Caro Conte, a uccidere è l'euro

Circa un mese e mezzo fa scrissi il seguente post:

«In primavera siamo stati costretti a un lockdown totale (dall’altissimo costo economico e sociale) perché il nostro sistema sanitario nazionale (SSN), in seguito ad anni di tagli selvaggi – giustificati in nome della sempiterna scusa che “non c’erano i soldi” -, non era in grado di reggere il carico dei ricoverati (fatto che ha ovviamente contribuito a far lievitare il numero dei morti).
Oggi, invece, sempre perché “non ci sono i soldi” (per sostenere il sistema economico), siamo costretti a rimandare il più possibile un lockdown totale: decisione che probabilmente avrà un costo significativo in termini di vite umane, visto che non è stato fatto nulla per potenziare il nostro sistema sanitario nazionale negli ultimi sei mesi. E che comunque non ci risparmierà dai drammatici effetti economici e sociali delle nuove restrizioni, che molto probabilmente avranno un costo ancora più alto del precedente lockdown (che non potrà che lievitare in caso di un nuovo eventuale lockdown totale, se e quando arriverà).
L’ennesima dimostrazione del fatto che quella tra salute e sopravvivenza economica è una falsa dicotomia: o si possiedono gli strumenti economici in grado di garantire entrambe le cose – a partire dal potere di emissione monetaria – o si sarà costretti, come nel nostro caso, a patire un costo altissimo sia in termini sanitari che economici.
Insomma, ancora una volta siamo messi di fronte alle drammatiche conseguenze dell’aver creduto per anni alla favoletta per cui i soldi – che altro non sono che numeri sui computer delle banche centrali – possano effettivamente finire, quando il nostro problema, semmai, è che abbiamo affidato quel computer ad altri».


Questo scrivevo, appunto, i primi di novembre.


Bene, ieri Giuseppe Conte ci ha dato conferma di questa drammatica realtà, sostenendo che l’Italia non può “permettersi” un altro lockdown – per quanto questo (ha fatto intendere lo stesso Conte) sarebbe l’unico modo per abbassare realmente il numero di morti giornalieri, che rimane drammaticamente alto – perché «non siamo la Germania» e «non abbiamo tutti i suoi soldi da mettere sul tavolo» per indennizzare le attività costrette a chiudere di nuovo.


Come commenta “La Stampa”, Conte, «in virtù dei suoi contatti in Europa, sa bene che l’Italia – dopo «che son state messe risorse cospicue sui ristori» come ha ricordato in un talk tv – resta una sorvegliata speciale a causa del debito pubblico sempre più alto».


Più chiaro di così Conte non poteva essere: ci teniamo le centinaia di morti giornaliere, uccidendo al contempo l’economia – senza una chiusura forzata il governo evita di dover rimborsare le imprese, nonostante il crollo del fatturato –, perché “non ci sono i soldi”.


E questo nonostante la pandemia abbia reso ormai chiaro che “i soldi”, come si diceva, altro non sono che numeri sui computer delle banche centrali, le quali, ovviamente, possono crearne in quantità illimitata; e abbia smascherato “il mito del deficit”, per cui la capacità di fare deficit di un paese dipenderebbe dai suoi livelli di deficit e/o di debito – quando Conte dice che la Germania “c’ha i sòrdi” intende dire, immaginiamo, che la Germania può permettersi di fare deficit (che è il modo con cui la Germania sta finanziando la propria azione di supporto all’economia, non certo perché aveva gli euro nascosti sotto al letto) perché ha un debito più basso del nostro –, quando è ormai altrettanto chiaro che la capacità di fare deficit di un paese dipende unicamente dal sostegno della banca centrale, indipendentemente dai livelli di deficit e/o di debito di un paese (per dubbi a riguardo bussare al Giappone).

Quindi è del tutto infondata, da un punto di vista tecnico, l’idea – avallata evidentemente dal nostro Presidente del Consiglio – che l’Italia non possa fare il deficit di cui avrebbe bisogno per proteggere i propri cittadini e la propria economia per via del suo livello di debito “eccessivo”. Se l’Italia avesse una propria banca centrale – o se la BCE fosse una vera banca centrale – l’Italia potrebbe tranquillamente “permettersi” di fare tutto il deficit di cui avrebbe bisogno.

Ma, come ci ha ricordato Conte, le cose non stanno così.

All’interno del sistema dell’euro, l’Italia può permettersi solo di fare solo il deficit che gli viene permesso di fare dal suo “spacciatore di ultima istanza”, ovverosia la UE. Ed è ormai chiaro che nelle segrete stanze di Francoforte e di Bruxelles si sta lavorando per porre fine quanto prima all’attuale stato di “normalità eccezionale” – in cui la BCE si vede costretta a fare la “vera” banca centrale – per tornare all’austerità di sempre, adducendo come al solito la scusa del debito “eccessivo”.

E se qualcuno morirà pazienza, per citare un’uscita particolarmente infelice di un pezzo grosso di Confindustria che chiedeva un’apertura delle attività commerciali a Natale e che ha comprensibilmente scatenato un putiferio.

Putiferio che però non si è scatenato per le parole di Conte, benché queste siano ben più gravi, in quanto il Presidente del Consiglio ci ha ricordato – tra le righe – che a uccidere non sono le famiglie che vanno a comprare i regali di Natale o i ragazzi che la sera si ritrovano sul muretto per bere una birra in compagnia; a uccidere, oggi come ieri, è l’euro e l'austerità che ne è il suo corollario naturale.

Ma altrettanto grave è la responsabilità della nostra classe dirigente, che accetta passivamente questa realtà invece di opporvisi.

Una classe dirigente che avesse a cuore il destino del paese e dei suoi cittadini, infatti, farebbe l’unica cosa che si può fare in questo momento: sfrutterebbe il fatto che la BCE si vede temporaneamente costretta a fare la “vera” banca centrale per reperire sui mercati (o per meglio dire presso la stessa BCE, che oggi sta comprando sul mercato secondario quasi tutti i titoli di nuova emissione) tutte le risorse necessarie per salvaguardare sia l’economia che la salute dei cittadini.

E invece il nostro Presidente del Consiglio continua a raccontare ai cittadini balle sul debito e sul fatto che “non ci sono i soldi”. Questo è veramente imperdonabile.

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