Siria 8 marzo 2020: un Appello delle donne siriane nel paese aggredito.



di Enrico Vigna, 9 marzo 2020

Per la Giornata Internazionale della donna, l'Unione Generale delle Donne Siriane ( GUSW), ha lanciato un appello ai popoli liberi del mondo e alla più alta istituzione mondiale, l’ONU, invitando a fare una risoluta pressione sugli Stati che sostengono con denaro e armi i gruppi terroristici armati in Siria e fermare questo sostegno .

Parallelamente l'Unione, membro della Federazione Democratica Internazionale delle Donne ( WIDF), ha invitato le organizzazioni internazionali e delle donne a sostenere la resistenza all’aggressione, delle donne siriane e il diritto del popolo siriano a vivere con dignità e libertà, esortando le donne che celebrano l’8 marzo nel mondo, ad opporsi agli aggressori del popolo e dello stato siriano.

Sui fronti di battaglia, nella società, nelle famiglie: ferme e risolute nella difesa della propria patria libera, sovrana, indipendente.

Da nove anni, ogni giorno, le donne siriane seppelliscono figli, fratelli e mariti, vittime di una cinica aggressione che ha avuto e ha tutt’oggi negli USA, nella NATO e in Israele i burattinai, e nella Turchia, nell’Arabia Saudita i complici. Tutti celati dietro al terrorismo dell’ISIS e dei cosiddetti “ribelli moderati”, nella realtà la fanteria di terra per abbattere la Siria laica, multietnica e multi religiosa. Penultimo tassello (l’altro è l’Iran) dell’Asse della Resistenza in Medio oriente e storico alleato della lotta dei palestinesi.

Nel paese la situazione alimentare, sanitaria e lavorativa è drammatica, nonostante gli sforzi del governo di unità nazionale, e dei paesi alleati o solidali (… i 3/4 dell’umanità). Come in tutti i conflitti sono le donne a cercare con ogni mezzo di continuare a provvedere alle famiglie, a confortare bambini e sopravvissuti, a credere e lottare comunque, ad alimentare la speranza nella vita. Loro che la vita ce la donano. Quanto succede in Siria, così come in ogni guerra, non è altro che la conferma di quanto siano incredibilmente forti e imprescindibili.

In questo otto marzo, festeggiato in tutto il mondo come giornata internazionale della donna, vorrei riservarlo a loro, senza dimenticare ogni donna in piedi o schiacciata nella lotta per la propria emancipazione, per la difesa della propria terra o per la liberazione del proprio paese. Dalle donne yemenite, a quelle libiche, afgane, del Donbass, alle donne venezuelane e così via. Tutte incluse in un grande abbraccio di solidarietà e in un impegno costante di sostegno concreto.

Forse per spiegare questa valorosa resistenza e forza delle donne siriane di oggi, occorrerebbe ricordare agli aggressori e ai loro mercenari, che queste donne hanno radici millenari nella lotta contro lo straniero. In Siria, la lunga storia delle donne e del loro ruolo assolutamente paritario con l’uomo, risale alla guerriera Zenobia [240 - 274 d.C.], la regina ribelle del Regno di Palmira, la donna che fece tremare l’Impero romano, che guidò la mitica rivolta del suo popolo contro gli invasori romani.

Sempre in continuità con le radici secolari a cui la Siria fa appello per la sua resistenza, ne è esempio il Battaglione femminile costituito nell’area di Qamishli, guidato da Jazya al-Taeemi, si è chiamato le "Khansawat della Siria", prendendo il nome di al-Khansaa, una famosa eroina araba, che storicamente è conosciuta per il suo coraggio e le sue battaglie.

Nel corso dei millenni, la Siria ha sempre considerato e realizzato i diritti delle donne, come costituenti pieni e fecondi della sua civiltà e società. E oggi i distrazionisti professionali vorrebbero riportare indietro la storia o addirittura trascinare la condizione delle donne siriane in quella, allucinante e medievale dell’Arabia saudita o dei paesi del Golfo.


Cerchiamo di mettere alcuni elementi storici in chiaro e confrontiamoli con gli Stati Uniti, questi presunti “paladini, avanguardie di libertà e diritti umani nel mondo”.


La Repubblica araba siriana concesse il suffragio femminile nel 1953, appena 7 anni dopo essersi liberata dall'occupazione colonialista francese. Gli USA si liberarono dalla tirannia inglese nel 1776, ma diedero alle donne il diritto di voto, 144 anni dopo, nel 1920.

