Iran, Russia e Turchia discutono di Siria



di Federico Pieraccini

Conferenza stampa con Zarif, ministro degli esteri Iraniano, Lavrov, ministro degli esteri Russo e Muallem, ministro degli esteri Turco.

Punti di comune accordo emersi dalla conferenza:

  1. Rispetto dell’integrità territoriale della Siria.

Per Iran e Russia è un punto imprescindibile. La Turchia vede il pericolo di un enclave curda autonoma in Siria una minaccia esistenziale. L’integrità territoriale garantisce ad Ankara di scongiurare il pericolo.

Considerazioni: E’ un punto importante ma noto da tempo, nessuna novità in tal senso sulle posizione rispettive. Questo punto è solo una conferma di una certa convergenza di interessi tra i tre paesi.

  1. Combattere il terrorismo in Siria.

In questo caso, occorre distinguere bene cosa si intenda per terrorismo. Le tre nazioni concordano con la risoluzione delle Nazioni Unite che etichetta daesh ed al nusra come gruppi terroristici. L’equivoco nasce dal sostegno occulto della Turchia ad organizzazioni come daesh/nusra, oltre ad altri gruppi minori egualmente pericolosi. Di questo Iran e Russia sono ben consapevoli e attuano una strategia volta ad allontanare o mitigare il sostegno di Ankara alle forze terroristiche.

L’operazione nel nord della Siria diretta da Ankara, ‘Euphrates Shield’ impiega migliaia di appartenenti a organizzazioni islamiste-radicali che Russia, Siria ed Iran considerano di stampo terroristiche.

Considerazioni: Le dichiarazioni congiunte, soprattutto in sede diplomatica, sul combattere genericamente il terrorismo (nel caso di Ankara questa definizione non include tutta l’opposizione Siriana) sono canoniche e hanno poco valore pratico. Nessuna nazione avoca apertamente il sostegno al terrorismo.

Rispetto all’operazione nel Nord della Siria, le divergenze di Mosca e Teheran sono apparse evidenti rispetto alla posizione di Ankara. Altrettante incomprensioni sembrano palesarsi nella distinzione tra terroristi e ribelli.

  1. Fine delle ostilità in tutto il territorio Siriano.

Iran e Russia, da mesi, ormai anni, chiedono a Stati Uniti, Turchia e Sauditi di indicare quali gruppi terroristici siano da considerare ‘moderati’ e quali estremisti, tra le fazioni che compongono l'opposizione Siriana. Una banale divisione dei combattenti tra legittimi e illegittimi. La posizione di Mosca e Teheran non è cambiata nel corso degli ultimi diciotto mesi. Tuttavia, Turchia, Stati Uniti e Sauditi non intendono demordere nella loro azione di sovvenzione del terrorismo.

Considerazioni: Concordare sulla fine delle ostilità è un altro esempio di pura forma diplomatica di dialettica. Nessun progresso verrà compiuto finché Ankara continuerà a sostenere i terroristi in Siria.

Divergenze emerse dalla conferenza Stampa:

  1. Il ruolo di Hezbollah

Il ministro degli esteri Turco ha riferito che una delle condizioni principali per porre fine alle ostilità in Siria è terminare il sostegno ad Hezbollah in territorio Siriano, arrivando ad equiparare l’organizzazione libanese alle truppe islamiste-radicali coinvolte nell’operazione ‘Euphrates Shield’. Un paragone improprio che ha accentuato le differenze tra la posizione Turca e quella dei colleghi Iraniani e Russi.

Zarif, ministro Iraniano, commentando le parole del collega Turco ha risposto con un laconico: “esistono differenze su questo argomento”.

Interessante sottolineare come Lavrov abbia commentato le parole di Muallem con tono positivo, in riferimento ad Hezbollah.

Considerazioni: La posizione di Ankara in questo caso è appiattita sui soldi del Qatar che finanzia Erdogan in larga misura. L’influenza dei fratelli musulmani e l’odio viscerale per Hezbollah traspaiono persino in un incontro del genere. Improbabile che Ankara o Teheran possano conciliare i proprio punti di vista su una tematica tanto delicata.

  1. L’invito in Siria.

Lavrov ha affermato che Iran, Russia ed Hezbollah sono state invitate in Siria, al contrario di nazioni come Turchia e la coalizione internazionale, che operano senza un'autorizzazione di Damasco.

Il ministro degli esteri turco ha ribadito che l’operazione in Siria è legittima fintanto che è mirata a combattere daesh. Medesima scusante utilizzata dalla coalizione internazionale, dai media e dai politici per giustificare la palese violazione della sovranità Siriana.

Muallem ha ribadito l’intenzione di Ankara di restituire i territori occupati e riconquista da daesh, una volta terminata l’operazione in Siria. Affermazione da mettere alla prova al momento opportuno e su cui restano molti dubbi.

Le forti perplessità di Mosca e Teheran sull’operazione Turca nel Nord della Siria hanno spinto Ankara a dichiarare preventivamente che non intende restare in possesso permanente dei territorio invasi.

Considerazioni: Ankara non intende chiedere a Damasco di cooperare direttamente, pertanto si sente autorizzata ad entrare in territorio Siriano senza il necessario invito. L’accordo prevede che Damasco non attacchi le truppe Turche nel Nord della Siria, fintanto che Ankara rinuncia a sostenere la politica di cambio-regime per Assad. Un accordo non scritto e vincolante fintanto che la Turchia mantiene aperto un canale di dialogo con i colleghi Russi ed Iraniani.

Conclusione

Il dialogo tra queste tre nazioni, verosimilmente, ha solo marginalmente toccato gli aspetti discussi nella conferenza stampa. Probabilmente, dopo la liberazione di Aleppo, si è presentata la necessità, per Mosca, di scongiurare colpi di testa del partito degli sconfitti.

Arabia Saudita, Qatar e Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di cercare un dialogo o cambiare retorica. Verosimilmente, grazie a Trump, questo trio avrà meno influenza nei prossimi mesi. Ankara risulta essere la nazione maggiormente coinvolta in Siria ed un dialogo tra Iran, Russia e Turchia conviene a tutte le parti, pur con le grandi differenze che restano.

La possibilità di un accordo in grande stile appare altamente improbabile, e non sembra essere alla base del motivo di questi incontri. Una riunione come quella dei ministeri della difesa sembra più una camere di compensazione tra nazioni alleate (Russia ed Iran in rappresentanza della Siria) e nazioni opposte a Damasco (Turchia —In rappresentanza del Qatar e quindi di Washington?) volta a scongiurare il pericolo di ulteriori escalation in Siria.

La liberazione di Aleppo pone importanti interrogativi. Come si comporterà la Turchia quando Russi e Siriani inizieranno la spinta verso Idlib o Al bab ? Ed in futuro quando punteranno verso Raqqa e Deir ez-Zor?

Domande e dubbi legittimi. Scontato, per come operano Iraniani e soprattutto i Russi, avere un luogo di confronto con le controparti, evitando incidenti o peggio. Accordi e cooperazione sono un’altra cosa però, bene non confondere.

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