Non è prima al mondo per mortalità da Covid! Perché questo accanimento mediatico contro la Svezia?



di Stefano Magni - lanuovaBq

Il modello svedese di lotta al coronavirus, senza lockdown, è per caso fallito? A giudicare dai titoli dei quotidiani italiani, parrebbe proprio di sì: “Svezia prima in Europa per tasso di mortalità da Covid-19, nell’ultima settimana” (Corriere della Sera), “Coronavirus, la Svezia senza lockdown ora ha il più alto tasso di mortalità al mondo” (Il Fatto Quotidiano), “Svezia pecora nera. Tasso mortalità Covid più alto del mondo, Finlandia in allarme chiuderà il confine” (Huffington Post), “Coronavirus: la Svezia paga il conto, prima al mondo per tasso di mortalità” (Il Tempo). Il messaggio è chiaro: avete rifiutato di chiudere tutto, come abbiamo fatto noi italiani? E adesso subite il peggior massacro dei vostri cittadini.

C’è un po’ di retrogusto sadico e rivendicativo in questi commenti. Ma c’è un problema fondamentale: che non sono veri.

Non che siano notizie propriamente false, perché si basano almeno su un dato reale, ma si tratta di analisi talmente forzate da non risultare attendibili.

C’è un unico parametro secondo cui la Svezia viene considerata come “prima per tasso di mortalità”: il numero di morti medio quotidiano dell’ultima settimana. È un dato particolarmente significativo? No, tanto è vero che è la prima volta che viene usato per stilare una macabra classifica dei decessi nei Paesi colpiti dall’epidemia. I siti più consultati, come Worldometer, non l’hanno neppure mai usato. Proprio guardando a Worldometer, dove una chiarissima tabella interattiva permette di fare ogni tipo di comparazione fra Paesi, noi leggiamo che la Svezia è, in termini assoluti (numero di morti) la 15ma al mondo con 3.871 morti (la prima nazione sono gli Usa, con 96.044 vittime). Siccome i numeri assoluti significano poco, allora si guarda ai numeri relativi: il numero di morti per milione di abitanti. Anche in questo caso, la Svezia non è prima, ma ottava (384 morti per milione di abitanti), superata da Francia, Regno Unito, Italia, Spagna, Andorra, Belgio e San Marino. Quindi la Svezia non ha il tasso di mortalità maggiore del mondo, né conta il maggior numero di morti.

Dobbiamo scavare ancor più a fondo, per trovare quel dato che è servito a fare tutti quei titoli di giornale: il numero medio di morti per milioni di abitanti al giorno. E solo quello di questa settimana. Per trovarlo occorre andare su un altro sito molto consultato, Our World in Data, che è la fonte di questa notizia. In questo caso, vediamo che, nell’ultima settimana, la Svezia registra il più alto numero di morti: in media sono 8,71 al giorno. Nelle altre settimane, quasi tutti gli altri Paesi europei più colpiti (Francia, Regno Unito, Italia, Spagna, Belgio) superavano la Svezia anche in questo parametro specifico.

È significativo che la Svezia, nell’ultima settimana, sia il Paese con il più alto tasso di mortalità quotidiana? Lo sarebbe realmente, se segnasse una tendenza. Sarebbe importante, per esempio, se la Svezia registrasse un aumento costante di questo parametro. Ma non è così. Come si può constatare dalla stessa fonte, Our World in Data, la tendenza è più chiara nel numero settimanale di morti. I dati quotidiani, giorno per giorno, sono falsati dal tempo che le autorità impiegano per riportarli, quindi può capitare il giorno in cui vengono riportati, ad esempio, 10 casi di morte nell’arco di una settimana. Quindi il numero di morti per settimana, come afferma Our World in Data, “permette di avere un’idea un po’ più chiara di dove la pandemia stia accelerando, rallentando o si stia di fatto riducendo”. Ebbene, la Svezia registra, in media, 371 morti a settimana, contro i 1058 del Regno Unito, i 1224 dell’Italia, i 2518 del Regno Unito, i 9306 degli Usa (dati del 21 maggio 2020). Espresso in percentuale, la variazione settimanale di mortalità da coronavirus in Svezia è del -28,5% (tendenza in netto calo), contro il -19% del Regno Unito, il -16,4% della Francia, il -13,9% dell'Italia (un calo decisamente più lento). Quindi in Svezia le cose vanno meglio, non peggio, la curva delle vittime decresce più rapidamente che altrove.

L’affermazione “La Svezia ha il tasso di mortalità più alto del mondo”, dunque su un dato estremamente parziale che non fotografa né un quadro generale, né una tendenza. E fra l’altro non sappiamo neppure chi siano questi morti, né le circostanze in cui hanno contratto il coronavirus. Visto che ad essere contestato è il rifiuto del lockdown, i morti di questa settimana sono stati contagiati sul posto di lavoro, sui mezzi pubblici, mentre prendevano l’aperitivo o mentre facevano sport (tutte attività che sarebbero vietate in un regime di lockdown)? No, la stragrande maggioranza dei morti di coronavirus in Svezia è nelle case di cura per anziani: da soli costituiscono la metà dei casi totali. Lo stesso avviene in Italia (sotto lockdown), dove il 44% dei contagi è nelle case di riposo e nello Stato di New York (dove sono il secondo luogo di contagio, dopo… le case private). Dunque il problema della mortalità svedese non è neppure da rintracciare nell’assenza di lockdown, ma nella scarsa protezione delle case di riposo. Ed è un problema mondiale, non solo svedese, lombardo, newyorkese.

Perché, allora, questo accanimento di tutta la stampa contro un Paese che finora è stato ammirato e ha un governo socialdemocratico solitamente ammirato dal mainstream mediatico. Molto probabilmente perché è un “controfattuale” utile per capire se il lockdown è un sacrificio che vale la pena di affrontare.



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