Atilio Boron: una Gang di Banditi prende la presidenza del Brasile



Una gang di banditi ha preso la presidenza del Brasile. Tre sono gli attori principali che compongono questa banda: in primo luogo, la maggioranza dei parlamentari (di cui i due terzi sono accusati di corruzione), molti dei quali hanno guadagnato il loro posto, grazie ad un’assurda legge elettorale che consente a un candidato con poche centinaia di voti di ottenere uno scranno grazie a oscuri calcoli matematici del 'rapporto elettorale'. Questi eminenti signor nessuno sono stati in grado di destituire temporaneamente un Presidente eletto con 54 milioni di voti.

In secondo luogo, un potere giudiziario che è ugualmente accusato di collusione con la corruzione generalizzata del sistema politico e ripudiato da molti segmenti della popolazione del paese. Ma il potere dello Stato è sigillato ermeticamente ad ogni tipo di cotrollo democratico, profondamente oligarchico nella sua cosmovisione e visceralmente contrario a qualsiasi tipo di alternativa politica che si propone di costruire un paese che sia più giusto ed egualitario. In cima a quello, come i legislatori, giudici e pubblici ministeri sono stati addestrati per quasi due decenni dai loro colleghi del Nord America attraverso corsi di formazione che dovrebbero essere tecnici, ma hanno sempre un sottofondo politico con un'ideologia chiara.

Il terzo protagonista di questa frode gigante per la sovranità del popolo sono i mass media, la cui tendenza golpista e il profondamente reazionario ethos sono ampiamente noti, perché sono sempre stati detrattori attivi di qualsiasi tipo di cambiamento sociale, nonostante il Brasile sia uno dei paesi più diseguali del mondo.

Separando Dilma Rousseff dalle sue funzioni, lo scranno di Presidente della Repubblica sarà occupata da un politico oscuro e mediocre; un ex alleato del PT che è diventato un cospiratore e, infine, un traditore: Michel Temer. Purtroppo, tutto indica che il Senato tramuterà la sospensione temporanea in una destituzione definitiva, perché nella votazione che ha confermato l'impeachment contro Dilma, i cospiratori hanno ottenuto 55 voti, uno in più di quelli che occorrono per la destituzione.

Il complotto della destra brasiliana ha avuto il sostegno di Washington. Barack Obama ha inviato Liliana Ayalde come ambasciatrice in Brasile, una figura esperta nella promozione di ‘colpi di stato soft’. Prima di essere trasferita a Brasilia, è stata ambasciatrice in Paraguay, dove Fernando Lugo è stato ‘istituzionalmente’ deposto. Ma l'impero non è onnipotente, e per rendere la cospirazione reazionaria in Brasile realizzabile, aveva bisogno della complicità dei vari paesi della regione, come ad esempio il governo argentino, che ha definito il colpo di stato come nient'altro che un «esercizio di routine parlamentare».

In sintesi, quello che è successo in Brasile è un attacco molto serio destinato non solo a rimuovere Dilma, ma tutto il suo partito, il PT, che non sono mai riusciti a sconfiggere alle elezioni, e spianare la strada per anche giudizialmente per condannare Lula da Silva, in modo da impedirgli di correre alle prossime elezioni presidenziali. In altre parole, il messaggio che i golpisti inviano al popolo brasiliano è: «Non bisogna mai votare per il PT o qualcosa di simile di nuovo, perché si può vincere nei sondaggi, ma vinceranno nel Congresso, i legislatori e i media, e questo conta più dei tuoi milioni di voti».

Si tratta di una battuta d'arresto triste per l'America Latina nel suo complesso, che si aggiunge alla sconfitta subita in Argentina e ci costringe a pensare a ciò che è accaduto, a chiedere a noi stessi, seguendo il grande consiglio di Simon Rodriguez, dove abbiamo sbagliato. In questi tempi bui - di guerra aperta contro il governo in Venezuela, di campagne stampa insidiose contro Evo Morales e Rafael Correa, della battuta d'arresto politico in Argentina e di cospirazione in Brasile - la cosa peggiore che potremmo fare è rifiutare di compiere una profonda autocritica per evitare di commettere nuovamente gli stessi errori.

Nel caso del Brasile, uno di quelli più gravi, è stata la tendenza del PT a rallentare le mobilitazioni e de-organizzare il movimento popolare che avevano avuto inizio nella prima fase di amministrazione Lula, e che, anni dopo, avrebbero lasciato Dilma non protetta contro gli attacchi della destra. E, collegato con questo, un altro errore è stato credere che il Brasile potesse essere cambiato dagli uffici ministeriali, e senza il sostegno attivo, cosciente e organizzato del popolo. I colpi di stato tentati in Venezuela (2002), Bolivia (2008) ed Ecuador (2010) sono stati respinti solo perché questi paesi non avevano scelto la sola strada istituzionalista.

Il terzo errore è consistito nello scoraggiare il dibattito interno e la critica all'interno del partito e del governo, e invece promuovere una cieca fiducia fatta di slogan che bloccato la possibilità d’individuazione degli errori e quindi impedito di procedere nel modo giusto prima che il danno fosse irreparabile, come lo è adesso. Machiavelli ha detto che uno dei peggiori nemici della stabilità dei leader è stato il ruolo nefasto dei loro consiglieri, sempre pronti a lodarli, e quindi completamente incapaci di mettere in guardia circa i pericoli. Speriamo che gli eventi traumatici che accaduti in Brasile almeno ci servano ad apprendere queste lezioni.

(Traduzione dall'inglese per l'AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)

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