Andre Vltchek: 'Trump non e' solo populista. E' un fascista'


Fenomeno Trump. Cambiamento o restaurazione? Isolazionismo o espansionismo in nuove aree? Un momento epocale per il mondo oppure business as usual dell'Impero? Lotta contro le corporazione finanziarie interne o nuovo impulso predatorio per Wall Street?

Tanto abbiamo letto e ascoltato dall'8 novembre scorso. L'AntiDiplomatico inizia oggi una serie di interviste con esperti, intellettuali e amici del nostro sito che ci aiuteranno ad orientarci meglio per il futuro.

Iniziamo questo ciclo d'interviste con il filosofo, saggista e documentarista Andre Vltchek*, autore (con Noam Chomshy) di “Terrorismo occidentale”, Ponte alle Grazie.


Intervista.


La vittoria di Trump nelle elezioni dell'8 novembre viene descritta come un punto di non ritorno. Secondo diversi analisti, la vittoria di Trump ha addirittura reso Angela Merkel “il leader del mondo libero”. Si tratta di un cambiamento così radicale per il futuro del mondo?

Mondo libero? E’ stato solo ‘libero’ di saccheggiare il resto del pianeta per secoli. A dire il vero, non vedo nessun cambiamento.


Che messaggio hanno voluto mandare i cittadini nord-americani con questo voto?

Un messaggio di confusione e disperazione. Ma si tratta anche di un messaggio che arriva da coloro che sono determinati a mantenere i loro privilegi, non importa quale sia il costo per il resto del mondo.


Le elezioni statunitensi sono state uno dei momenti più bui per contenuti e persone proposte nella storia del paese. La sfida tra Clinton e Trump ha fatto sollevare la questione della necessità di un terzo partito che dia democraticità ad un sistema sempre più in crisi. E' d'accordo?

Un terzo partito non sarebbe sufficiente. Uno o due nuovi partiti non cambierebbero molto. Per migliorare le cose, l’intera sostanza dovrebbe cambiare; l’imperialismo, il sistema economico, l’ordinamento sociale.



In Europa si bolla il fenomeno Trump come “populismo” e lo si associa a tutti coloro che dal continente criticano le misure d'austerità imposte dall'Unione Europea o che criticano le Nato. Cosa pensa del concetto di populismo e dell'utilizzo che ne viene fatto oggi dai media mainstream occidentali?

Trump non è solo un 'populista', è un fascista. Avere un fascista alla Casa Bianca al fine di equilibrare il peso dell’establishment è assurdo. Occhio a quello che desideri! Trump non ha intenzione di cambiare i concetti di imperialismo e del turbo capitalismo statunitensi. Vuole ‘riformarli’ in maniera ancora più estrema.


Quali saranno i cambiamenti che Trump imporrà all'interno: i diritti civili, già ampiamente limitati dall'11 settembre, subiranno pesanti conseguenze?

Trump sta già imponendo cambiamenti radicali, in particolare con la nomina di estremisti di destra, anche razzisti, nella sua futura amministrazione. In particolare, le sue scelte per la magistratura avranno un grande impatto sulla limitazione dei diritti civili. Anche se i diritti civili sono stati già notevolmente lacerati sotto l’amministrazione Obama


In politica estera, Donald Trump ha promesso un miglioramento delle relazioni con la Russia. Che impatto avrà la vittoria di Trump sul futuro delle relazioni in Siria e Ucraina?

Trump sta cercando di separare la Russia dalla Cina, come è stato già fatto dall'Occidente durante la guerra fredda. Lusinga il Presidente Putin, mentre demonizza Cina, Corea del Nord, Iran e alcuni paesi dell’America Latina. Ma non offrirà nemmeno molto alla Russia. Alla fine, tutto rimarrà a livello retorico. Ma danneggerà gli altri paesi anti-imperialisti, Siria compresa.


Sempre in campagna elettorale, Trump ha avuto parole di fuoco contro la Cina. Crede che realmente arriverà ad uno scontro frontale con Pechino, ad esempio sulla questione del mar cinese meridionale? E in uno scontro commerciale uscirebbero vincitori gli Stati Uniti?

