra prendere le sembianze dell'attacco militare o del golpe, per ora gli USA proseguono sulla via della guerra economica e del tentativo d'isolamento politico.


La già delicata situazione è ulteriormente aggravata dalle dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e del suo consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton riguardo al considerare "tutte le possibili opzioni". Il segretario di Stato americano Mike Pompeo, a sua volta, ha dichiarato apertamente la disponibilità della Casa Bianca a usare la forza militare contro il Venezuela: "L'azione militare è possibile. Se è necessario, gli Stati Uniti sono pronti. Il Presidente ha chiarito che sarebbe pronto a prendere la decisione [sull'uso della forza militare]".


Tali dichiarazioni di alti funzionari americani testimoniano l'incapacità di Washington di condurre un'efficace azione diplomatica. Si spera di poter risolvere con la forza militare uno scontro che in primis è politico. Ciò è velleitario (per la capacità di risposta del Venezuela) e non tiene in minima considerazione il diritto internazionale, le opinioni degli altri stati e le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali. Gli USA perseverano con una arrogante azione di aggressione verso i paesi che non vogliono sottomettersi alle prepotenze e alle prevaricazioni. Gli USA credono che i propri interessi nazionali siano un valore assoluto da porre al disopra di ogni cosa, anche della vita umana.


Quando ricorrono alla forza militare in spregio al diritto internazionale, da molti decenni gli USA solitamente coinvolgono altri stati per creare una responsabilità diffusa (una pratica meschina in base alla quale se la responsabilità è di molti, alla fine non è di nessuno) e soprattutto per dare la parvenza di un mandato internazionale. Quest'ultimo ovviamente non esiste quasi mai, infatti nelle più scabrose votazioni presso le Nazioni Unite gli USA spesso si trovano isolati e con il solo sostegno di Israele e di qualche piccolo stato che la maggioranza degli italiani non saprebbe neanche trovare sulla carta geografica.


Ciò è avvenuto anche con la crisi in Venezuela. Dopo il fallimento della grottesca serie di tentativi di golpe guidati da Guaidò, gli USA hanno provato a costruire una coalizione internazionale che conferisse un mandato per un intervento militare. Attraverso il Gruppo di Lima è stato fatto un tentativo, poi fallito per la riluttanza di alcuni stati latinoamericani che non volevano far scoppiare una guerra a ridosso dei propri confini. Da dopo il 1945 è evidente a tutti che le promesse che fanno gli USA ai propri alleati raramente vengono mantenute, quindi sono sempre di meno gli stati disposti a partecipare alle avventure militari americane.


Al momento la situazione in Venezuela è tutt'altro che stabile. Ciononostante, un avvio relativamente riuscito del processo politico fa sperare in una rapida soluzione del conflitto. Questo potrebbe realizzarsi attraverso un coinvolgimento attivo degli stati europei che dovrebbero essere interessati a risolvere la crisi e a mantenere un qualche equilibrio nella regione. Per non interferire con gli interessi statunitensi, da anni ormai gli stati europei hanno abdicato la propria politica estera in America Latina. Non c'è da farsi illusioni sulle istituzioni europee, neanche dopo l'attuale rinnovo, forse però si presenta un'ottima occasione per smarcarsi dalla quasi totale sudditanza agli USA. Oggi è di fondamentale importanza che l'Europa condanni le azioni sconsiderate degli Stati Uniti che hanno già portato alla destabilizzazione della regione. L'Europa deve svegliarsi e prendere una posizione unita e ferma sulla questione venezuelana, bisogna ad ogni costo scongiurare che la situazione precipiti. Un'aggressione al Venezuela aprirebbe scenari imprevedibili, di sicuro gli stati europei non avrebbero nulla da guadagnare da questo conflitto. Ancora una volta l'eventuale (ma improbabile) beneficio sarebbe solo per gli USA. Questo semplice ragionamento lo fanno anche i governi e le istituzioni europee: sanno che da una guerra avrebbero solo da perdere. Perciò ci sono i margini di un'efficace azione politica finalizzata a far prendere all'Europa una posizione autonoma rispetto agli USA.


A difesa del Venezuela rimane sempre anche un altro baluardo, la solidarietà. Si tratta di un'arma potentissima che va usata al meglio, tanto per condizionare le istituzioni (nazionali ed europee), quanto per galvanizzare i venezuelani che sanno di non esser soli nella lotta contro l'imperialismo americano.

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