Cina-India: primo incontro di livello dopo mesi di scontri. A mediare è la Russia



Piccole Note

India e Cina tentano una difficile riconciliazione dopo mesi di tensioni al confine tibetano. A mediare è la Russia, Paese che conserva buoni rapporti con ambedue.


A darne notizia sono i media cinesi e indiani, che informano che a margine dello Sco (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ), che si tiene in questi giorni in Russia, si incontreranno il ministro della Difesa indiano Rajnath Singh e il suo omologo cinese, il generale Wei Fenghe.


È il primo incontro ad alto livello tra i due Paesi da tempo, dopo mesi di accuse reciproche, di scontri e di pose muscolari (i due Paesi hanno accumulato forze consistenti al confine).


A dettagliare l’importanza dei due interlocutori l’Hindustan Times: “Rajnath Singh è il numero due nel governo di Narendra Modi ed è stato presidente del BJP [il partito al governo ndr.], Il generale Wei ha avuto il comando della forza missilistica cinese, è un Consigliere di stato, oltre che membro dell’onnipotente Commissione militare centrale, Il CMC, guidata dal presidente Xi Jinping”.


Insomma, i due capi di Stato hanno mandato i loro uomini di fiducia, nel tentativo di risolvere una controversia subita da entrambi, dato che ambedue subiscono la spinta assertiva delle rispettive forze armate, e più l’India che la Cina, da cui la loro scarsa possibilità di manovra: una mossa sbagliata può essere interpretata come un cedimento alle ragioni dell’antagonista e provocare malumori interni.


L’attuale controversia tra Pechino e New Delhi nasce dal confine labile tra i due Paesi, eredità di un passato coloniale, dato che ad oggi non esistono confini riconosciuti da entrambi, ma solo la Lac, Linea attuale di controllo, un limite provvisorio che avrebbe dovuto divenire ufficiale in seguito a intese successive, purtroppo mai avvenute.


L’evanescenza di tale delimitazione favorisce contese, come quelle che si sono succedute negli ultimi mesi, viste con favore, se non favorite, da parte degli Stati Uniti, che stanno tentando in tutti i modi di aggiogare alla loro strategia di contenimento della Cina la riluttante India, un tempo Paese leader dei cosiddetti non-allineati (che pure hanno avuto un ruolo nella geopolitica globale).


Più i due giganti asiatici litigano, più si sfilacciano i rapporti faticosamente intessuti dal presidente Narendra Modi col suo potente vicino, che avrebbero potuto favorire la prospettiva del Secolo asiatico, del quale entrambi i giganti asiatici sarebbero protagonisti.


Prospettiva ovviamente vista con orrore da tanti, in particolare da Washington, dato che avrebbe come corollario il fallimento del Project for the New American Century, prospettiva elaborata dai neoconservatori Usa per il XXI° secolo.


Data l’importanza della posta in gioco, è davvero difficile che un incontro, seppur ad alto livello, possa anche mettere le basi per un accordo durevole, come peraltro spiega il Global Times. Ed è arduo che ciò possa avvenire nell’incontro successivo tra i due ministri degli Esteri, previsto – ma da verificare – per il 10 settembre.


Anche perché nel frattempo il governo indiano sta dando fondo a una de-sinizzazione dell’economia (per quanto possibile dato l’inevitabile intreccio dell’economie dei due Stati confinanti), seguendo di fatto le orme di Washington, che sta portando avanti tale opera con provvedimenti praticamente quotidiani, tra cui alcuni decisamente folli (ma la follia nella politica Usa è ormai cosa usuale, in tanti e diversificati ambiti, non solo governativi).


Come accennato in altre note, anche stavolta a mediare è la Russia, che sta cercando di potenziare il polmone asiatico della sua proiezione globale, con certo successo.

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