Le immolazioni in Tibet mettono pressione a Pechino

Altri due giovani tibetani hanno scelto di immolarsi lunedì per protestare contro il regime cinese e chiedere il ritorno del Dali Lama. Entrambe le immolazioni sono avvenute a Rebgong (o Rebkong, Tongren per i cinesi), nella zona del monastero di Rongwo, nella provincia occidentale cinese del Qinghai. Ne dà conferma l'agenzia di stato cinese Xinhua, che ha sottolineato come si tratti dell'ottavo e nono caso dall'inizio del 18° Congresso del Partito comunista, riunitosi a Pechino giovedì per scegliere la prossima leadership che guiderà il paese per i prossimi dieci anni. Secondo l'organizzazione con base a Londra Free Tibet, i due casi di lunedì fanno salire a 69 i casi di immolazioni dal 2009.
A margine del Congresso in atto a Pechino, alcuni ufficiali del partito comunista tibetano hanno denunciato venerdì il Dalai Lama ed i “separatisti” per aver orchestrato le immolazioni al fine di generare le proteste. La risposta della massima carica buddista è arrivata lunedì, in una conferenza stampa ad Okinawa, ultima tappa di un viaggio di 12 giorni in Giappone. Il Dalai Lama ha dichiarato che la Cina è più interessata nel criticare lui che trovare la ragione dietro queste immolazioni che minano la transizione al potere. "Il governo cinese dovrebbe preoccuparsi sulla causa (di queste immolazioni). La Cina non si occupa seriamente (di questa situazione) e cerca di porvi fine solo criticandomi", ha detto il leader spirituale tibetano.
Nonostante la leadership al potere a Pechino stia cambiando, secondo gli analisti il passaggio da Hu Jintao a Xi Jinping non comporterà alcun cambiamento della politica in Tibet, che potrebbe essere letto come segno di debolezza da parte di Pechino verso le diverse minoranze presenti nel paese.

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