Perché le nuove sanzioni Usa alla Russia sono un regalo al terrorismo. (E la Germania questa volta non ci sta)


PICCOLE NOTE



«”Non accetteremo un’applicazione extraterritoriale delle sanzioni americane contro le imprese europee”. Lo ha detto il ministro degli esteri tedesco, Sigmar Gabriel, in risposta alle sanzioni contro la Russia approvate dal senato Usa».

«Secondo Gabriel, riporta il settimanale Der Spiegel, “la politica delle sanzioni non è uno strumento né adatto né conveniente per la promozione degli interessi nazionali nell’export e nel comparto energetico”».

La netta presa di posizione del ministro degli Esteri della Germania è stata ripresa da Swissinfo, mentre poco spazio ha trovato sui media italiani. Eppure a parlare è stato il ministro degli esteri tedesco. Che denuncia quanto abbiamo scritto in altra nota, ovvero che le sanzioni anti-russe colpiscono di fatto l’Europa (vedi Piccolenote).

Esse servono infatti ad affossare il Nord Stream 2 e a favorire l’esportazione di idrocarburi americani che dovrebbero rimpiazzare quelli russi. Come appunto denuncia puntualmente Sigmar Gabriel.

Significativo che quando la Germania ha attaccato Trump sul clima, al recente G20, tutti i media italiani hanno osannato il coraggio teutonico, baluardo contro la prepotenza americana che con i suoi distinguo puntava ad affondare appunto l’accordo sul clima.

In questi giorni in cui la Germania si trova a fare da vero contraltare a tale prepotenza (non ha parlato solo il ministro degli Esteri), su un tema ben più importante che non un trattato sul clima, la cosa è passata quasi inosservata.

Ciò è dovuto forse al fatto che nell’occasione il bersaglio della reazione tedesca non è il solo Trump, presidente sgradito ai tanti orfani della Clinton, ma gli ambiti neocon che gli muovono guerra e che gli hanno imposto una politica conflittuale con Mosca.

Il bello, il brutto anzi, è che la controversia attuale è ben più importante, dal momento che riguarda non solo il futuro economico dell’Unione europea, cui viene tolta la possibilità di vendere e comprare con Mosca, ma anche la sua indipendenza, ché la dipendenza energetica dagli Stati Uniti non solo è anti-economica, ma toglierà all’Europa gli ultimi residui di libertà, rendendola del tutto dipendente da Washington. Una banale colonia dell’Impero.

La Germania non è sola in questa battaglia, dal momento che anche la Francia ha denunciato la non rispondenza al diritto internazionale delle sanzioni varate da Washington, dal momento che hanno portata extra-territoriale.

In pratica gli Stati Uniti si sono arrogati il diritto di punire imprese straniere nonostante esse operino in conformità con le leggi vigenti nella propria nazione.

Resta che la nazione più danneggiata da questa decisione del Congresso americano è la Germania, dal momento che contava proprio sul Nord Stream 2 per poter supportare al meglio il proprio sviluppo. Da qui la dura presa di posizione tedesca.

Difficile dire se e come questa controversia andrà a svilupparsi, anche se è possibile un qualche aggiustamento. Di certo non giova a Berlino il rinnovarsi della sfida terroristica: ieri un morto ammazzato ad Amburgo ad opera di un agente dell’Isis.

Una sfida che indica che il terrorismo non termina con la fine del Califfato in Iraq e Siria, ormai prossima, e che rende l’Occidente più vulnerabile e quindi ne necessità l’unità.

Tale sfida, insomma, impone di non rompere il filo del dialogo con Washington in funzione di un coordinamento anti-terrorismo. Necessità che va quindi a intersecarsi in maniera variabile con quella di un chiarimento e di un compromesso riguardo le sanzioni contro la Russia.



Certo, ci sarebbe da registrare il fatto che Mosca è la nazione che più ha contrastato il Terrore, ché senza il suo intervento in terra siriana l’Isis avrebbe facilmente costituito il suo Califfatonella regione a cavallo tra Siria e Iraq.

E che da questo punto di vista le sanzioni contro Mosca sono un regalo al terrorismo internazionale. Ma questo è argomento che ai neocon non interessa, dal momento che considerano la Russia più pericolosa dell’Isis

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