A 4 anni dal massacro neonazista di Odessa l'Europa mantiene un vergognoso silenzio



di Danilo Della Valle

Il 2 Maggio 2014 si compiva il massacro di Odessa. Fiumi di inchiostro ed ore di video hanno raccontato quei terribili momenti, quando una folla di estremisti di destra, sostenitori dell'autoproclamatosi governo golpista di Kiev, decise di circondare ed appiccare il fuoco alla Casa dei Sindacati, dove erano rifugiati centinaia di pacifici e disarmati manifestanti “filorussi” che protestavano contro il colpo di Stato di Kiev. Il risultato fu tremendo, le persone morirono come i topi in gabbia, arse vive o soffocate dal fumo, mentre quelle che riuscirono a trovare il coraggio di lanciarsi dalla finestra furono finite a bastonate o a pistolettate dai militanti della estrema destra ucraina. Un pogrom in piena regola proprio nel momento in cui il “modello Ucraina” veniva mostrato in Europa ed Usa come simbolo di libertà e coraggio. Un pogrom, esatto, come quello di cui si resero protagonisti i nazisti nell'ottobre del 1941, sempre nella città di Odessa. Eppure 4 anni fa quelle tremende immagini tardarono ad arrivare nelle case degli europei. Molti media sminuirono la notizia, addirittura paventando le più disparate ipotesi, dall' incidente al corto circuito. Solo dopo un po' di tempo si cominciò a parlare di incendio appiccato ad hoc, ma senza assolutamente citare la provenienza dell'azione terroristica; anzi in un primo momento, fortunatamente durato poche ore, furono accusati della strage i “filorussi”: in pratica un suicidio di massa.

E i colpevoli?

A quattro anni dalla tragedia ancora si brancola nel buio. Nonostante i video smascherino facilmente gli autori della strage, ad oggi le famiglie delle vittime non hanno ancora avuto giustizia. Le autorità Ucraine hanno promesso più volte di voler individuare i colpevoli, ma ancora nulla di concreto è stato fatto. Spesso si è cercato di voler “giustificare” gli eventi parlando di scontri tra nazionalisti e “federalisti”. L'impressione è quella che non si abbia troppa voglia di dare verità e giustizia alle famiglie delle vittime di questa strage, forse per il doppio filo che lega molte formazioni della galassia della estrema destra ucraine a membri influenti della Rada. Come Andriy Parubiy, chairman della Rada Ucraina che si recò ad Odessa il 29 Aprile del 2014 per consegnare dei giubbotti antiproiettile ad Mykola Volkov, un militante nazionalista presente attivamente durante il massacro di Odessa.

E mentre tutto tace sulle indagini, ad Odessa è vietato alle madri delle vittime di radunarsi il 2 Maggio davanti il luogo della strage per deporre fiori in memoria dei propri cari. Mentre a Leopoli è consentita una sfilata per commemorare la divisione ucraina, collaborazionista nazista, delle Waffen Gallicina SS, resasi protagonista durante la Seconda Guerra Mondiale di atroci crimini nei confronti della popolazione sovietica e polacca.

Il tutto giustificato dalla russofobia classica che unisce le formazioni nazionaliste estremiste ai filoeuropeisti ucraini, ed anche europei (non dimentichiamo come molti europarlamentari parlarono durante il colpo di Stato di Maidan), creando un corto circuito storico-politico che riabilita personaggi come il collaborazionista nazista Stephan Bandera e riscrive completamente una storia locale fatta di lotta e resistenza.

“Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono”. (Malcom X)

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