MH370: una Ustica globale? Il libro che fa luce sulla vicenda

Abbiamo tutti sentito parlare dell'incredibile caso del volo MH370 della Malaysia Airlines con 239 persone a bordo misteriosamente scomparso l'8 marzo del 2014 a poche ore dal suo decollo da Kuala Lumpur con destinazione Pechino. Si tratta indubbiamente del più grande mistero nella storia dell'aviazione: a sei anni di distanza, infatti, non sono ancora stati rinvenuti i resti dell'aereo.
Esiste però una spiegazione "ufficiale" di cosa è avvenuto quella notte, che è quella che probabilmente vi sarà capitato di sentire se vi siete mai interessati alla vicenda: a un paio d'ore dal suo decollo da Kuala Lumpur, poco dopo aver lasciato lo spazio aereo malese e dopo aver spento il transponder (per far perdere le sue tracce, si dice), il volo - quasi sicuramente, ha dato ad intendere l'indagine ufficiale del governo malese, ad opera del pilota, deciso a compiere uno spettacolare suicido-omicidio di massa - avrebbe fatto inversione a U, sorvolato nuovamente la Malesia e si sarebbe diretto verso l'Oceano Indiano, dove a un certo punto, probabilmente in seguito all'esaurimento del carburante, si sarebbe inabissato nelle profondità dell'oceano. Ed è proprio nell'Oceano Indiano, infatti, che si sono concentrate tutte le ricerche effettuate nel corso degli anni, che però, come detto, non hanno mai rinvenuto alcun resto del velivolo. Troppo grande l'area interessata, si è detto.
Ad ogni modo, il caso è ufficialmente chiuso. Tutti i principali governi interessati - Malesia, Stati Uniti (c'erano diversi cittadini statunitensi a bordo), Cina (il grosso dei passeggeri era di nazionalità cinese), Vietnam (il volo è ufficialmente scomparso poco dopo essere entrato nello spazio aereo vietnamita) e Australia (che ha diretto le ricerche nell'Oceano Indiano) - concordano infatti sulla validità della spiegazione ufficiale, che è di conseguenza anche quella che si è sedimentata nell'opinione pubblica globale. Io stesso, fino a pochi giorni fa, non avevo dubbi sulla storia dell'inabissamento nell'Oceano Indiano.
Questo finché non ho letto il libro "The Disappearing Act: The Impossible Case of MH370" (HarperCollins) della giornalista Florence de Changy, da anni corrispondente per l'Asia Pacifica del prestigioso quotidiano francese "Le Monde". Attraverso un'indagine meticolosa - il libro è lungo più di 400 pagine -, de Changy smonta pezzo per pezzo la spiegazione ufficiale - mostrando come alla fine non vi sia nessuna prova concreta a sostegno della teoria dell'inversione a U e dell'inabissamento nell'Oceano Indiano - e spiega come tutte le prove puntino verso una spiegazione ben più razionale, ovverosia che il volo si sia inabissato al largo delle coste vietnamite poco dopo essere scomparso dai radar.
Avendo appurato, in maniera molto convincente, questo punto, la giornalista si chiede perché mai si sia voluto occultare la verità sul luogo dell'incidente (e anche a sostegno di questa tesi - cioè sul fatto che siamo in presenza di uno dei più colossali depistaggi di tutti i tempi - de Changy fornisce una straordinaria quantità di prove). Secondo de Changy, pur chiarendo che si tratta di una semplice ipotesi basata su prove circostanziali, tutti gli elementi di cui disponiamo ad oggi puntano nella direzione di un tentativo di sequestro finito male ad opera delle forze armate statunitensi (in quei giorni massicciamente presenti nell'area), finalizzato probabilmente ad evitare che qualcosa nella stiva dell'aereo, sul cui carico esistono molti punti oscuri, raggiungesse Pechino.
Insomma, secondo de Changy - che, lo ricordiamo, non è una cospirazionista a tempo pieno col cappellino di stagnola in testa ma la corrispondente di uno dei più importanti quotidiani al mondo, vincitrice di numerosi premi di giornalismo -, siamo in presenza di una sorte di strage di Ustica su scala globale. Ad ogni modo, a prescindere dall'ipotesi di de Changy, ciò che emerge al di là di ogni ragionevole dubbio è il tentativo (anche maldestro) di insabbiare a tutti i costi la verità sull'avvenuto, qualunque essa sia. La stessa de Changy riconosce che l'ipotesi del depistaggio ha dell'incredibile (se non altro per il semplice fatto che coinvolge un numero sorprendente di governi). Pur tuttavia, però, il depistaggio c'è stato. E anche se non sappiamo ancora perché, il fatto stesso che sia avvenuto è lì a ricordarci che i complotti, ogni tanto, avvengono veramente.

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