Il "cuore nero dell'Europa" è l'Ucraina (ma Repubblica non riesce proprio a scriverlo)


Piccole Note


«Il cuore nero dell’Ungheria» è il titolo “originale” di un reportage che oggi campeggia sulla Stampa. E che riecheggia un altro reportage, stavolta della Repubblica, di alcuni giorni fa, dal titolo «Il cuore nero dell’Europa», un reportage, quest’ultimo, dalla Repubblica Ceca.

Evidentemente è un tema di attualità, e l’inquietante incursione di un gruppo di naziskin in un centro di aiuto ai migranti a Como lo confermerebbe. Così non ci sarebbe che da rallegrarsi per una stampa che lancia l’allarme sulle derive revansciste che stanno riemergendo in Europa.

Un revanscismo che, va detto, nasce in opposizione alla liberalismo selvaggio, che ha ormai trionfato sui suoi nemici. Un’egemonia ormai consolidata, dopo aver vinto in via provvisoriamente definitiva la battaglia contro le grandi forze popolari che per anni ne hanno contrastato la spinta eversiva, quelle di ispirazione socialista e di ispirazione cristiana.

Considerazioni che vanno tenute presenti, perché è proprio l’egemonia di tali forze iper-liberiste e iper-eversive a creare il mostro del revanscismo, cosa che i due giornali non possono dire, ché alla vittoria della Finanza sulla democrazia sono ormai per lo più consegnati.

Tale egemonia crea mostri non solo a livello alto, dove l’incontrastato potere della Finanza si sostanzia nella destrutturazione delle istituzioni democratiche (vedi Piccolenote), al tempo costruite da quelle forze popolari proprio per arginare l’emergere di poteri insindacabili.

Ma anche a livello basso, dove tale destrutturazione, che ha lasciato macerie, ovvero partiti sempre più impotenti rispetto alla Forza della Finanza se non consegnati alla stessa, lascia il campo libero a pulsioni oppositive che possono prendere derive oscure, stante che non trovano né cercano, ritenendola del tutto inutile, agibilità politica.

Mostri, questi ultimi, che le residue formazioni oppositive al Sistema non possono né riescono a includere, stante che non possono interloquire con ambiti che partecipano della stessa natura anti-democratica della Finanza.

E stante la propaganda ad opera delle élite finanziarie, ormai quasi senza freni sui media mainstream, tesa a confondere tutte le opposizioni a sé come eversive: sia quelle abitate da pulsioni anti-democratiche sia quelle che, all’opposto, contestano le spinte anti-democratiche delle élite stesse nel tentativo di difendere l’ultima ridotta della democrazia.

Da questo punto di vista, certe forze eversive, al solito, fanno solo il gioco del Sistema, che appunto le crea e le usa alla bisogna.

Ma al di là di un discorso più generalizzato, che pure resta ed è cruciale per il futuro dell’Unione Europea (dove il termine “Unione” riecheggia sempre più un’altra Unione, quella sovietica), val la pena sottolineare una particolarità di questo allarme sincrono dei media mainstream riguardo il “pericolo nero”.

Tale particolarità riguarda uno dei Paesi dove in questi anni il pericolo nero è davvero dilagato, divenendo asse portante e condizionante dello Stato, ovvero l’Ucraina.

I movimenti neo-nazisti, decisivi per il vittorioso esito della rivoluzione di piazza Maidan (o colpo di Stato che dir si voglia), non hanno suscitato analogo interesse. Infatti, né durante né dopo la cosiddetta rivoluzione si sono registrati reportage di sorta.

Certo, a volte scappavano cenni, perfino qualche articolo, ma il neo-nazismo ucraino nei media mainstream è sempre stato trattato come argomento di risulta.

Una nota a piè di pagina di un libro che narrava le eroiche gesta delle forze della libertà in lotta contro un regime oppressivo e le ancor più eroiche gesta del nuovo governo libero in lotta contro l’arroganza dell’invasore russo.

No, il cuore nero dell’Ucraina, quello sì decisivo, non solo per le sorti di un Paese, ma anche per gli equilibri geo-politici globali, stante che l’esito della rivoluzione ucraina è stato l’allontanamento della Russia dall’Europa, non è stato mai raccontato.

Non ha guadagnato pagine su pagine. Anzi, chi provava ad accennarvi era accusato dagli stessi media di collusione con il Nemico (la Russia). Un tacere quindi che era ed è funzionale a interessi ben specifici, ovvero la necessità di guadagnare Kiev all’Occidente e soprattutto relegare Mosca lontana dall’Europa.

L’ipocrisia di allora giudica l’ipocrisia di ora, come Il tacer di allora l’attuale allarme. Infatti l’allarme sul “cuore nero dell’Europa” non può che essere letto ora come allora come funzionale al vero “cuore nero dell’Europa”, quello delle élite finanziarie (vedi video).

Quelle che oggi tentano di usare all’allarme neo-fascista per compattare a sé il Sistema e creare difficoltà alle residue forze oppositive, relegate nella narrazione giornalistica nella casella dei cattivi grazie all’identificazione delle stesse come forze populiste e sovraniste, in sostanza eversive del Sistema stesso e, per questo (tale l’accusa tacita e sottesa) contigue e funzionali al fascismo di ritorno.

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