I Paesi Bassi rimpatriano segretamente 122 tonnellate d’oro


Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

La banca centrale olandese aveva annunciato il rimpatrio di parte delle sue riserve auree dagli Stati Uniti, divenendo l’ultima banca centrale europea ad esprimere pubblicamente preoccupazione sulla sicurezza dell’oro a seguito della crisi del debito della zona euro, scrive su Global Research Mark O'Byrne.

Mentre il dibattito se la Svizzera debba mantenere la maggior parte delle sue riserve d’oro su suolo svizzero è al culmine, il referendum si svolgerà domenica, gli olandesi annunciano di aver appena segretamente rimpatriato ad Amsterdam 122 tonnellate di riserve auree da New York. L’oro, del valore di 5 miliardi di dollari oggi, rappresenta il 20% delle riserve dei Paesi Bassi. Ora il 31% delle riserve è ad Amsterdam. Un altro 31% sarebbe a New York, mentre il resto tra Ottawa e Londra, gli stessi luoghi in cui la maggior parte dell’oro svizzero sarebbe conservato.

La tendenza al rimpatrio dell’oro iniziò con Hugo Chavez che riportò a Caracas l’oro venezuelano, nel 2011. Fu seguito da altre grandi nazioni e banche centrali, in particolare la Germania. Il rimpatrio è indotto dal sospetto che la Federal Reserve e altre banche centrali abbiano prestato o venduto l’oro che detenevano ad altri Paesi e che sia stato utilizzato per comprimere il prezzo dell’oro negli ultimi anni. Stranamente, le riserve auree della Federal Reserve non sono verificate da oltre 50 anni. L’ultimo controllo e l’ultima visita pubblica avvenne nel 1953, poco dopo che il presidente Dwight Eisenhower assunse l’incarico. Nessun esperto fu autorizzato a presenziare a tale verifica e la squadra vi rilevò solo il 5% dell’oro. Quindi, non c’è stata una verifica completa di Fort Knox in oltre 60 anni.
Le richieste di rimpatrio dell’oro sono aumentate dal crollo di Lehman e con la crisi finanziaria globale, causate dalle preoccupazioni che se gli Stati Uniti e il mondo subiscono un crollo sistemico o la crisi del dollaro, le nazioni avrebbero difficoltà a proteggere le proprie riserve auree. La preoccupazione è che una FED disperata possa nazionalizzare le riserve auree internazionali, per evitare il crollo del dollaro o ricostruirne la fiducia dopo una crisi valutaria.

E’ interessante notare che, mentre alcuni economisti occidentali come Paul Krugman continuano a denigrare l’oro, le banche centrali occidentali non sembrano vederlo come una “reliquia della barbarie”. Né le controparti orientali e cinesi, che tranquillamente riducono le loro riserve in dollari, euro e sterlina aumentando quelle auree, negli ultimi anni.

La banca centrale olandese s’è spinta ad affermare che l’azione era volta a creare fiducia sulla capacità della banca centrale nel gestire le crisi. La prospettiva di ulteriori spedizioni dagli Stati Uniti rimane aperta, mantenendo il segreto sui dettagli logistici. Vi sono domande su come gli olandesi hanno potuto rimpatriare un tale volume di oro quando la richiesta della Germania è stata tralasciata. Forse l’approccio discreto degli olandesi ha consentito alla Federal Reserve di agire, permettendosi di raccogliere il metallo sul mercato. Analisti scettici hanno suggerito che la diminuzione delle riserve auree potrebbe rivelarsi utile per la Federal Reserve di New York. Vi sono anche domande sul fato delle riserve auree ucraine dopo che l’oro è scomparso dalla banca centrale ucraina subito dopo il colpo di Stato sponsorizzato dagli Stati Uniti che ha imposto un nuovo governo.
Gli olandesi vedono l’oro favorevolmente quale importante patrimonio monetario e hanno anche hanno dimostrato la loro convinzione che possedere oro sicuro sia della massima importanza. Anche se la Banca centrale tedesca ha dichiarato fiducia nella custodia statunitense delle riserve auree, nonostante gli sia stato negato l’accesso più volte a New York, la campagna per il rimpatrio dell’oro della Germania rimane viva.

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