Le nuove cure contro il Covid più efficaci dei vaccini per uscire dalla pandemia. Perché non vengono pubblicizzate?

Dinnanzi all’interesse suscitato dalla corsa ai vaccini ogni altro argomento relativo al virus passa oggi in secondo piano. Ma nella lotta alla pandemia un aspetto importante, forse persino più importante dei vaccini, almeno fino a quando non sarà vaccinata una massa critica sufficiente ad arrestarla, sono le cure.

Ogni tanto qualche buona notizia la si coglie nei giornali, L’autorevole TimesofIsrael il 5 febbraio scorso titolava “Il nuovo farmaco israeliano ha curato 29 dei 30 casi di COVID moderati / gravi in ??pochi giorni”.

La nota dettagliava come ‘Ichilov Medical Center di Tel Aviv stia sviluppando un nuovo farmaco che ha completato con successo la fase di sperimentazione di fase 1 aiutando molti pazienti con sintomi moderati e gravi a guarire rapidamente. Un enorme passo avanti, scrive il giornale israeliano, “le fonti ospedaliere hanno infatti riferito che “la sostanza EXO-CD24 individuata dal professor Nadir Arber è stata somministrata a 30 pazienti le cui condizioni erano moderate o gravi e 29 di loro si sono ripresi in 3-5 giorni.”

Il professor Nadir Arber ne spiega poi il meccanismo: “Il farmaco viene inalato una volta al giorno per pochi minuti, per cinque giorni […] Il farmaco agisce direttamente nel cuore della tempesta – i polmoni -, così, a differenza di altri farmaci […] che causano molti effetti collaterali gravi, l’EXO-CD24 è somministrato localmente, ha un grande effetto e non comporta effetti collaterali”.

Per la serie “piccole buone notizie” registriamo negli ultimi giorni anche quella che sembra (speriamo) la parola fine ad un altra storia molto italiana, quella degli anticorpi monoclonali.

“Sulla base delle indicazioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco e del parere del Consiglio Superiore di Sanità ho appena firmato il decreto che autorizza la distribuzione, in via straordinaria, degli anticorpi monoclonali. Così, insieme ai vaccini, abbiamo una possibilità in più per contrastare il Covid 19″. Lo scrive su Facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza ripreso dall’Agenzia AGI del 6 febbraio.

Si tratta di una storia relativamente lunga. La BSP Pharmaceuticals di Latina da dicembre ha iniziato a produrre anticorpi monoclonali per la Eli Lilly, multinazionale americana, e spedisce questi famaci in molti paesi del mondo tra cui Stati Uniti, Canada, Israele, Germania, Inghilterra e Ungheria. Ma, fino a pochi giorni fa, non in Italia perché non erano autorizzati.

La vicenda dell’autorizzazioni di questo farmaco è controversa e ancora oggi illustri virologi italiani ne contestano l’efficacia. Vedremo se hanno ragione. Ma quando tanti paesi ne decidono l’adozione almeno una domanda sulla loro reale efficacia è necessaria. L’AIFA ha negato a lungo l’autorizzazione, in attesa di una preventiva autorizzazione europea.

Certo, l’Italia non poteva procedere come la Gran Bretagna, che grazie alla Brexit ha evitato l’esoterica burocrazia europea. E però, forse poteva seguire l’esempio di alcuni Paesi della Ue, cioè Germania e l’Ungheria, che infischiandosene delle autorizzazioni dell’EMA, hanno adottato gli anticorpi monoclonali da tempo.

E dire che l’Italia avrebbe ha avuto addirittura l’occasione di precedere questi Paesi, dato che a ottobre la multinazionale, la BPS di Latina e le autorità italiane avevano provato a procedere con un’autorizzazione “in deroga”. Purtroppo la procedura non è mai andato in porto.

Detto questo, nonostante la situazione amministrativa non sia mutata da dicembre, dato che non c’è ancora l’autorizzazione europea, l’AIFA si è decisa a concedere la sospirata autorizzazione. Misteri dolorosi della burocrazia.

Una nota a margine crediamo meriti l’iniziativa di circa 200 medici, per lo più di base, che a inizio pandemia hanno messo insieme le loro conoscenze per affrontare la nuova malattia.

Una banale chat che ha messo in comunicazione conoscenze e casistiche e che ha permesso ai dottori che vi hanno partecipato di approntare una qualche cura domiciliare ai loro assistiti.

Ne parla il dottor Andrea Mangiagalli in un video alquanto convincente, nel quale spiega le medicine che hanno usato, per lo più generiche, e i risultati: solo il 5 per cento dei loro assistiti ha subito un ricovero, gli altri sono guariti.

Tanti i misteri di questa pandemia. Come tanti e altrettanto dolorosi i misteri dell’informazione, che ci ha letteralmente bombardato con virologi, epidemiologi, cartomanti, apprendisti stregoni e tanto altro invece di interpellare i medici che hanno lottato corpo a corpo con la malattia.

E che magari ne sapevano più dei tanti soloni intervistati, che hanno generato la pandemia informativa e alimentato il terrore conseguente.

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