Mosca e Pechino: un "asse" contro la sovversione targata Ong


di Diego Angelo Bertozzi

La sostanziale (non urlata) solidarietà russa al governo cinese nei giorni della "Umbrella Revolution" si fonda sulla comune percezione di una chiara minaccia (un vero e proprio atto di guerra): la sovversione interna sostenuta e sponsorizzata da governi stranieri.

Così si era espresso il vice ministro della difesa russo Antonov durante la vista a Pechino del ministro della difesa russo Sergey Shoygu: "Abbiamo preso atto degli eventi che hanno avuto luogo di recente a Hong Kong e i due ministri hanno riconosciuto che nessun paese può sentirsi al sicuro dai tentavi di rivoluzioni colorate. Crediamo che la Russia e la Cina debbano lavorare insieme per opporsi a questa nuova sfida per la comune sicurezza".
Il recente documento relativo alla nuova dottrina militare russa è molto chiaro a proposito: dovranno essere affrontate "azioni finalizzate al cambiamento violento dell'ordine costituzionale russo, la destabilizzazione del contesto politico e sociale, e la disorganizzazione del funzionamento degli organi di governo, strutture civili e militari cruciali e infrastrutture informative della Russia." In questo contesto "le ONG straniere e media russi di proprietà straniera sono strumenti nelle mani di Washington per destabilizzare la Russia".
Sempre a fine dicembre a Pechino è stato presentato un progetto di legge per la regolamentazione e il controllo sulle attività delle Ong straniere, al termine di un'indagine sulla sicurezza nazionale che ha visto la partecipazione del presidente della Repubblica Xi Jinping. La regolamentazione servirà ad evitare che l'attività delle sempre più numerose organizzazioni non governative, con legami e finanziamenti stranieri, si risolva in interferenze nella politica interna o in attività di stampo sovversivo.

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