Pakistan: si riaccende la lotta tra Corte suprema e Zardari

Si riaccende la lotta interna tra i poteri dello stato in Pakistan. La Corte suprema ha invitato il nuovo primo ministro eletto, Raja Pervez Ashraf, a fare pressioni alle autorità svizzere per ottenere i fascicoli riguardanti il caso di corruzione che coinvolge il presidente Asif Ali Zardari. Ashraf è divenuto il nuovo capo del governo di Lahore dallo scorso mese, dopo che proprio il principale organo giudiziario del paese aveva costretto l'ex primo ministro Yousuf Raza Gilani alle dimissioni per non aver dato seguito allo stesso invito. Il giudice Asif Saeed Khosa ha dichiarato giovedì che il primo ministro è "costretto a seguire le direttive rilevanti da parte di questa Corte", esattamente come il suo predecessore; ed ha ordinato ad Ashraf di consegnare entro il 25 luglio un rapporto "riguardante l'effettivo adeguamento alla direttiva. In caso contrario, la corte potrebbe iniziare ogni azione prevista dalla carta costituzionale”.
Sembra quindi che la lotta tra i poteri dello stato in Pakistan possa portare ad ulteriori ed imprevedibili sviluppi, con la possibilità anche di elezioni anticipate prima del febbraio 2013. Sono anni che la Corte costituzionale cerca di riaprire il caso di corruzione contro il presidente Zardari, i cui sostenitori lo giudicano come una campagna di vendetta personale. Dopo aver costretto alle dimissioni Yousuf Raza Gilani, il 19 giugno, la Corte ha dato ad Ashraf due settimane per decidere se riaprire il caso con le autorità svizzere sospeso nel 2008 quando Zaradri è divenuto presidente. Le accuse contro Zardari sono datate agli anni '90, quando lui e la sua ex moglie, l'ex primo ministro Benazir Bhutto, sono sospettati di aver usato i conti bancari svizzeri per riciclaggio di oltre dodici milioni di dollari ricevuti in tangenti da compagnie estere. Il governo chiarisce che il presidente gode di piena immunità, ma nel 2009 la corte ha ribaltato una legge d'amnistia politica, ordinando la riapertura del caso.

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