Il renzismo dopo il renzismo



Di Paolo Desogus


Matteo Renzi si è rivelato essere esattamente quell'orribile politicante che avevamo previsto che fosse. Per carità, non ci voleva molto a capirlo. Persino uno come Michele Serra - che ora si definisce "gonzo" - ci poteva arrivare. Ma evidentemente ha prevalso, oltre alla scarsa intelligenza, anche una profonda falsa coscienza. Lo si vede nelle parole di resipiscenza impiegate nell'amaca dei giorni scorsi. Serra si lamenta del personaggio "Renzi", ma non dice una parola sulla sua politica, nulla sulla sua aberrante riforma costituzionale, sul Jobs act, sulla buona scuola con le annesse manganellate ai docenti che hanno protestato.


Questo ravvedimento è forse addirittura peggiore della sua stessa iniziale adesione al renzismo, perché in fondo Serra non rinnega l'adesione politica, ma solo quella personale con il rignanese. Le sue parole sono dunque il segno - l'ennesimo - della deriva culturale e politica della sinistra italiana cresciuta negli anni Ottanta: una sinistra cinica, egoistica, moralistica, provinciale. E quando dico provinciale non mi riferisco solo al rapporto esterofilo che intrattiene con ciò che accade fuori dal paese. Mi riferisco a quello che definirei "provincialismo di classe", e cioè l'idea che i ceti medi cognitivi, ai quali appartiene anche Serra, siano i portatori degli unici valori positivi nel mondo attuale, valori da imporre al resto del paese con il sussiego dei presunti colti e la sicumera dei detentori della morale pubblica.


Ecco che allora appare sempre più chiaro che il renzismo non è stato solo arroganza e politiche neoliberale: non è stato solo jobs act e buona scuola. Il renzismo si è manifestato anche attraverso il giornalismo di Michele Serra, che con una maldestra giravolta ora cerca di autoassolversi infliggendosi il minimo della pena (l'essere "gonzo"). Ma la verità è un'altra, con l'articolo dei giorni scorsi, Serra non sta facendo altro che tentare di sopravvivere al renzismo, cioè di sopravvivere a se stesso.


Serra meriterebbe la fine di molti lavoratori che hanno perso il posto o che sono stati umiliati dai voucher e dall'arroganza di Renzi. Vada da loro a dire che ora si è pentito, dica a loro "mi sono sbagliato" con le argomentazioni fasulle della sua amaca. Altro che "gonzo".

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