La possibilità di una “stagnazione secolare”

Spesso gli ufficiali che si occupano di politica monetaria utilizzano il termine “normalizzazione”, ma i tempi che stiamo vivendo non sono normali e, sostiene oggi sul New York Times Paul Krugman, le condizioni depressive potrebbero essere presenti ancora per un decennio. Si tratta di posizioni radicali, come spesso vengono definite dai critici, ma un numero di economisti le portano avanti da anni ed oggi sono arrivate anche nel mainstream: la possibilità di una “stagnazione secolare” - uno stato persistente in cui la depressione è la norma con pochissimi episodi di pieno impiego come intervalli – è stato infatti l'oggetto di una conferenza annuale del Fmi. E la persona che si è fatta promotore di questa idea radicale è stata addirittura Larry Summers.
Summers parte da un punto ovvio, che non viene mai compreso a dovere: la crisi finanziaria che ha dato via alla Grande Recessione è ormai dietro di noi. Ma, nonostante tutte le misure utilizzate, l'economia americana rimane ancora depressa. La ragione, sostiene il Premio Nobel per l'economia, è che già prima della crisi della bolla immobiliare e del debito privato nel 2007, che avevano spinto la spesa ma in un contesto abbastanza mediocre – mercato del lavoro non eccelso e nessuna pressione inflazionistica sufficiente. Secondo Summers, l'economia americana era anche allora in una condizione per cui la normalità era uno stato di domanda inadeguata – quasi depressivo – e che si avvicinava al pieno impiego solo attraverso la creazione di immense bolle speculative.
Il debito dei proprietari immobiliari rispetto al reddito– stabile dal 1960 al 1985 e con un impennata dal 1985 al 2007 – mostrano secondo Krugman come l'economia americana sia in condizioni normali in uno stato depresso. Come può essere accuduto? Il premio nobel dell'economia fornisce due chiavi di lettura possibili. Da un lato, l'invecchiamento della popolazione: una domanda di popolazione crescente genera domande in tutti i settori come è avvenuto in America negli anni '60 e '70 con la generazione dei baby boomers che sono entrati nel mercato del lavoro. Oggi è il passato ed anche nel momento di massima bolla immobiliare, la costruzione delle case era ferma a quella degli anni '70. D'altro lato, la persistenza dei deficit commerciali, emersi dagli ani '80 e da allora aumentati progressivamente.
Le Banche centrali, sostiene Krugman, devono smettere di parlare di “exit strategies.”, il credito facile sarà a disposizione per molti anni e questo significa che tutte le storie sul fallimento dei titoli del governo devono essere dimenticate. Se l'economia americana ha una tendenza marcata verso la depressione, si devono azionare le regole macroeconomiche che valgono per quella fase specifica, dove la virtù è un vizio e la prudenza una follia, perché il risparmiare ed il consolidamento fiscale rendono il futuro peggiore. Molte persone si irritano con questi discorsi che offendono la loro rettitudine e moralità, ma l'economia deve guidare la politica a prendere scelte difficili che non possono accontentare tutti. Come ha sottolineato Larry Summers, la crisi “non è finita fino a quando non è finita” e la realtà economica deve essere il quadro di riferimento. E la realtà, conclude Krugman, è quella in cui le regole dell'economia in depressione devono essere applicate per un lungo periodo.

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