L'unica opzione per Cipro

Paul Krugman nel suo blog The conscience of a Liberal per il New York Times utilizza due post ieri ed oggi per ribadire la sua posizione su Cipro, vale a dire che la migliore opzione per superare la crisi drammatica in corso sia uscire dall'euro.
La ragione è, per il premio Nobel per l'economia, semplice: rimanere nella moneta unica significa costringere il paese ad una depressione drammatica che durerà diversi anni; uscirne significa poter svalutare ed accelerare la ripresa. Cipro conta su due settori principali per le sue esportazioni ed entrate, i servizi bancari ed il turismo: con il primo che praticamente scomparirà, il paese deve avere la possibilità di puntare sul turismo e nel breve periodo può farlo solo attraverso una svalutazione della propria moneta. Con la troika che sta chiedendo, al contrario, maggiore austerità, la permanenza nell'euro costerebbe nell'analisi di Krugman addirittura al paese 20 punti di Pil.
L'economista americano risponde poi alle accuse dirette rivoltegli da Eichengreen, secondo cui anche il solo accenno di un'uscita dall'euro causerebbe il panico nelle banche ed una fuga senza controllo dei capitali, definendole “un non senso”: le banche, infatti, sono rimaste chiuse per 12 giorni e potevano restarlo ulteriormente per preparare la nuova moneta; inoltre i capitali sono già sotto controllo per decisione del governo.
L'altra critica rivolta all'analisi di Krugman riguarda il destino del debito del governo, che è ovviamente in euro, e che porterebbe il paese al fallimento in caso di uscita. L'economista americano risponde citando due stime: in primo luogo, secondo le ultime previsione, in seguito al programma di aiuti della troika il debito interno salirà al 140% del Pil , più o meno quello greco del 2010. In più con la prospettiva di una depressione e svalutazione interna che rendono non sostenibile quel debito. Al contrario, poter svalutare la moneta piuttosto che contare sulla svalutazione interna renderebbe quel debito più gestibile e con un costo d'aggiustamento più veloce.
Ci saranno momenti di crisi difficile, nessuno può negarlo, ma l'alternativa, l'austerità sullo stile greco, oltre all'implosione dell'offshore bancario decretato con il programma di ristrutturazione della troika, delinea uno scenario apocalittico. La leadership potrebbe temere il salto nel buio, ma resta di gran lunga la migliore delle alternative in possesso oggi a Nicosia.
Da un punto di vista economico, conclude Krugman, non esistono ragioni a giustificare la permanenza nell'euro. La questione è solo politica – con Bruxelles e Berlino impegnate a richiamare all'ordine sistemico Cipro - ma il prezzo da pagare per Nicosia potrebbe essere troppo alto.

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