Studenti occhio a non farvi fregare dalle trappole del mainstream

21 Febbraio 2022 08:00 Savino Balzano

Per estrarre il maggior profitto possibile dall'attività produttiva, i manager delle grandi aziende ripetono ossessivamente e come un mantra la stessa litania ai propri dipendenti: "sfrutta i tuoi punti deboli, rendili una opportunità".
Sono bravi a creare profitto, non c'è che dire: proviamo a seguire la stessa strategia.
È chiaro che il nostro sistema di "informazione" (indottrinamento) sia un punto debole: una democrazia sana e matura non dovrebbe contare su una schiera di servi subdoli e meschini che zompettano come giullari attorno al Re. La nostra informazione dovrebbe essere sana, non necessariamente super partes, ma quantomeno plurale e soprattutto onesta. Così non è e lo sappiamo benissimo: non serve argomentare.
E però la circostanza può rappresentare un grosso vantaggio per noi: ascoltare questo manipolo di quaquaraquà ci consente di comprendere facilmente e chiaramente la strategia del potere, del quale evidentemente è lo scendiletto.
Parliamo di scuola: gli studenti scendono in piazza contro alternanza scuola lavoro, stage e altre forme di "train on the job" che in realtà malcelano sfruttamento, precarietà, nuove espressioni di schiavitù. I giovani ci muoiono di alternanza scuola lavoro. Le ragazze e i ragazzi colmano le strade, riempiono gli spazi e urlano le loro rivendicazioni: qualcuno torna a casa con la faccia ammaccata o spaccata. L'informazione: dopo settimane di assoluto silenzio (Mentana ama parlare del curling), quando la cosa sta diventando troppo grossa, si accenna qualche riferimento, qualche accenno qua e la.
Succede poi che un'insegnante faccia notare ad una sua alunna che un certo abbigliamento sia inadeguato in una scuola e sceglie di farlo con un'espressione decisamente infelice (comunque ampiamente distorta e strumentalizzata). L'informazione? Esplode letteralmente: ho ricevuto la notizia dalla tv (telegiornali, approfondimenti a tutte le ore), dalla radio, dalla stampa, dai giornali on line. Ovunque.
Qualcosa vorrà pur dire. Vuol dire almeno due cose.
La prima consiste nel voler dare della scuola un'immagine divisa e conflittuale: gli studenti sono contro gli insegnanti e questi ultimi contro i primi. Ne deriva l'idea per la quale la scuola non abbia un problema comune, legato al suo degrado, ai tagli, all'imposizione di un modello di cultura improntato allo sfruttamento neoliberista. Assolutamente no: studenti per il cambiamento contro tromboni bacchettoni.
La seconda è vecchia come il mondo: cavalcare temi riguardanti la persona e le libertà individuali per far passare in secondo piano le questioni sociali e collettive. La scuola subisce da anni e anni riforme feroci e destrutturatrici, i tagli lineari l'hanno messa in ginocchio, lo sfruttamento è entrato dalla porta principale e ha trascinato i nostri studenti in luoghi insicuri e pericolosi, portandoli a volte a morirvici. Gli insegnanti non se la passano meglio: il loro ruolo mortificato, le loro retribuzioni assolutamente inadeguate, si sono da tempo uniti all'esercito degli ultimi, spesso precari, sfruttati fino al midollo.
Sia chiaro: alla politica neoliberista, all'informazione che le fa eco come un patetico pappagallo, del vostro diritto ad andare in giro mezzi nudi non frega assolutamente nulla.
Dei vostri diritti civili non gliene passa nemmeno per il piffero: vogliono dividervi e distrarvi, punto.
Le battaglie per la dignità e per la libertà della persona sono sacrosante, ci mancherebbe altro, ma siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo ripartire dallo stato sociale e dalla Costituzione, altrimenti non avremo più un futuro dignitoso: come individui e come società.
Sono con voi, sempre e da sempre, ma non fatevi fregare.
*
Ho scritto “Contro lo smart working”, Editori Laterza 2021 (
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858144442) e “Pretendi il lavoro! L'alienazione ai tempi degli algoritmi”, GOG Edizioni 2019 (
https://www.gogedizioni.it/prodotto/pretendi-il-lavoro/)

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