di Paola di Lullo
È arrivato alle 4,30 circa il tweet della Freedom Flotilla Coalition :
"Freedom Flotilla @GazaFFlotilla
IDF says has intercepted and captured Marianne. #FreedomFlotilla".
La notizia si stava rincorrendo da ore, da quando cioè, alle 22,57 si erano persi tutti i contatti con la Marianne de Goteborg, la barca di testa della coalizione.
Nonostante le continue minacce di Israele, gli attivisti non erano disposti ad arrendersi ed avevano tutti partecipato ad un corso di addestramento alla resistenza non violenta, in caso di abbordaggio armato.
A 100 metri dalle coste di Gaza, la Marianne, seguita da diverse ore da navi non identificate, e successivamente identificatesi come navi militari israeliane, è stata intercettata, abbordata, perquisita da corpi speciali dell'unità Shayetet 13 e dirottata presso il porto di Ashdod dove, secondo fonti militari, la nave dovrebbe attraccare entro le prossime 12-24 ore, a seconda della condizioni meteo-marine.
Dopo l'arrivo a Ashdod, gli attivisti saranno interrogati prima di essere accompagnati all'aeroporto di Ben-Gurion e rimpatriati.
La Freedom Flotilla Coalition ha riportatato che gli altri tre velieri, Vittorio, Rachel e Juliano 2, stanno tornando nei porti greci, secondo quanto precedentemente concordato.
Continuando la linea delle crescenti provocazioni e minacce che avevano preceduto l'abbordaggio, secondo il piano originale dell'esercito, i soldati israeliani hanno consegnato agli attivisti a bordo della Marianne una lettera della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la quale li si accoglie in Israele, chiedendo loro perché siano salpati verso Gaza e non la Siria. "Forse pensavate di navigare altrove nelle vicinanze, in Siria, dove il regime di Assad sta massacrando il suo popolo ogni giorno, con il sostegno del regime iraniano assassino".
Si conclude dunque il viaggio della Freedom Flotilla III, con il NO di Israele al sollevamento dell'embargo, blocco illegale e disumano che dura da troppo tempo, e che Israele, coadiuvato dall’Egitto, impone a danno della popolazione civile Palestinese su Gaza, con l'ennesima violazione del diritto internazionale, con l'ennesimo schiaffo dato ai Palestinesi.
Due tipologie di diritti, entrambe acquisite dalla giurisprudenza contemporanea, le istituzioni internazionali sono chiamate a tutelare:
1) il diritto di un milione e ottocentomila persone che abitano nella Striscia di Gaza di tornare ad appartenere al genere umano avente libertà e autodeterminazione;
2) il diritto di tutti i cittadini liberi di navigare in acque internazionali, nel rispetto della legalità internazionale, ed arrivare sani e salvi a Gaza, il porto della Palestina.
Qualche giorno fa, un attivista a bordo di una delle navi aveva affermato che una delle navi della flottiglia che si stava dirigendo verso la Striscia di Gaza era stata sabotata a sud di Creta.
L'attivista svedese di origine israeliana Dror Feiler aveva dichiarato alla radio al-Shams con sede a Nazareth che la nave era stata sabotata da professionisti, e sarebbe affondata se si fosse trovata a navigare in mare.
"Qualcuno è andato sotto la nave durante la notte ed ha sabotato le eliche, proprio come hanno sabotato la stessa nave nel 2011", aveva detto Fieler riferendosi a danni simili causati ad una nave che partecipava ad una flottiglia nel 2011.
Feiler, che ha rinunciato alla sua cittadinanza israeliana dopo essersi trasferito in Svezia, è salito a bordo del peschereccio Marianne di Gothenburg in Svezia, con 18 altri attivisti sei settimane fa. L'equipaggio ha evitato di fermarsi in ogni porto europeo per non rischiare di essere bloccato delle autorità locali.
Nonostante il sabotaggio, il resto del convoglio della flottiglia si sposterà come previsto con l'arrivo delle navi attese a Gaza, in successione, entro tre giorni, aveva affermato Feiler.
La flottiglia è la terza del suo genere che tenta di accedere alla Striscia di Gaza via mare dal 2010, con l'obiettivo rompere il blocco di quasi nove anni di Israele che sta causando quella che viene definita dalle organizzazioni per i diritti come una crisi umanitaria per 1,8 milioni di abitanti della Striscia.
Nel maggio 2010, le forze israeliane hanno organizzato un raid contro una flottiglia di sei navi che si è concluso nel sangue, causando la morte di 10 attivisti per i diritti turchi e scatenando una crisi con Ankara.
La partecipazione alla flottiglia di quest'anno di un membro Palestinese della Knesset, Bassel Ghattas, ha scatenato una protesta tra i membri di destra della Knesset, il parlamento israeliano, che ha chiesto che Ghattas sia spogliato dell' immunità per l'adesione.
Una proposta simile era formulata per Hanin Zoabi, membro Palestinese della Knesset, membro di una delle imbarcazioni della flottiglia del 2010, quando il ministro israeliano Miri Regev aveva accusato la Zoabi di "essersi unita ai terroristi ."
I leader israeliani affermano che unire gli sforzi per rompere il blocco militare israeliano su Gaza lavora direttamente contro la sicurezza di Israele.
"È la cosa più grave possibile che un parlamentare israeliano si sia unito alla flottiglia il cui scopo è quello di aiutare l'organizzazione terroristica di Hamas", ha detto il Ministro Israeliano dell'Immigrazione Zeev Elkin del partito di destra Likud, all'inizio di questa settimana.
Ghattas sarà affiancato dall'ex presidente tunisino, da parlamentari europei ed attivisti in quella che la Freedom Flotilla Coalition ha descritto come "una soluzione pacifica, azione nonviolenta per rompere il blocco illegale e disumano della Striscia di Gaza."
Ad ostacolare la partenza per Gaza alla “Marianne” e alle altre imbarcazioni della Freedom Flotilla, anche Ban Ki Moon, schierato contro la missione volta a rompere il blocco navale di Gaza attuato da Israele. Secondo il Segretario generale dell’Onu questa nuova missione della flottiglia per Gaza non servirà ad “alleviare le condizioni disastrose” nella enclave palestinese.
“Il segretario generale Ban Ki-moon continua a credere che la flottiglia non aiuterà ad affrontare la terribile situazione a Gaza e ribadisce i suoi appelli al governo (Netanyahu) affinchè ordini di revocare tutte le chiusure, con la dovuta considerazione delle legittime preoccupazioni di sicurezza di Israele”, ha comunicato il sottosegretario generale Jeffrey Feltman durante un briefing al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Feltman ha aggiunto che Ban sta “seguendo da vicino i report dei media” sulla flottiglia.
La dichiarazione di Ban giunge alcuni giorni dopo che l’ambasciatore israeliano all’Onu, Ron Prosor, aveva invitato il capo dell’Onu a condannare la “Freedom Flotilla” e aveva informato indirettamente dei preparativi della Marina israeliana per bloccare le tre imbarcazioni dirette a Gaza.
“La comunità internazionale deve inviare un messaggio chiaro agli organizzatori e ai partecipanti di queste provocazioni.
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