RecoveryFund e Debito. Giavazzi scopre l'acqua calda (dopo avervi preso in giro per anni)

31 Gennaio 2021 14:00 Pasquale Cicalese

Punto e a capo. Il decano degli economisti mainstream, in realtà ingegnere, Francesco Giavazzi ha scoperto l’acqua calda. Due volte.

La prima: “il problema del nostro Paese non è il debito, ma l’assenza di crescita“. Se l’Italia crescesse il debito si ripagherebbe, perché il rapporto debito pil avrebbe al denominatore un numero maggiore. Ci è arrivato dopo decenni, lui, assieme all’altro campione, Alberto Alesina, teorici dell'”austerità espansiva”.

Il secondo, Giavazzi sostiene che il Recovery Fund non è un “regalo” dell’Europa, ma sono soldi per lo più nostri. Anzi, ma questo non lo dice, il nostro Paese è contributore netto (dà più di quanto riceve), come da decenni.

Occorre secondo lui fare investimenti in sanità, cambiamento climatico, ecc. accompagnati da “riforme strutturali” nella Pubblica amministrazione e nella giustizia.

Tutto vero, per quanto molto parziale. Ma sorprendete per uno che ha costruito la sua carriera raccontando esattamente l’opposto. Che su quei falsi clamorosi ha costruito decine di giornalisti economici e persino qualche pessimo direttore (uno per tutti: Massimo Giannini, ideologo senza fantasia che ripete sempre le stesse quattro frasi copiate dal Giavazzi old style).

Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Non è insomma possibile che un rovesciamento politico-economico del genere avvenga senza presentarsi in pubblico per confessare, a là Clenda – “ho detto tutte cazzate per 30 anni”.

Evidentemente da oltreoceano è arrivato l’ordine: il debito non è un problema con banche centrali e tassi a zero, secondo quanto spiegato dall’ex sottosegretario al Tesoro di Bill Clinton, Lawrence Summers. Ci siamo sbagliati, sembrano dire, incuranti dei disastri che hanno combinato.

Il convitato di pietra è la Cina, in piena crescita nonostante tutto.

Evidentemente non riescono più a tenerle testa, ma Giavazzi, che non ha letto Marx – e si vede – non riesce a capire perché quel Paese è l’unico, assieme a Taiwan e Vietnam, ad esser cresciuto.

Generazioni intere di studenti hanno bevuto da questo personaggio, e dunque – altrettanto – non possono capire perché questo modello del modo di produzione non funziona più. Anche questo un disastro immane.

Ovviamente non si prenderà responsabilità storiche che toccano anche a lui. Né smette (anche nell’articolo qui riportato integralmenhttps://contropiano.org/news/news-economia/2021/01/31/contropordine-neoliberisti-il-debito-non-e-il-problema-0135955te), di continuare a raccontare alcune palesi “bufale”, come “Consentire alle persone di andare in pensione a 62 anni non significa affatto sostituirle con altrettanti giovani, significa solo ridurre ulteriormente la partecipazione al mercato del lavoro che in Italia è già esigua“.

Perché lui è il “decano”. E affonderà con la nave su cui ha viaggiato in prima classe.

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