Gli Stati Uniti non hanno mai avuto una vicepresidente donna. In Siria il vicepresidente della Repubblica Araba Siriana dal 2006, è Najah al Attar. Suo padre era un partigiano che ha combattuto contro gli occupanti francesi per la liberazione del paese.


La vice presidenza siriana è nominata dal presidente e ha responsabilità simili a quelle degli Stati Uniti. Se il presidente siriano dovesse diventare inabile, il suo vice presidente assume la presidenza.

Najah al Attar

La dott.ssa Bouthaina Shaaban è tra le figure più importanti come consulente del presidente della Siria. Docente di poesia all'Università di Damasco, oltre a un dottorato in letteratura inglese.


Dr. Bouthaina Shaaban


Confrontando le popolazioni degli Stati Uniti e la RAS (318,9 milioni gli USA; 23 milioni la RAS) e le donne in posizioni di comando, gli Stati Uniti sembrano essere abitanti delle caverne tribali in confronto alla Siria.


Impressionante e più ancora rovinante è il confronto con il più fedele alleato statunitense nell’area, quell’Arabia Saudita, che ha concesso alle donne di votare ( a una minima parte), nel dicembre 2015. Sono 130.000 le donne saudite che hanno potuto registrarsi al voto, rispetto a 1.350.000 uomini sauditi. Naturalmente, le donne che votano, devono chiedere il permesso ai loro accompagnatori maschi e devono essere accompagnate ai seggi elettorali. Questo vorrebbero trasferirlo in Siria.


Prima dell’aggressione il cosiddetto femminicidio e altri crimini contro le donne, di fatto non esistevano nella Repubblica Araba Siriana. Lo stupro è un considerato un crimine capitale nella RAS. Da quando, Stati Uniti, NATO, Sauditi, Paesi del Golfo e i loro mercenari terroristi hanno lanciato questa banditesca congiura internazionale contro questo piccolo paese, i crimini contro le donne siriane hanno raggiunto proporzioni criminali di guerra.


Basta notre quante donne siriane hanno importanti ruoli guida nel governo siriano di Unità nazionale. Il ruolo delle donne nella magistratura, nelle scuole, nella sanità, nell’esercito, nella resistenza contro l’aggressione. Donne laiche, religiose delle dodici fedi nel paese, tradizionaliste o modernizzate, socialiste, comuniste, TUTTE patriote. Memorizziamo i loro volti. Memorizziamo i loro nomi e confrontiamo tutti i diritti da esse acquisiti, la cultura della tutela delle donne in Siria, il loro ruolo vitale, con la realtà dei paesi aggressori e quanto è presente di tutto questo nei loro, nostri governi.

QUESTA è la Siria che vorrebbero distruggere….

Ad Aleppo negli anni '50 venne costituita la prima squadra di calcio femminile del mondo arabo: un esempio della storia delle donne siriane.

Donne siriane che commemorano il mese della Vergine Maria. ad Aleppo…nel 1964.

Novanta per cento musulmana, la Repubblica araba siriana è sempre stata laica. Questa fotografia, del 1964, mostra donne cristiane siriane che commemorano il Mese della Vergine Maria, in un quartiere a maggioranza musulmana ad Aleppo.


Atlete oggi…

E QUESTA è la SIRIA delle donne che resistono. Che non si arrendono e non si vendono……

Madri, mogli, sorelle, lavoratrici, studentesse, professioniste, volontarie, attiviste, credenti e laiche, soldatesse…TUTTE PATRIOTE. Sono l’anima della SIRIA resistente.


Dopo l’inizio dell’aggressione, migliaia di donne si sono arruolate nelle Forze di Difesa Nazionale formando unità militari e sono state dislocate in compiti di polizia e milizia territoriale. Il loro nome è "Leonesse per la difesa nazionale". Sono impiegate ai posti di blocco e in controlli di sicurezza nelle aree cittadine o nei territori liberati. Le loro parole d’ordine sono “Pronte alla Resistenza con Assad. Rialzati Siria ”. "Con il nostro sangue e la nostra anima ti proteggiamo Siria."

