Paolo Maddalena: "Al neo-liberismo imperterrito del Nord Europa e di Elkann dobbiamo opporre la nostra Costituzione"


di Paolo Maddalena*

Mentre l’Italia, che ha osservato rigorosamente le prescrizioni restrittive contro la diffusione del corona virus, vede ancora scendere il numero dei contagi e dei decessi, gli altri paesi del mondo, che hanno seguito l’insulsa teoria dell’immunità di gregge, sono sull’orlo della catastrofe.


Infatti in Brasile, dove, tra l’altro, Bolsonaro distribuisce una medicina contro la malaria (idrossiclorochina), assolutamente inutile per combattere il corona virus, i numeri ufficiali diramati in assenza di una seria effettuazione dei tamponi, pongono i evidenza che l’effetto del corona virus vede 230 mila contagiati e un numero incalcolato di perone decedute, seppellite in fosse comuni.


Ne prendano coscienza i nostri populisti, secondo i quali la diffusione del virus farebbe bene.


Per quanto riguarda l’Europa, la convinzione neoliberista domina imperterrita in Austria, Olanda, Svezia e Danimarca e il capo del governo austriaco Kurtz afferma spudoratamente che se l’Italia è sempre ultima in campo economico ci sarà pure una ragione a carico degli italiani.


La ragione invece è nel comportamento degli Stati del nord Europa che ospitano paesi che sono paradisi fiscali e compiono azione di damping ai danni dei Paesi del sud Europa, violando in pieno il principio della concorrenza sancita dei trattati. E sono anche imputabili alla Germania, che non ha mai pagato i danni di guerra, che ha fatto pagare agli altri paesi membri i costi della riunificazione, che ha violato impunemente per 5 anni consecutivi e per somme molto alte, i limiti di Maastricht, e non ha mai. denunciato il suo surplus commerciale.


Mentre l’Italia, fidandosi dell’Europa, ha liberalizzato i commerci, ha privatizzato il suo patrimonio pubblico, non ha impedito le delocalizzazioni con l’esercizio del golden power, ha consentito l’acquisto delle proprie fonti di produzione di ricchezza da parte dei Paesi più ricchi del nord Europa.


Sono queste le ragioni. E se le si analizzano per bene, quello che emerge è la politica aggressiva e sprezzante proprio dell’Olanda, dell’Austria e degli altri Paesi del nord Europa e, questo bisogna riconoscerlo, la debolezza dei nostri governi nei loro confronti.


A questo punto la risposta dell’Italia deve essere chiara e senza possibilità di equivoci: l’Italia deve ribellarsi a questo stato di subordinazione ai paesi europei, facendo valere, come fa la Germania, la prevalenza della propria Costituzione sui Trattati europei.


Analoga deve essere la risposta da dare alla Fiat, la quale, chiede spudoratamente la garanzia dello Stato italiano per il prestito accordatogli da Intesa San Paolo per 6,3 miliardi, dopo aver costruito la sua fabbrica di automobili con l’ingegno italiano e con il lavoro di operai italiani, nonché con i lauti e costanti apporti di nostri contributi statali, si è fusa poi con la Chrysler, costituendo la Fca e delocalizzado la sede legale in Olanda e quella fiscale in Inghilterra.


Essa ha dimostrando così di non poter essere credibile quando promette di mantenere in Italia le fabbriche ivi esistenti e di mantenere inalterati i posti di lavoro.


Sappia Jhon Elkann che quello che chiede è contro la Costituzione italiana. E la Fiat, avendo delocalizzato e licenziato i suoi operai ha contravvenuto all’articolo 42, comma 2, della Costituzione, il quale subordina la tutela del diritto di proprietà al perseguimento della funzione sociale del bene di cui si tratta (funzione sociale clamorosamente violata dalla delocalizzazione e dai licenziamenti), per cui egli, a termine di Costituzione, non ha più nessun diritto su quelle poche imprese lasciate in Italia, che sono diventate, in virtù della Costituzione stessa, imprese appartenenti al patrimonio pubblico italiano.


Ricordiamo inoltre al governo che la concessione di una garanzia statale a un’impresa straniera, che ha ampiamente dimostrato con fatti indiscutibili, come già detto, di non essere attendibile quanto alle sue promesse, viola apertamente l’articolo 41 della Costituzione, secondo il quale: “l’iniziativa economica è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, o in modo da recare danno alla sicurezza (specie quella dei lavoratori), alla libertà e alla dignità umana”.


Le citate norme degli articoli della Costituzione sono norme precettive e imperative e la loro violazione produce la nullità degli atti posti in essere, rendendo applicabile l’articolo 1418 del Codice civile, secondo il quale la violazione di norme imperative produce la nullità delle relative negoziazioni. Nullità che può esser fatta valere senza limiti di tempo.


Se il governo cedesse su questo punto, l’iniziativa giudiziaria potrebbe essere promossa, in virtù del diritto fondamentale di partecipazione, di cui all’articolo 3 , comma 2, Cost, nonché dell’articolo 118, ultimo comma, dai lavoratori, i quali non possono certo fidarsi delle promesse della FCA sul mantenimento nel tempo dei loro posti di lavoro e hanno il diritto di far dichiarare dal giudice che le imprese ex Fiat rimaste in italia, per Costituzione, debbono intendersi gratuitamente nazionalizzate, tenendo presente che l’articolo 43 della Costituzione prevede che le industrie strategiche possono anche appartenere a comunità di lavoratori e di utenti.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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