Myanmar: i leader della protesta di Monywa in tribunale

Il leader della protesta Moe Thwe ed altre sette persone sono comparsi oggi in tribunale a Rangoon per rispondere dell'accusa di incitamento contro lo stato e dimostrazione illegale, in connessione con le recenti manifestazioni contro il gigante sino-birmano che gestisce la miniera di Monywa. Ad annunciarlo è stato Kyi Zin Tha, portavoce del gruppo democratico birmano Generation Wave alla BBC, che ha sottolineato come "tutti e otto sono totalmente innocenti da tali accuse".
Decine di persone sono rimaste ferite per la reazione della polizia contro i manifestanti, tra cui molti monaci buddisti. Secondo fonti ospedaliere della città di Monywa, almeno 70 monaci sono stati ricoverati nelle ultime ore per le gravi bruciature riportate su tutto il corpo. La protesta nella città birmana risale al giugno scorso, quando i contadini hanno iniziato a denunciare l'accordo di due anni prima con cui le autorità gli avevano costretto a concedere per un indennizzo monetario le loro proprietà al gigante minerario controllato dall'esercito birmano e dalla azienda bellica cinese Norinco nella regione birmana di Sagaing. La compagnia ha dichiarato che l'accordo è stato stipulato in modo volontario e solo una piccola minoranza di contadini ha mostrato reticenze.
Il governo ha dichiarato che farà indagini sulle lamentele dei contadini. Ma è ormai chiaro che la protesta sia divenuta il test fondamentale per il governo di Sein ed il suo processo di transizione democratica dopo decenni di dittatura militare. La protesta della miniera di Monywa mine è ormai diventata una questione di carattere nazionale, ed intorno ad essa si stanno raggruppando una serie di questioni focali per paese – proprietà terriere, protezione ambientale, libertà di protesta e bilanciamento degli interessi dei grandi investitori esteri soprattutto la Cina con quelli dei cittadini birmani. La ridiscussione della proprietà terriera è chiaro sarà comunque l'elemento fondamentale.

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