La nuova frontiera dello scontro tra due potenze

In un rapporto rilasciato martedì, l'agenzia di sicurezza informatica americana, Mandiant, ha presentato una serie di prove che accusano direttamente una branchia segreta dell'esercito di Pechino, nota come Unità 61398, delle violazioni dei sistemi operativi di aziende ed oltre 140 istituzioni governative negli ultimi mesi. Lo scorso mese, il New York Times aveva denunciato che i suoi sistemi operativi erano stati infiltrati, dopo aver pubblicato un celebre rapporto sullo stato patrimoniale del premier cinese Wen Jiabao. Anche il Wall Street Journal, sempre a gennaio, aveva denunciato un'inflitrazione similare dalla Cina.
La settimana è stata poi caratterizzata da un escalation crescente di tensioni tra Cina e Stati Uniti. Il portavoce del ministro della difesa cinese, Geng Yansheng, ha respinto mercoledì le accuse e ribadito la posizione consolidata di Pechino sul tema: gli attacchi cibernetici sono per definizione di natura transnazionale, anonima e quindi non rintracciabili; e di come, inoltre, manchi un accordo internazionale condivisa sulla loro definizione. I toni della controversia sono stati resi più accesi dai media cinesi, in particolare dall'agenzia di stampa Xinhua, che giovedì ha definito le accuse americane “un'acrobazia commerciale” e dichiarato come le insinuazioni di Washington contro la Cina debbano essere ricondotte alla volontà americana di distogliere l'attenzione dell'opinione interna dalla crisi economica in corso. Del resto, hanno sottolineato i media cinesi, i sistemi operativi di Pechino sono costantemente sotto attacco da tentativi di infiltrazione provenienti dagli Stati Uniti.
Sempre giovedì, l'amministrazione americana ha annunciato un nuovo programma per combattere i furti internazionali dei segreti commerciali e proteggere i diritti di copyright delle aziende internazionali. Senza un riferimento diretto, era chiaro il messaggio implicito alla controversia in atto con la Cina. La "guerra cibernetica" come è stata ribattezzata rischia di aumentare le tensioni tra le due superpotenze mondiali, in un momento già particolarmente teso per il conflitto di sovranità sino-giapponese sulle isole del mar cinese meridionale e per il programma nucleare nord coreano.

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