Washington Post sul ruolo di Facebook nell'assalto a Capitol Hill

14 Gennaio 2021 22:29 Piccole Note

Il Washington Post pubblica nuove rivelazioni sull’assalto a Capitol Hill. Un articolo anodino spiega che Facebook ha svolto un ruolo notevole nella vicenda.

Infatti, un’indagine sui post pubblicati sulla piattaforma ha scoperto che nei giorni precedenti il fattaccio su Fb e Instagram, ambedue di Zuckerberg, sono stati postati innumerevoli post che invitavano all’azione.

Il Wp riporta che mentre Sheryl Sandberg, amministratore delegato di Fb, ha respinto gli addebiti, tale incresciosa anomalia è stata ammessa pubblicamente da Liz Bourgeois, portavoce dell’azienda stessa.

Nell’articolo si riferisce di una moltitudine di post nei quali si invitavano le persone a protestare a Capitol Hill. Post con hashtag #StopTheSteal, #FightForTrump” e altri usati dai sostenitori di Trump, che pure erano stati bannati dalla piattaforma tempo fa.

La censura è stata evidentemente revocata per l’occasione, nonostante si fossero aggiunte censure altre e diverse, contro gruppi di destra considerati estremisti.

Il quotidiano americano spiega che molti di tali post provenivano da repubblicani, com’è ovvio. D’altronde, la manifestazione era stata indetta pubblicamente e, fino a prova contraria, la possibilità di manifestare il dissenso è fondamento della democrazia. Altro è dare l’assalto alle istituzioni, com’è successo.

E però alcuni particolari continuano a interpellare.

Anzitutto la presenza del fondatore di Insurgence Us, movimento di sinistra, che chiamava i compagni a contrastare la manifestazione e che per caso si è ritrovato a documentare con un video l’uccisione di un sostenitore di Trump all’interno del Campidoglio.

Ne abbiamo riferito in altra nota, nella quale scrivevamo che aveva ri-twittato il post in cui Trump invitava alla manifestazione e chiamava a una contro-manifestazione, con queste parole: “Abbiamo bisogno di numeri per apparire. Nessun fascista in DC – Marcia contro il fascismo spargi la voce Compagno!”. Qualcuno ha risposto all’appello?

Non accediamo alla teoria di manifestanti cosiddetti “antifa” che avrebbero guidato la rivolta, ma che tra i manifestanti, oltre ai turisti per caso, vedi il genero di Nancy Pelosi, vi fosse qualche infiltrato è alquanto ovvio. Avviene in tutte le manifestazioni di piazza. Nessuno di loro ha dato l’allarme per tempo a chi di dovere?

Ma al di là, suona allarmante che tra i post circolati su Fb e su Instagram, come riferisce il Wp, ce ne fossero diversi contenenti “mappe dettagliate del Campidoglio”. Altri, invece, erano dedicati alla Operation Occupy the Capitol Hill, post, quest’ultimo, che è iniziato a circolare su Fb fin dallo scorso dicembre (Nbc).

Su Google, cercando la pagina Operation Occupy the Capitol Hill abbiamo trovato una ricorrenza alla seconda pagina (non una ricerca affannosa…), che purtroppo non si apre, ma che nella sintesi al link recita: “6 gen 2021 – FOTO: La gente si riunisce per la protesta Operation Occupy Capitol Hill…

Insomma, l’assalto è stato preordinato e i social dediti a reprimere Trump e i suoi sostenitori, come da pubblico vanto, nell’occasione hanno invece lasciato briglia sciolta a tutto.

Peraltro, si può ricordare un particolare, che ha una sua suggestione o forse no, ma che val la pena citare. Instagram è il social usato nelle ultime rivoluzioni colorate sostenute dal Dipartimento di Stato americano.

Tale social, per esempio, è stato ampiamente utilizzato dai manifestanti di Hong Kong per le loro manifestazioni di piazza, dato che è difficilmente intercettabile.

A noi appare invero bizzarro, che un social oscuri, o quantomeno limiti, la circolazione delle comunicazioni dei sostenitori di Trump e invece, nell’occasione più critica lasci briglia sciolta.

Era la prima volta che il Partito Repubblicano invitava a una manifestazione di massa a Washington Dc ed era il giorno in cui il Congresso doveva ratificare la nomina del contestato successore.

E, nell’occasione si permette la diffusione di post – quelli con le mappe dettagliate del Palazzo e quelle relative all’Operation occupy Capitol Hill -, che metterebbero in allarme anche un investigatore di serie B…

Un’attività insolita che sfugge, peraltro, agli occhi più che vigili della Sicurezza americana, che pure sa perfettamente che si tratta di un giorno chiave per il Paese, che ha con i social rapporti più che diretti ed era stata allertata per tempo dall’Fbi.

La spiegazione ufficiale è che vi siano state falle. E si è visto nei filmati anche la collusione di alcuni agenti di polizia addetti alla sicurezza. E però non bastano tre-quattro poliziotti che aprono i cancelli a spiegare quanto accaduto.

Non indulgiamo in dietrologie, ma ci permettiamo di fare domande. Sono state date delle risposte, ma, nel nostro piccolo, non ci sembrano soddisfacenti.

Ps. Bizzarrie dei nomi e dei rimandi, e delle coincidenze accidentali: quando l’America ha conosciuto le rivolte contro il razzismo a seguito dell’assassinio di George Floyd (giuste nella sostanza e presumibilmente strumentalizzate), la città di Seattle divenne epicentro e simbolo della protesta. Qui i manifestanti dichiararono zona autonoma, cioè sotto il loro controllo, un quartiere della città, quello residenziale, denominato Capitol Hill.

Tale occupazione prese diversi nomi, come recita Wikipedia, Capitol Hill Autonomous Zone (CHAZ), Free Capitol Hill, Capitol Hill Organized Protest (CHOP) e Capitol Hill Occupied Protest.

PPs. Sviluppo di oggi. John Sullivan, citato nella nota, è stato arrestato per l’assalto al Campidoglio. Non avrebbe solo fatto riprese. Così sul Washington Times il resoconto di quanto sta accertando la procura: “Un video che ha condiviso lo inquadra mentre incoraggia la gente a causare danni all’edificio. ‘dobbiamo bruciare questa roba’ e ‘[questa] è casa nostra’, si può sentire che urla, secondo una dichiarazione giurata firmata da un agente speciale dell’FBI”.

“La dichiarazione giurata afferma anche che il signor Sullivan ha detto all’agente dell’FBI di essere entrato nel Campidoglio attraverso una finestra rotta con indosso un giubbotto anti-proiettile”. Protezione speciale per un corpo speciale. Su The Hill altri particolari delle gesta del ragazzo, che arma con un coltello i manifestanti e altro…

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