Se non riuscite a vivere senza Nespresso smettetela di sognare giustizia, rivoluzioni o patriottismo


di Francesco Erspamer*


Capisco che dopo esservi fatti convincere dalla pubblicità a comprare una macchina per caffè in capsule, adesso dobbiate affermare – e, peggio, essere sinceramente convinti – che la spesa e i costi di gestione siano giustificati dalla qualità e soprattutto dalla praticità: vuoi mettere quei tre minuti risparmiati per non dover caricare la moka e aspettare che l’acqua vada in ebollizione; o il quarto d’ora che servirebbe per scendere giù e arrivare al bar.

Tempo prezioso che altrimenti verrebbe sottratto al quinto telegiornale della giornata, a un po’ di pornografia online, al culto delle celebrity del momento, al quotidiano pendolarismo in auto, dovuto al fatto che avete passivamente consentito a multinazionali e miliardari di fare solo i propri interessi e quelli degli speculatori finanziari, non i vostri o quelli del paese.

Troppo dispendioso, l’impegno.

Se no forse rifiutereste una moda che inquina (plastica, metalli pesanti) e che arricchisce principalmente corporation straniere (a dominare è la svizzera Nestlé) in un settore che fino a una decina d’anni era riconosciutio come italiano. Davvero è nel vostro interesse indebolire la classe media, le piccole imprese, l’industria nazionale? Per cosa? Perché, come degli americani qualsiasi, fare la moka vi pare troppo complicato o faticoso?

Ovviamente le capsule Nespresso sono solo un esempio. Sono tanti i prodotti e comportamenti indotti e dannosi all’ambiente e alla società, ai quali percentuali sempre più ampie di italiani non sanno rinunciare. Se provate a fare quello che un tempo si chiamava esame di coscienza potreste riuscire a identificarli. Tentate allora di liberarvene: scoprendone l’inutilità o anche solo per dimostrare a voi stessi di essere in grado di farne a meno. Se non ci riuscite, non è perché siano davvero indispensabili: è perché il sistema vi va bene così. Ma allora non fate finta di lamentarvene.

Platone giustamente diceva che di politica potevano occuparsi solo i benestanti: contadini, artigiani e soldati non ne avevano il tempo, presi totalmente dal lavoro, allora massacrante per sopravvivere in una società povera e senza margini. Tecnologia, scienza e lotte sociali ci hanno portato, quasi ovunque, ben oltre la soglia del bisogno: per cui non ci sono più scuse. Se non riuscite a vivere senza Nespresso e senza l’iPhone smettetela di sognare giustizia o rivoluzioni, che richiedono ben altra dedizione e sacrifici, ben diverse priorità; per non dire del falso patriottismo di chi adora tutto ciò che arriva dall'estero.

So benissimo che questo post o qualunque altro ragionamento e addirittura esperienza non potrà fare cambiare idea a nessuno: il consumismo è una droga pesante e non se ne esce. Scrivo per gli altri, i tanti che non hanno ancora una dipendenza ma siccome non sanno articolare la loro opposizione o temono l’accusa di essere inattuali, lasciano che il mondo cambi, spesso in peggio, senza protestare, senza resistere.

*Professore all'Harvard University

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