Patrick Lawrence - "In tempi come questi non si può restare seduti a tavola"

Proprio mentre la violenza patologica di Israele continua a infuriare e una civiltà, quella occidentale, va in pezzi è il momento di ricordare un aneddoto di Walter Lippmann. Lo scrive nel suo ultimo illuminante editoriale Patrick Lawrence.

In una cena in cui veniva chiesto come gioco dal padrone di casa di dividersi tra chi sosteneva il capitalismo e chi il socialismo, Lippmann, il celebre scrittore ed editore, rimase seduto a tavola da solo. “Si potrebbe affermare che era un pietoso ciarlatano, che si rifiutava di prendere posizione su una questione critica. A cosa serve una persona del genere, ci si potrebbe chiedere. D'altro canto, si potrebbe pensare che Lippmann abbia preso posizione, sostenendo che ci sono delle virtù in entrambi i sistemi sociali ed economici in questione e che era suo diritto difendere la sua posizione”, scrive Lawrence.

Ci sono passaggi pacifici nella storia umana, prosegue Lawrence, in cui chi è vivo non è chiamato a dichiarare la propria fedeltà a una delle forze in campo e la propria opposizione a un'altra. “Ma la mia preoccupazione è qui ed ora. E qui ed ora viviamo in una realtà scoraggiante: Non viviamo in un'epoca così pacifica, per usare un eufemismo. Viviamo in un'epoca di violenza, cattiveria, ingiustizia e crudeltà che, se non è senza precedenti per scala e grandezza, si colloca tra le peggiori per immoralità e disumanità. […] Siamo chiamati a dichiarare noi stessi e ciò che rappresentiamo. Siamo obbligati - che accettiamo o meno questo obbligo, e la maggior parte di noi non lo accetta - ad agire in base a ciò che sosteniamo. Dobbiamo chiarire a cosa dedichiamo la nostra fedeltà.”, scrive Lawrence.

“Nel nostro tempo non ci si può sedere da soli a tavola mentre il resto del mondo sprofonda nel disordine. Non quando le atrocità in tempo reale a Gaza si verificano ogni giorno e ogni notte.” Molte persone lo comprendono, sottolinea Lawrence in riferimento alle immense manifestazioni di solidarietà alla Palestina di questi giorni. “Le circostanze del nostro tempo ci impongono di alzarci da tavola e dichiarare le nostre convinzioni, in particolare nelle strade e nelle università. La principale di queste circostanze su cui prendere posizione sono gli Stati Uniti d'America, che conducono i loro affari nella loro fase tardo-imperiale”.

Dall’11 settembre 2001 è finito il secolo americano, sostiene Lawrence. È da quella data che gli Stati Uniti sono diventati la principale fonte di un disordine globale che non ha equivalenti nei decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. “Questo disordine è sfociato nella ferocia in pieno giorno quando Israele ha iniziato, con l'abbondante sostegno americano, la sua barbara campagna per sterminare il maggior numero possibile di palestinesi di Gaza […] Ci vorrebbe una Hannah Arendt per dirci se il dispiegamento di potere in questo modo non ha precedenti nella storia moderna, o nella storia del dopoguerra, o secondo qualche altro parametro.”

Lo sterminio in corso a Gaza e le responsabilità statunitensi richiedono una presa di posizione chiara “se vogliamo salvaguardare la nostra moralità e la nostra stessa umanità, se vogliamo rimanere fedeli a noi stessi. Nessuno può sedersi a tavola su questa questione. […] Non voglio sminuire gli sforzi meritevoli di coloro che agiscono in difesa dei diritti di genere, dei diritti all'aborto, dei diritti delle minoranze e di altre cause simili. Ma queste sono più utilmente intese come sottoinsiemi della vera causa, la causa che merita la nostra lealtà incondizionata, la causa che ci libera per affrontare il potere così come deve essere affrontato. La chiamerei la causa umana, a rischio di risultare semplicistico.”

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