Bombe a grappolo al regime di Kiev? Una tragedia controproducente

29 Giugno 2023 10:00 Piccole Note



PICCOLE NOTE

Da tempo l’Ucraina e i falchi Usa fanno pressioni per inviare a Kiev le bombe a grappolo, ordigni vietati da una convenzione internazionale alla quale Washington non ha aderito. Si tratta di micro ordigni incapsulati in vettori che vengono sparati verso l’obiettivo; quindi, il vettore esplode prima di toccare terra, disseminando l’area interessata di mine.

Alyssa Blakemore, su Responsibile Statecraft, spiega perché inviare tali armi a Kiev è del tutto controproducente.


Pericoli duraturi per i civili, soprattutto bambini

“Queste armi – scrive la cronista – sono giustamente stigmatizzate per i pericoli che causano ai civili, sia nell’immediatezza del loro utilizzo che nel lungo periodo. Stime non di parte riferiscono che il tasso di fallimento delle bombe a grappolo è tra il 10 e il 40 per cento, così che gli ordigni inesplosi possono uccidere o mutilare ignari civili molto tempo dopo la conclusione di un conflitto. Molte delle vittime [di tali ordigni] sono bambini, perché essi sono particolarmente attratti dalla forma, dalle dimensioni e dal colore delle mine che restano nel terreno”.

“[…] L’amministrazione Biden ha giustamente espresso preoccupazione per la fornitura di queste armi all’Ucraina, ma ha rifiutato di escluderla del tutto quando sono emersi i primi sussurri sulla richiesta pervenuta dall’Ucraina. Più di recente, la Casa Bianca ha rigettato le dichiarazioni dell’ambasciatrice degli Stati Uniti presso la NATO Linda Thomas-Greenfield, secondo la quale le bombe a grappolo non devono arrivare nel teatro di guerra. Eppure, in qualche modo, la politica degli Stati Uniti è ben conscia delle preoccupazioni della Thomas-Greenfield: la fornitura di bombe a grappolo all’Ucraina, infatti, richiederebbe una deroga presidenziale” alle norme vigenti sull’esportazione di armi.

“[…] La Casa Bianca vuole davvero scommettere sulle immagini strazianti di bambini ucraini sfigurati e senza arti a causa delle armi provenienti dalle sue scorte? Solo lo scorso agosto, gli Stati Uniti hanno annunciato che avrebbero inviato 89 milioni di dollari per aiutare l’Ucraina a rimuovere gli ordigni inesplosi dal suo territorio. Mine antiuomo e residui di munizioni inesplose sono disseminati in aree dell’Ucraina che equivalgono a Virginia, Maryland e Connecticut messi assieme, secondo Politico. La sfida di eliminare tali esplosivi sarebbe solo ulteriormente aggravata” dall’invio delle armi richieste da Kiev.

Nessun vantaggio, tanti i rischi

“[…] Il valore strategico di queste armi non è certo, ma il rischio sì – conclude la Blakemore – ‘La possibilità che l’Ucraina ottenga dei vantaggi nelle fasi attuali e future del conflitto non è in nessun modo dipendente o collegata all’invio di tali armamenti’, ha dichiarato a dicembre un assistente del Congresso alla CNN”.

“L’ammorbidimento della posizione del presidente registrato per i carri armati Abrams e i caccia F-16 è una cosa. Inviare un’arma condannata a livello internazionale è tutt’altro. Il presidente Biden dovrebbe resistere alle pressioni in tal senso sia dell’Ucraina che dei politici statunitensi […]. Non vale la pena correre i rischi reputazionali connessi alla fornitura di un’arma così controversa”.

Alla possibile fornitura di bombe a grappolo all’Ucraina avevamo già dedicato una nota. In questa, riferivamo che uno dei più accesi sostenitori di tale spedizione è il repubblicano Mike Rogers, il quale spiegava che gli Stati Uniti hanno nei loro “magazzini 3 milioni” di bombe a grappolo e inviarle in Ucraina consentirebbe al governo di risparmiare sullo stoccaggio e di smaltire esplosivi dell’era della Guerra Fredda che altrimenti dovrebbero essere distrutti con costi aggiuntivi (in realtà, probabilmente costerebbe più spedirli a Kiev…).

Tale la controversia sull’ennesima arma magica che potrebbe apparire sul suolo ucraino. Hanno fallito le altre, non sortirebbe l’effetto desiderato neanche questa. Ma la querelle è indicativa del disinteresse degli iper-atlantisti per la sorte degli ucraini, sia di quelli mandati a morire al fronte in una guerra che sanno che non si può vincere, sia dei civili – soprattutto bambini – che inciamperebbero negli anni a venire sui nuovi giocattoli made in Usa.

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