Nelle interviste hanno spiegato che, dopo che il loro paese fu sottoposto alla peggiore aggressione della sua storia, sostenuta e diretta da un insieme di paesi ciascuno dei quali ha una reputazione storica di brutalità, di crimini di guerra, di oppressione di popoli e paesi, e dopo l’arrivo di religiosi wahabiti fondamentalisti e fanatici, le donne siriane non avevano altra scelta che imparare l’uso delle armi e addestrarsi a difendere se stesse, le loro famiglie il loro paese e la propria patria.

Donne liberate dall’Esercito Arabo Siriano

Le MARTIRI della SIRIA

Questa opera d'arte è stata realizzata in un parco Siriano, per ricordare tutte le madri che hanno dato alla luce i soldati che hanno perso la vita in questi anni per la difesa del Paese.

In occidente, quante giornaliste o attiviste per i diritti delle donne del famoso movimento femminista “#MeToo”, ha mai cercato di parlare o intervistare qualche familiare delle donne qui sotto ricordate, esse sono la punta dell’iceberg delle decine di migliaia di donne assassinate o violate, da parte dei terroristi ISIS o dei cosidetti “ribelli moderati”. Forse non sono, queste donne siriane, “politicamente corrette” e quindi degne di testimoniare e denunciare la loro situazione. Esse combattono per la difesa della propria terra, della propria patria, del proprio popolo e non stanno dalla parte dell’invasore e dell’aggressore. E questo si sa, ai giorni nostri è una colpa grave per i popoli e paesi renitenti all’ordine mondiale imperialistico.

Hayat, dopo la liberazione e la riunificazione di Aleppo, raccontò ai media siriani, arabi, russi, della vita sotto i ribelli moderati . Essa comprendeva torture, omicidi, fame, prelievi d'organi, prigionia, mostrando le sue mani, martoriate e bruciate. Nessuna reporter occidentale l’ha mai cercata per intervistarla. Così come mai qualcuna ha contattato Souria Habib Ali, per sapere come riesce a sopravvivere al dolore di madre, dopo aver seppellito sei dei suoi figli, uccisi nelle guerra.


Souria Habibi Ali ha perso 6 figli, tutti membri dell’Esercito Arabo Siriano, difendendo la loro patria all'interno dei suoi confini.

Nessuna delle anime candide dei media, così solerti e commossi dalle vicende occidentali, ha mai tentato di parlare con le donne siriane sopravvissute al massacro di Al Rashin il 15 aprile 2017. A molte di loro sono stati strappati e rapiti i loro bambini.

Neanche a queste donne siriane di Ghouta, rapite e messe in gabbia, poi liberate dall’Esercito Arabo Siriano, nessuna giornalista democratica occidentale del movimento #MeToo, l’ha mai considerate degne di testimonianza.

Quanti qui hanno mai potuto leggere del dolore condiviso tra donne siriane, cristiane e musulmane.


Una madre che ha dato 5 figli per la difesa del paese.


La prima martire soldato siriana Mervat Sa'ad era di Lattakia.


La tenente dell’EAS e studentessa universitaria Iman Yousef uccisa in un attentato terroristico a Homs.

La giornalista Yara Abbas, assassinata nel maggio 2013 dai terroristi


Hayat, la donna siriana torturata da terroristi” moderati”



Le sorelle MarahKhadour e Batool Khador sono state tra le 24 vittime massacrate in due attentati suicidi dei terroristi “moderati”, a Homs, il 26 gennaio 2015.

Sidra Ahmed è stata tra le vittime 10 massacrate il 2 settembre 2015, quando un furgone pieno di esplosivi fu fatto esplodere fuori dalla scuola di Imad Ali a Lattakia.

Sham Abji , 9 anni, rapita dalla casa dei nonni, violentata, poi soffocata e il suo corpo fu gettato nell'acqua a Idlib.

…IL FUTURO della SIRIA

“…Gridiamo il nostro sostegno alla Siria e chiediamo che ciascuno dei paesi aggressori fermi immediatamente le atroci atrocità commesse contro di essa…

…Lo urlo a squarciagola: sosteniamo l'esercito siriano e il popolo siriano. Siamo al fianco e fiduciosi nel popolo siriano, che ci ha preso da sempre, come palestinesi, sotto le sue ali e ci ha ospitati sulla loro terra per oltre sessant'anni. Siamo fiduciosi che vinceranno e prevarranno su questo problema”.


A cura di Enrico Vigna – SOS Siria/CIVG - 9 marzo 2020

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