Secondo il generale Gantz, Israele non deve più controllare un altro popolo



Piccole Note

Israele non deve più controllare un altro popolo, così il generale Benny Gantz in un’intervista che ha suscitato accese controversie in Israele, dato il riferimento ai palestinesi.


Gantz e i palestinesi


“Dobbiamo chiederci qual è il nostro interesse” ha affermato Gantz. “Noi – come ha detto anche Bibi [Netanyahu] nel suo discorso di Bar Ilan del 2009 – non vogliamo dominare su nessun altro. Dobbiamo trovare un percorso che ci permetta di non imporre il nostro controllo su altri”.


Ancora più dirompente l’elogio di Gantz al disimpegno di Gaza realizzato da Sharon, che consegnò la Striscia ai palestinesi.


Cenno che va esplicitamente nella direzione di un ridimensionamento degli insediamenti israeliani in Cisgiordania.


Feroci le critiche della destra e dell’ultra-destra, guidate rispettivamente da Netanyahu e Naftali Bennet, che da tempo attirano simpatie e voti dei coloni.


A difendere Gantz un altro ex generale, Moshe Yalon, anche lui in campagna elettorale in accordo col suo compagno d’armi, il quale ha ricordato che il disimpegno da Gaza fu votato per ben tre volte da Netanyahu…


Le parole di Gantz hanno trovato cauto apprezzamento in ambito palestinese,



Le primarie del Likud


Delle difficoltà di Netanyahu, nervoso nonostante guidi i sondaggi, abbiamo scritto in altra nota.


C’è da aggiungere che il premier ha avuto una sgradita sorpresa: le primarie del Likud hanno visto i suoi uomini cedere il passo ai suoi avversari interni, in particolare l’ex ministro degli interni Gideon Sa’ar, avversato apertamente dal premier.


Sconfitta bruciante, dato che Netanyahu da tempo è padre-padrone del partito. Peraltro potrebbe prefigurare una scissione o un redde rationem post elettorale.


Le tacite aperture che Gantz al Likud, peraltro, vanno in direzione di una possibile alleanza con tale partito, ma senza Netanyahu.


I raid sulla Siria


Anche sul piano della politica estera, che Bibi ha sempre saputo gestire egregiamente a fini interni, il premier sembra aver perso il tocco magico.


Aveva puntato molto sull’approccio muscolare contro l’Iran in Siria, ritenendo potesse ricavarne utili elettorali.


Ma dopo aver lanciato due raid contro il Paese confinante si è fermato, o meglio è stato costretto a fermarsi da qualche avvertimento interno o esterno.


Forse a dissuadere Netanyahu è stata l’attivazione degli S-300 inviati in Siria da Mosca, rimasti inerti durante gli ultimi raid.


Secondo un report del Jerusalem Post, nuove immagini rivelerebbero un “aumento del livello operativo e della vigilanza” di tali sistemi.

L’incontro con Putin


Ma al di là del mistero, Netanyahu ha annunciato un vertice con Putin per il 21 febbraio, sempre sulla presenza iraniana in Siria.


Probabile che Netanyahu cercherà di ottenere nuova luce verde sui raid. Potrebbe, a tal scopo, cercare un accordo, promettendo cioè fuochi artificiali al solo uso e consumo domestico.


Oppure, eventualità meno probabile per i rischi che comporta, potrebbe far leva sulla sue attuali difficoltà per spiegare al suo interlocutore che sarebbe costretto, in caso di diniego, a ordinare azioni più devastanti.


Invece la possibilità di portare a casa un accordo sulla Siria per sparigliare il gioco elettorale appare remota, anche se non impraticabile.


Putin in tal modo potrebbe dare al premier israeliano una carta forse vincente.


L’eventualità, però, prevede un rapporto di fiducia, dato che si tratterebbe di un investimento a lungo termine sul futuro del Medio oriente. Il funambolico Netanyahu non dà garanzie in tal senso. Vedremo.

Nota a margine. Le prime due foto che pubblichiamo hanno una storia. Tempesta di neve, crollo della linea elettrica. Il generale Gantz è incaricato di verificare e aiutare. Mentre viaggia, si imbatte in una famiglia palestinese che gioca a palle di neve.


Fa fermare il convoglio, per parlare con loro. Poi si mette anche lui a tirar palle di neve, tra l’imbarazzo della scorta.


Foto vecchie, riesumate in questi giorni, forse per danneggiare il generale (troppo amico dei palestinesi) o forse no.


Né c’è da essere irenici: Gantz, nel lungo conflitto con i palestinesi, ha anche ordinato operazioni che son costate vite.


E però val la pena di mostrare queste foto, al di là dello scopo politico per il quale son state riesumate, al quale ovviamente non partecipiamo, né potremmo farlo, nel nostro piccolo.

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