Non sarei sorpreso se provasse ad affrontare la Cina, sia economicamente che militarmente. Sulla questione del Mar Cinese Meridionale non troverebbe molti alleati nella regione. Il principale stato satellite degli Stati Uniti nella regione, le Filippine, ha eletto un nuovo presidente pochi mesi fa. Duterte ha promesso di chiudere tutte le basi militari degli Stati Uniti e porre fine alle esercitazioni militari congiunte. Pare che anche il Vietnam potrebbe voltare le spalle. Ma gli Stati Uniti sono determinati a portare discordia nella regione, e affrontare la Cina a tutti i costi. Circostanza che potrebbe ritorcersi contro, perché il popolo cinese è stufo del bullismo occidentale - questa volta risponderà alla sfida. Economicamente, potrebbe grottesco affrontare la Cina, visto che gli USA sono completamente dipendenti dal commercio con il paese più popoloso della Terra, oltre che fortemente indebitati.


Quale sarà l'impatto della presidenza Trump sul futuro delle relazioni con i paesi dell'America Latina?

I popoli dell’America Latina sono semplicemente indignati dai discorsi aggressivamente razzisti contro la loro parte di mondo. Trump ritrae i loro paesi come repubbliche delle banane. In realtà, l’America Latina è una delle zone più vivaci del mondo, intellettualmente, artisticamente, e in termini di sviluppo di nuovi concetti politici e sociali. Alcuni paesi, come il Cile, possiedono infrastrutture migliori rispetto agli Stati Uniti. Cuba può contare su una popolazione più istruita. Credo che presto ci saranno delle ripercussioni: alcune sconfitte registrate ultimamente in America Latina, si riveleranno solo temporanee. Se Trump sceglierà di inimicarsi ulteriormente l’America Latina, come nel caso della Cina, ci sarà una decisa risposta dal Sud, coordinata con Cina, Russia, Iran e Sudafrica.


In considerazione anche della Brexit, ci stiamo muovendo verso un ritorno ad un maggior ruolo degli stati nazionali rispetto agli organismi sovranazionali che dominano la globalizzazione?

Non sono sicuro di questo. Brexit non vuol dire che il Regno Unito lascerà la NATO, o che terminerà la sua ‘relazione speciale’ con gli Stati Uniti. La Gran Bretagna non è mai stata troppo connessa all’Unione Europea; ha mantenuto la propria moneta, ed è sempre stata politicamente e militarmente più vicina a Washington che Bruxelles.


Qual è il suo giudizio sull'eredità di Obama e verrà ricordato come l'ultimo leader della globalizzazione?

Perché l’ultimo? Sotto la presidenza di Trump, il ruolo di corporation e multinazionali non si ridurrà. Proverà a far giocare un ruolo globale molto più decisivo alle società statunitensi.
Obama sarà ricordato esclusivamente come un suadente oratore, un uomo che non è riuscito a realizzare grandi cambiamenti positivi sul fronte domestico, e che è stato responsabile di una politica estera aggressiva e distruttiva.



*Andre Vltchek è un filosofo, romanziere, regista e giornalista d’inchiesta. Ha seguito guerre e conflitti in dozzine di paesi. I suoi libri più recenti sono “Exposing Lies of the Empire” [Smascheramento delle menzogne dell’Impero] e “Fighting Against Western Imperialism” [Lotta contro l’imperialismo occidentale]. La sua discussione con Noam Chomsky “On Western Terrorism” [Sul terrorismo occidentale]. Point of No Return [Punto di non ritorno] è il suo romanzo politico acclamato dalla critica. Oceania – un libro sull’imperialismo occidentale nel Pacifico meridionale. Il suo libro provocatorio sull’Indonesia: “Indonesia – The Archipelago of Fear” [Indonesia, l’arcipelago della paura]. Andre realizza documentari per teleSUR e Press TV. Dopo aver vissuto per molti anni in America Latina e in Oceania, Vltchek attualmente risiede e lavora in Asia Orientale e in Medio Oriente. Può essere raggiunto sul suo sito web o su Twitter


Alessandro Bianchi e Fabrizio Verde

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