Il giornalista palestino-canadese Mansour Shouman è vivo! Il suo messaggio

07 Febbraio 2024 16:00 Clara Statello

Il giornalista palestino-canadese Mansour Shouman è vivo. Martedì è apparso in un video, diffuso sulle sue pagine social, che lo ritrae per strada, davanti all'ospedale Nasser di Khan Younis, dopo più di due settimane dalla sua scomparsa.


"Più di due settimane fa, una mattina presto, ero uscito con una squadra di volontari... a ovest per verificare i progressi del nostro progetto di tendopoli nell'area", spiega nel filmato aggiungendo che il suo gruppo aveva lasciato i dispositivi elettronici per evitare di essere intercettato dall'IDF e subire attacchi.

Durante il viaggio il gruppo è finito sotto il fuoco dei cecchini ed è stato accerchiato dai carri armati. Per mettersi in salvo Mansour e i suoi compagni sono stati costretti a fuggire e a nascondersi di "di casa in casa".

"Voglio ringraziare... tutta la squadra, ringraziare la mia famiglia per tutto il supporto che ci avete dimostrato negli ultimi quattro mesi e il sostegno per il lavoro che è continuato nelle ultime due settimane, che deve continuare".

Mansour aveva perso i contatti con il suo staff dopo la sera di domenica 21 gennaio. Dopo alcuni giorni, i suoi collaboratori temevano che il giornalista fosse stato rapito dall'esercito israeliano, nel pomeriggio di martedì 23 gennaio. Alcune fonti avrebbero riferito, infatti, di averlo visto portare via dagli uomini dell'IDF mentre evacuava da Khan Younis verso Rafah, durante l'assedio dell'ospedale Nasser. In tantissimi avevano risposto all'appello della madre e aderito alla campagna di mobilitazione per chiedere al governo canadese di attivarsi per riportare il giornalista a casa.

La possibilità dell'arresto è stata smentita dal videomessaggio di Mansour. Il giornalista che ha scelto di non abbandonare il suo popolo e diventare gli occhi di Gaza, non si è mai allontanato da Khan Younis, nonostante la recrudescenza dei combattimenti e i rischi concreti per i civili. Da fine ottobre Mansour ha documentato la vita dei palestinesi al campo per sfollati dell'ospedale Nasser, ci ha portato tra le strade polverose di Khan Yonis, nei suoi mercati, ha mostrato la vita nelle scuole per i rifugiati, le attività di intrattenimento per bambini, ha intervistato giornalisti e ha svolto attività umanitaria di distribuzione di cibo e aiuti per le famiglie.

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