Sanna Marin e la Fondazione Blair



PICCOLE NOTE

“Il 24 febbraio la Russia ha lanciato una guerra di aggressione contro l’Ucraina. L’attacco spietato della Russia non costituisce solo una violazione dei principi fondamentali della sicurezza europea, ma anche della Carta delle Nazioni Unite e, più in generale, del diritto internazionale e dei diritti umani”. Così pontificava l’allora primo ministro finlandese Sanna Marin in un intervento al Parlamento il 16 maggio del 2022 nel quale spiegava le ragioni per cui il suo Paese doveva aderire all’Alleanza Atlantica.

“Se la Russia vincesse è come se si mandasse un messaggio che ciò si può fare, invaderebbe un altro Paese e poi un altro ancora”, dichiarava in altra sede con altrettanta contrita solennità.

La stellina della politica finlandese, che ha assurto fama internazionale per le sue grazie e l’impresa di far entrare la Finlandia nella Nato, oltre che per alcuni video festaioli non molto istituzionali, ieri ha dato l’annuncio urbi et orbi che abbandonerà la politica con annuncio un po’ tardivo, dal momento che la politica da tempo ha abbandonato lei, avendo subito una scottante sconfitta alle ultime elezioni.

E però, la Marin aveva avuto il tempo di portare a termine la missione che le era stata affidata dai suoi sponsor internazionali, essendo riuscita a fare del suo Paese un membro NATO, cioè una colonia dell’Impero, da cui la ricompensa che non poteva mancare.

Infatti, lo straziante abbandono arriva insieme al gaudioso annuncio che da oggi Sanna Marin parteciperà della benefica Fondazione Blair. grazie alla quale il mondo potrà ancora godere della sua fulgida lungimiranza.

Sanna Marin, il giovin signore Blair e la sua Fondazione

Probabile che, essendo di giovane età, la ragazza non ricordi come Blair fosse un convinto assertore dell’invasione irachena e che anzi avesse convinto George W. Bush della bontà di quel tragico passo, sul quale l’imbelle imperatore pur recalcitrava.

Né alcuno deve averle raccontato del pignolo lavorio della Commissione Chilcot, grazie alla quale il Parlamento britannico ha potuto far luce sulla trame del giovin signore del laburismo inglese, che con quella sciagurata guerra non solo devastò in modo duraturo un intero Paese, ma fece dilagare il seme del Terrore in tutto il mondo.

Un attacco spietato, per usare le parole della Marin, che vide il bombardamento a tappeto delle città irachene. Un attacco, sempre per usare le sue parole, che non solo costituiva una violazione dei principi fondamentali della sicurezza globale, ma anche della Carta delle Nazioni Unite e, più in generale, del diritto internazionale e dei diritti umani.

Un crimine rimasto impunito, tanto che il giovin signore del laburismo inglese è ancora a piede libero come tutti i suoi compagni di merende che oggi pontificano contro la Russia e piangono le sorti del popolo ucraino, che la beneamata NATO sta mandando al macello sotto i loro occhi commossi e compiaciuti.

Un’impunità che ha avuto come esito che, dopo l’Iraq, gli ambiti di cui Blair partecipa per diritto acquisito hanno sponsorizzate altre guerre, dalla Libia alla Siria allo Yemen, per restare nell’ambito dei conflitti aperti, ché tanti altri sono stati consumati nel segreto con la scusa della guerra al Terrore. Esattamente quel che la Marin denunciava come possibile ricaduta di una vittoria russa.

Peraltro, la nuova avventura non profit le permetterà di godere delle segrete fortune della Fondazione, che grazie ai tanti e misteriosi servigi che rende ai potenti riesce a ottenere laute e variegate donazioni, a volte motivo di maligne controversie (vedi Guardian).

L’ipocrisia è parte integrante della politica, ma un tempo esistevano limiti oltre i quali si andava incontro al pubblico ludibrio. A quanto pare, il crollo del Muro di Berlino ha fatto crollare anche tali limiti, aprendo nuovi orizzonti alla politica e alla geopolitica.

Ci si perdoni questa intemerata della quale la stellina finlandese e il suo destino è solo spunto effimero – come effimera è stata la sua storia politica – che serve solo a evidenziare, ancora una volta, come il tragico conflitto ucraino sia ormai parte di un teatro nel quale la realtà conta nulla.

Ipocrisia, propaganda, disinformazione creano una realtà alternativa, quella che ogni giorno viene offerta all’opinione pubblica globale come verità rivelata. Tant’è.

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