Venezuela: la guerra economica non ferma la Rivoluzione Bolivariana. La povertà estrema cala ancora

In qualsiasi paese occidentale la crisi economica ha prodotto un’aumento esponenziale della povertà, frutto delle ottuse politiche neoliberiste implementate in modo selvaggio e senza alcuna base scientifica a supporto che ne dimostrasse l’efficacia. Al contempo invece possiamo osservare che nel Venezuela bolivariano colpito da crisi e da una spietata guerra economica pronta a sfociare nel golpismo, il tasso di povertà continua a calare.

Nonostante la guerra non convenzionale in corso nel paese sudamericano, la povertà estrema durante il primo semestre del 2016 si colloca al 4,4%, come evidenziato in conferenza stampa dal vicepresidente per la Pianificazione e la Conoscenza Ricardo Menéndez.

«Nel periodo associato alla guerra economica - ha spiegato Menéndez - abbiamo registrato una diminuzione costante della povertà generale calata dal 19,6% al 18,3%», mentre per il quarto anno consecutivo cala la povertà estrema che attualmente si colloca al 4,4% come riportato in precedenza.

«Il modello che stiamo costruendo ha una robustezza enorme e ci permette di affrontare i temi strutturali che colpiscono la società senza metterci in ginocchio e guardando al futuro con ottimismo».

Il dirigente venezuelano ha poi spiegato che la povertà strutturale viene misurata in base alle necessità di base insoddisfatte in una popolazione. La struttura comprende lo studio delle famiglie con bambini tra i 7 e i 12 anni che non frequentano la scuola; gli alloggi inadeguati; le case sovraffollate; gli alloggi privi di servizi basici e le famiglie con elevata dipendenza economica.

I dati mostrano come anche il dato sugli alloggi inadeguati sia in costante calo: nel 1990 era del 13%, nel 1998 scese al 6,6%, mentre nel 2014 segnava il 4,2% sino ad arrivare al 2015 dove il dato scende al 3,7%.

Il vicepresidente ha infine sottolineato come grazie alla Rivoluzione Bolivariana oltre 100.000 bambini abbiano potuto ricevere un’educazione e oltre 2,5 milioni di persone non siano più costrette a vivere in case sovraffollate.

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