Clinton in visita in Bangladesh: stop alle violenze tra opposizione e Governo

La visita di Hillary Clinton a Dhaka, capitale del Bangladesh, è la prima ufficiale di un alto rappresentante degli Stati Uniti dal 2003. E non giunge in un momento casuale. Nelle ultime due settimane, infatti, ci sono stati violenti scontri tra attivisti del partito all’opposizione BNP ( Bangladesh National Party) e le forze governative del partito al potere Awami League. Ci sono stati feriti, arresti e diverse sono state le bombe, fabbricate artigianalmente, esplose nella prima città del paese asiatico. Inoltre dal 17 aprile è scomparso il segretario nazionale del BNP. La Clinton ha chiesto uno sforzo a tutte le forze politiche del paese affinché cooperino insieme e cerchino soluzioni comuni perché questo stato di violenza cessi. La situazione sembra andare incontro ad un escalation che purtroppo nel paese ha dei precedenti ben noti a volte terminati con colpi di stato come negli anni ’70.

La posizione e la storia del Bangladesh è sicuramente peculiare. Schiacciato da vicini estremamente ingombranti come il Pakistan e l’India, con cui intrattiene relazioni a volte tese, seppur negli ultimi tempi soprattutto Nuova Dehli ha cercato vie più fattive ad una cooperazione migliore, Dhaka ha avviato da tempo un importante collaborazione di tipo economico con Pechino. Washington vede il Bangladesh con i suoi 180 milioni di musulmani una pedina importante per un islam moderato, che potrebbe mitigare così vicini più radicali. Tuttavia la forte ed endemica instabilità politica di un paese, che si trova al secondo posto al mondo per il WTO per numero di poveri, non lascia spiragli di speranza per il futuro. La missione americana nella capitale bengalese non è oltretutto scevra da interessi economici dal momento che nel paese asiatico sono in ballo importanti contratti energetici firmati da colossi statunitensi come Chevron e ConocoPhillips.

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