Capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano: è pericoloso porre fine al finanziamento ai palestinesi



Piccole Note

Il generale Gadi Eisenkot, Capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano, ha avvertito che il taglio dei finanziamenti ai palestinesi deciso da Trump rischia di scatenare nuovi conflitti tra palestinesi e israeliani.


L’annuncio di Trump sulla revoca dei fondi era arrivato a fine agosto e sta provocando gravi criticità all’Unrwa, l’Agenzia Onu che gestisce questi soldi per finanziare scuole e altri servizi essenziali in Palestina.


Due i motivi addotti da Trump: il fatto che il contributo Usa sia partecipato in maniera insufficiente da altri donatori e che tali fondi sono impiegati in modo “fallimentare” dall’Unrwa, con un’espansione “senza fine dei beneficiari”.


Insomma, i palestinesi hanno troppi poveri, per cui i nostri soldi non servono… motivo bizzarro per dei fondi destinati proprio ad alleviare la miseria di questo popolo.


La decisione pare sia frutto di un suggerimento del marito di Ivanka, Jared Kushner, al quale, dati i suoi rapporti intimi con Natanyahu, Trump ha conferito incarichi più o meno informali sulle questioni mediorientali.


Kushner, al quale si attribuisce anche l’ispirazione di dichiarare Gerusalemme capitale dello Stato israeliano (decisione criticata da tanti ambiti ebraici), si conferma il genero più funesto del mondo…


Ad avvertire che la decisione è pericolosa è stato appunto il Capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano – che ha un po’ più di dimestichezza di Jared su certe questioni -, il quale ha espresso le sue preoccupazioni non in un’intervista, ma nella sede più autorevole alla quale potesse rivolgersi, ovvero il Consiglio di sicurezza israeliano.


La decisione USA di soffocare l’Autorità Palestinese (AP) tagliandone i i fondi “è controproducente per Israele e potrebbe infiammare le criticità nell’area”, ha dichiarato il generale, come riportato, in sintesi, da Itamar Eichner su Yedioth Ahronoth.


Una criticità che, secondo Eisenkot, è ancor più rischiosa perché si somma ad altre: anzitutto la spinta di Washington per costringere il leader della Palestina Ma?mud Abbas in un angolo, cosa che non aiuta il dialogo con Tel Aviv, oggi ai minimi termini.


Inoltre il fallimento dell’accordo tra Fatah e Hamas, che avrebbe potuto evitare ad Hamas di irrigidire le sue posizioni nei confronti di Israele, sviluppo che sta dando vita a un conflitto a bassa intensità presso il confine di Gaza – governata da Hamas -, con diuturne vittime palestinesi (di recente Haarezt ha pubblicato il filmato di un ragazzo ucciso mentre protestava con le mani alzate, cliccare qui per il video).


Tale conflitto continua, nonostante i tentativi esperiti da una parte e dall’altra della barricata, in deroga agli opposti estremismi, per raggiungere una tregua duratura.


Per fortuna, proprio in questi giorni è giunta la dichiarazione di Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, il quale ha affermato che, nonostante gli ostacoli e il forte contrasto, stanno proseguendo le trattative, mediate dall’Egitto, per una riconciliazione con Fatah e per conseguire una tregua con Israele. Uno spiraglio.

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