"Stelle sul Donbass". Lo straordinario successo del Festival letterario che sfida i nazisti moderni

13 Ottobre 2021 14:13 Marinella Mondaini

Il popolo del Donbass dimostra con la cultura la sua appartenenza al mondo russo e paga col sangue la sua volontà di rimanere russo.

Lotta con coraggio da oltre 7 anni contro il cambio di identità e il rifiuto delle proprie radici che sta realizzando il criminale governo ucraino salito al potere dopo il colpo di stato americano a Kiev nel 2014. A Poroscenko è seguito Zelenskij, ma nulla cambia, la linea politica è la stessa, nonostante le promesse del contrario.

Per il Donbass, e anche per la Federazione Russa, un importante biglietto da visita è diventato il Festival Letterario “Stelle sul Donbass” – a dirlo è il fondatore e presidente dell’Ente Sociale della Repubblica di Donezk, Aleksandr Kofman che ha diretto la terza edizione tenutasi dal 29 settembre al 3 ottobre a Donezk.

Vi hanno preso parte circa 150 scrittori, provenienti da ogni angolo della Russia, inoltre dalla Bielorussia, Germania e Israele, e ovviamente delle due repubbliche di Donezk e Lugansk. Un riconoscimento culturale internazionale, nonostante continui ancora la guerra, i bombardamenti e gli spari degli cecchini nella zona rossa che divide le due repubbliche dall’Ucraina. Il popolo del Donbass ha potuto gioire di una settimana piena di incontri, ben 80 iniziative culturali: presentazioni di libri, seminari, lezioni, proiezioni di film, master class, giochi, mostre di pittura, serate di poesia e concerti. E sarebbero state molte di più se non ci fossero state le limitazioni dovute alla situazione Covid.

Come ha dichiarato Kofman: “Noi non siamo riconosciuti come Repubblica e per questo non possiamo pretendere di entrare nel Guinness dei primati, ma in nessuna conferenza letteraria al mondo sono state organizzate in così pochi giorni così tante iniziative. Quest’anno è stato un vero successo, accresciuto da un progetto brillante e utile, teso a stimolare nei giovani la propensione a scrivere, si tratta della scuola di abilità alla scrittura letteraria che abbiamo aperto quest’anno durante il Festival. Ritengo che questa scuola abbia regalato al Donbass almeno 50 potenziali giovani autori, ho visto ardere nei loro occhi il desiderio di scrivere.

La scuola continuerà a funzionare anche nel corso dell’anno, gli insegnanti verranno nella repubblica di Donezk per fare lezione. Un importante riconoscimento è giunto al Donbass dallo scrittore statunitense di fantascienza, Michael Swanwick, presidente dell’Unione Internazionale degli scrittori, drammaturghi e giornalisti. Swanwick in un video ha mandato il suo saluto al Festival e ha sottolineato che la fantascienza scientifica e il fantasy sono diventati ciò che devono essere: appartenere alla letteratura mondiale e perciò anche gli scrittori del Donbass saranno uditi e letti dal mondo?

L’importanza culturale del Festival è stata celebrata dalle Poste del Donbass con una speciale emissione filatelica, un francobollo “con realtà aumentata”, dotato di un QR-code ad alto contenuto tecnologico tramite cui si attiva un video dedicato al Festival letterario.

Le autorità della Repubblica di Donezk dedicano grande cura all’educazione dei giovani, è stato istituito il “Corpo dei Volontari”, un gruppo di oltre 70 giovani che già lavorano per organizzare le iniziative, grazie alle quali la popolazione del Donbass ogni anno ha la possibilità di incontrare i narratori del Fantastico, fare loro domande e prendere autografi.

Quest’anno si sono aggiunti anche scrittori di altri generi, critici letterari, pittori, esperti d’arte, giornalisti, compositori, musicisti … insomma il titolo “Stelle sul Donbass” è più che giustificato e veritiero. Al termine del forum sono stati assegnati vari premi letterari.

Fra i premiati anche la giovanissima scrittrice Faina Savenkova, della Repubblica di Lugansk, che ha ricevuto il premio della Pace dedicato alla drammaturgia dall’Unione Internazionale Scrittori. E come da tradizione, anche per il prossimo Festival verrà composto dagli scrittori un libro di racconti fantastici “ViviDonbass”. Questa volta sarà arricchito di un’appendice, dedicata alla letteratura fantastica per ragazzi.

Ma fare un festival non significa scordarsi della guerra. Venire nel Donbass significa anche occuparsi dei “fratelli” che soffrono da anni. Diversi scrittori fanno parte di associazioni di volontariato e beneficenza, in occasione del Festival, portano aiuti umanitari alle famiglie che vivono sulla linea di demarcazione sotto i bombardamenti quotidiani e in situazione di gravi privazioni.

Azzardarsi ad andare nella zona rossa è una vera impresa, non priva del reale rischio di rimanere vittima dei cecchini ucraini. Ma il senso di umanità fraterna è molto più forte.

La linea del fronte si trova a soli 20 minuti di auto dal centro di Donezk. E la differenza è lampante e incredibile, dopo la pulizia ideale del centro pieno di rose e fiori, appena fuori ci si scontra con le distruzioni, le case sventrate, i vetri rotti. Un senso di sgomento attanaglia l’anima. Le strade hanno enormi buche, gli anziani non vogliono abbandonare le loro case, anche se piene di fori e squarci, anche se al posto dei vetri ci sono tende o cellophane e i tetti sono devastati. Tutto è bucherellato, inutile ristrutturarle, tanto vengono bombardate di nuovo.

Le posizioni dei soldati ucraini sono a poche centinaia di metri, sparano solitamente di notte e al mattino presto. Molto meno di giorno. Nonostante sia stata dichiarata la tregua! Il popolo del Donbass sa bene chi è che spara e da dove arrivano i proiettili, dalle posizioni degli ucraini. Non ci sono “i russi che bombardano” – come ripete la propaganda e la disinformazione in Occidente. Nelle mie interviste alla gente per strada, con veemenza da tutti mi son sentita rispondere “sono gli ucraini che ci bombardano e ci uccidono, non Putin, la Russia ci aiuta, è grazie alla Russia se siamo ancora vivi”.

I bambini giocano con i “regali” lanciati dagli ucraini: i proiettili. I bambini del Donbass sanno distinguere i suoni di tutte le armi, sono istruiti su come ripararsi e nascondersi negli scantinati. Molti anziani, rimasti senza tetto, vivono nei rifugi antiatomici dei tempi sovietici. Queste persone che hanno vissuto quando ancora il Donbass era nell’Unione Sovietica, hanno vissuto la tragedia dello sfacelo del loro immenso paese e adesso ne rivivono un’altra, quella della guerra civile, scatenata e sostenuta da un Occidente assetato di sangue e soldi. I vecchi che hanno vissuto gli orrori dell’aggressione nazista, oggi rivivono l’aggressione dei nazisti moderni. Ma il dolore più grande è che il nazismo lo vedono rinascere nei propri fratelli, in chi una volta si chiamava concittadino.

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