Putin: le ONG occidentali considerano la popolazione del Donbass come "gente di seconda classe"

07 Dicembre 2022 16:42 La Redazione de l'AntiDiplomatico

I discorsi sulla mobilitazione aggiuntiva in Russia non hanno senso, ha dichiarato il Presidente Vladimir Putin durante un incontro con i membri del Consiglio per lo Sviluppo della Società Civile e dei Diritti Umani.

"Parlare di misure di mobilitazione aggiuntive semplicemente non ha senso, e non c'è bisogno che lo Stato e il Ministero della Difesa lo facciano al momento", ha spiegato il capo di Stato.

Putin ha poi affermato che 150.000 dei 300.000 cittadini precedentemente arruolati come parte della mobilitazione parziale sono ora nella zona interessata dall’operazione militare speciale lanciata dalla Russia per smilitarizzare e denazificare il regime di Kiev.

"Di questi 150.000, la metà, 77.000, sono direttamente nelle unità di combattimento, mentre il resto è in seconda o terza linea, svolgendo essenzialmente le funzioni di truppe di difesa territoriale, o in fase di addestramento supplementare", ha specificato Putin.

L'altra metà di tutti i mobilitati è ancora nei campi di addestramento o nei centri di formazione del Ministero della Difesa, ha aggiunto.

"Se posso dire, questa è la riserva di combattimento", ha concluso sulla questione il presidente.

Inoltre Putin ha evidenziato come la maggior parte delle organizzazioni per i diritti umani create in Occidente considerino la popolazione del Donbass come "persone di seconda classe".

"Per loro le persone non hanno alcuna importanza. Non è che considerino queste persone di serie B, ma considerano la Russia come un Paese di serie B che non ha diritto di esistere. Questo è il problema che stiamo affrontando oggi e che abbiamo affrontato per molto tempo nella nostra storia”.

In questo senso, ha denunciato che né l'Occidente né le ONG citate possono ignorare che l'Ucraina lancia costantemente attacchi contro le aree residenziali nelle repubbliche del Donbass. "Nessuno può ignorarlo, tutti tacciono come se nulla fosse. E questo è terribile", ha lamentato.

Allo stesso tempo, Putin ha affermato che la maggior parte degli organismi occidentali per i diritti umani sono stati creati non per raggiungere i loro obiettivi iniziali, ma come "strumento di influenza sulla politica interna della Russia e di altri Paesi dell'ex URSS".

Il presidente ha sottolineato che la comunità internazionale ha chiuso un occhio sulla violazione dei diritti della popolazione nel Donbass e si è "svegliata" solo dopo l'inizio dell'operazione russa. A questo proposito, ha fatto riferimento al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e al Consiglio d'Europa, tra le altre organizzazioni, che dal 2014 hanno agito "come se fossero tutti sordi e ciechi allo stesso tempo" riguardo al conflitto in Ucraina.

Invece, sulla scia dell'operazione militare russa, queste organizzazioni hanno iniziato a "dimostrare palesemente la loro cinica parzialità". Tutto ciò ha reso impossibile per queste organizzazioni adempiere ai loro compiti statutari". A causa dei loro palesi pregiudizi, la Russia è stata costretta a ritirarsi da molte di queste organizzazioni", ha spiegato il presidente. A questo proposito, ha sottolineato che la dottrina dei diritti umani viene utilizzata per "distruggere la sovranità degli Stati" e per giustificare la "dominazione occidentale" a livello politico, economico e ideologico.

In questo contesto, la Russia continuerà a lottare per i propri interessi. "Che nessuno conti su altro. Sì, lo faremo in modi e con mezzi diversi, ma soprattutto, ovviamente, ci concentreremo su mezzi pacifici. Ma se non c'è altra scelta, ci difenderemo con tutti i mezzi a nostra disposizione”.

Riguardo all’operazione militare in Ucraina ha spiegato che si tratta di una missione che potrebbe essere "un processo prolungato", pur definendo l'adesione di nuovi territori con milioni di abitanti per la Russia "un risultato significativo".

Inoltre il capo di Stato ha affermato che nel contesto del conflitto in Ucraina i gruppi nazionalisti in Polonia "sognano" di riprendere il controllo dei territori occidentali dell'Ucraina che Kiev ha ricevuto per decisione del leader sovietico Stalin dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Ancora riguardo all’operazione in Ucraina Vladimir Putin ha evidenziato le crescenti minacce di una guerra nucleare, ma che la Russia considera tali armi solo come un mezzo di protezione, da utilizzare come attacco di rappresaglia.

“La strategia di difesa che abbiamo in mente per le armi nucleari si basa sulla ritorsione, cioè quando ci colpiscono, noi ci vendichiamo”.

Putin ha sottolineato che la Russia non ha e non sta trasferendo armi nucleari a nessuno, ma difenderà gli alleati con tutti i mezzi disponibili, se necessario.

"Non siamo pazzi, siamo consapevoli di cosa sono le armi nucleari. Abbiamo questi mezzi. E sono in una forma più avanzata e più moderna di qualsiasi altro Paese nucleare. Ma non abbiamo intenzione di brandire queste armi come un coltello. Procederemo partendo dal fatto che li abbiamo. Questo non è un fattore che provoca un'espansione del conflitto, ma un deterrente", ha sottolineato Putin.

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