Recovery fund: arriva l'elemosina della Ue che salva l'Italia e sé stessa



Piccole Note

Raggiunto il compromesso tra i Paesi della cosiddetta Unione europea, della quale il Covid-19 ha certificato la morte. Nell’emergenza, infatti, la Ue ha dimostrato tutta la sua vacuità, certificata dalla sua incapacità di trovare convergenze reali a fronte di un disastro epocale.


Non un partenariato di Stati che cooperano per un interesse e un fine comune, ma un organismo consegnato agli interessi dei potenti, siano essi i signori della Grande Finanza, siano gli Stati più forti (leggi Germania).


Compromesso (al ribasso) inevitabile


Non si tratta di tenero irenismo: è ovvio che il potere sia dei potenti, al di là della retorica d’occasione. Il problema specifico è che i meccanismi, e tutti i meccanismi, che regolano l’organismo geopolitico denominato Ue sono strutturati per dare a tali potenti il potere, e tutto il potere, dell’organismo medesimo, nulla importando gli interessi dei popoli e dei cittadini dell’Europa.


Non scendiamo nei particolari del compromesso al ribasso, quanti miliardi siano stati dati, tra prestiti e donazioni, quali i meccanismi cosiddetti di vigilanza, e di fatto di controllo, quale la tempistica dell’erogazione, diluita ulteriormente dopo mesi e mesi di ritardi… Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur (mentre a Roma si parla, Sagunto è espugnata), chiaro obiettivo della diluizione in questione, sia pregressa che attuale (i soldi inizieranno ad arrivare nel 2021…).


Per i particolari rimandiamo ai resoconti dei tanti media che me riferiscono nei modi più contraddittori, cosa che peraltro è evidente indice di quanto scritto sopra: i vaticini dei potenti devono restare misterici ai non iniziati, per rendere inaccessibile e insindacabile il loro potere.


Detto ciò è accaduto esattamente quanto avevamo prefigurato (da qui la mancanza di altre note sul punto: nulla c’era da aggiungere): si è raggiunto un compromesso necessario a non far collassare la cosiddetta Unione europea, che tale compromesso consegna ancor più all’egemonia tedesca, rendendo gli altri Stati membri sempre più colonie.


A ciò è servito l’attivismo dei cosiddetti Paesi frugali – aggettivo usato, nel caso specifico, in maniera del tutto indebita -, in particolare quello di tal Mark Rutte, premier olandese al quale la Finanza teutonica ha concesso qualche mese di gloria usandolo come killer.


Il Sacro romano impero chiede nuove libagioni sangue, da pagarsi con riforme strutturali che impoveriranno in maniera più strutturale e non temporaneo il nostro Paese.


L’elemosina necessitata


In cambio concede l’elemosina necessaria – nella realtà o nella percezione che sia – alla sopravvivenza della sua colonia e all’Impero stesso, che della colonia ha comunque bisogno per sopravvivere come organismo geopolitico.


Un’elemosina, perché tale carattere ha assunto quello che avrebbe dovuto essere invece un piano di sostegno necessitato dai rovesci del destino (del tipo riservato ad esempio alle vittime di un terremoto).


Peraltro, il dibattito su tale elemosina ha tolto dall’orizzonte il grande tema sul quale si è dibattuto in questi anni, cioè la fine del regime di austerità imposto dalla Germania alla Ue, regime che impoverisce gli altri e arricchisce Berlino, come certificato un po’ da tutti gli economisti.


Decaduto in questi mesi di Covid-19 causa emergenza, il regime di austerità resta però fondamento e prospettiva consolidata, quanto inderogabile, del futuro prossimo venturo. Regime, appunto.


Un altro fattore estraneo al dibattito, eppure decisivo per raggiungere l’intesa, è stato il rischio di nuove speculazioni finanziarie contro il nostro Paese, prospettiva che si sarebbe concretizzata, in assenza di un accordo, questa estate, affondando l’Italia e con essa la cosiddetta Unione europea.


Il nanismo della Ue per un mondo multipolare


Ciò detto, resta interessante la posizione del Sacro romano Impero, dove la sacralità risiede nella moneta, in ambito internazionale. In concomitanza con l’intesa, il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire ha dichiarato che a Huawei non sarà impedito investire in Francia.


Un via libera che corre parallelamente a quello di Berlino, che, nonostante le pressioni ostative, prosegue la sua cooperazione col gigante della tecnologia cinese. Guerra aperta dunque con gli Stati Uniti, che stanno cercando di difendere il loro monopolio globale della rete, ormai ampiamente eroso in Oriente.


Partita, quella del 5G cinese, che però resta ancora incerta, data anche l’alta posta in palio e le ritorsioni del caso. Meno incerta, invece, quella North Stream 2 che, a meno di imprevisti dell’ultima ora. sta giungendo a compimento.


Il gasdotto che porterà l’energia russa direttamente in Germania è progetto ad alto valore geopolitico, dato il nuovo collegamento Mosca-Berlino, per questo fortemente avversato, finora invano, dagli Usa.


Così il Sacro romano impero, di cui l’Italia resta vassallo significativo, nonostante resti nano geopolitico – in piena conformità col nanismo che affligge i suoi timonieri -, reclama certa libertà di manovra internazionale, favorendo la possibilità di un mondo multipolare, che è poi la partita vera della geopolitica globale.

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