Venezuela: ancora fake news del mainstream su guarimbas e 'prigionieri politici'



di Fabrizio Verde

Ancora una volta dobbiamo tornare ad occuparci di come il mainstream italiano racconta la situazione venezuelana. In rare occasioni si è evidenziato un tale grado di approssimazione e malafede nel trattare un argomento. Il copione è sempre lo stesso, quello che abbiamo visto e denunciato centinaia di volte: il governo dittatoriale guidato dal chavista Maduro sta affondando il paese e riducendo al silenzio tutte le voci critiche. Nulla di più lontano dalla realtà.

Quest’oggi, il ‘Corriere della Sera’ ci racconta della protesta in Piazza San Pietro di Lilian Tintori e Mitzy de Ledesma. Si tratta delle mogli di Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma, due politici venzuelani incarcerati per il ruolo avuto nelle tristemente note guarimbas, le proteste violente che insanguinarono le strade del Venezuela nel 2014. Per il ‘Corriere della Sera’ si tratta semplicemente di due «prigionieri politici». Saremmo curiosi di leggere la definizione che avrebbe dato il Corriere se il tentativo di golpe fosse avvenuto in Italia.

Forse in redazione hanno qualche vuoto di memoria, quindi è bene ricordare cosa furono le guarimbas. L’abbiamo scritto su l’AntiDiplomatico a febbraio di quest’anno: «Esattamente due anni fa, i gruppi estremisti e violenti della destra venezuelana diedero il via ai loro piani golpisti, miranti a provocare la caduta del governo di Maduro attraverso le tristemente note 'guarimbas', che provocarono la morte di 43 persone. Il piano denominato 'La Salida' esigeva la rinuncia da parte del capo dello stato, andando quindi contro la volontà popolare che aveva indicato la continuità della Rivoluzione Bolivariana avviata da Hugo Chávez, attraverso la vittoria nelle urne del 14 aprile 2013».

Cosa furono, in concreto, le guarimbas?

Un’ efficace definizione di guarimbas, è stata data dall’emittente teleSUR: «Atti di vandalismo, chiusura arbitraria di strade, cumuli di spazzatura dati alle fiamme, aggressioni con corpi contundenti, cavi disposti da un lato all'altro delle strade ad altezza del collo – morì decapitato da una criminale trappola del genere il motociclista Elvis Duran - che causarono la morte di 43 persone, tra cui membri delle forze dell'ordine sparati in volto nel tentativo di rimuovere le barricate.

L'opposizione venezuelana optò per una simile criminale modalità di protesta nel 2004, all'indomani della sconfitta di Henrique Capriles, la seconda in soli sei mesi, dove vi furono 9 morti e 193 feriti. Il tutto condito dal solito corollario di aggressioni, incendi ai centri di salute ed edifici pubblici».

Il Comitato Vittime delle Guarimbas

Mentre i produttori seriali di fake news del mainstream continuano a dare spazio e risalto alle proteste dei parenti di questi golpisti che hanno causato numerosi lutti, viene sistematicamente ignorata l’attività del ‘Comitato Vittime delle Guarimbas e del Golpe Continuato’. Per rompere questo vergognoso silenzio il Comitato intraprese un lungo giro mondiale che toccò anche l’Italia. Oggi riproponiamo la testimonianza di Yendry Velásquez, tenente della Guardia Nazionale Bolivariana (GNB), moglie del capitano della GNB, Ramzor Ernesto Bracho Bravo (36 anni), assassinato durante le guarimbas il 12 marzo del 2014.

Questa la sua storia: «Mio marito, si trovava presso la cittadina di Mañongo, municipio Naguanagua, stato Carabobo. Un gruppo di guarimberos aveva occupato una stazione di servizio della zona, che si trovava lungo l’autostrada dell’Est, e l’aveva trasformata in una fabbrica di bombe. Lì si scatenarono diverse manifestazioni (o guarimba) e scontri violenti, mio marito era lì per cercare di ripristinare l’ordine con una squadra di militari della GNB. I guarimberos iniziarono a sparare sui militari, alcuni di loro riuscirono a mettersi in salvo dentro una unità mobile, tutti, tranne uno. Un soldato che era rimasto ferito da uno sparo a una gamba e, insanguinato, era rimasto a terra. Fu allora che mio marito decise di fargli da scudo con il suo stesso corpo e salvargli la vita. Mio marito fu colpito da diversi spari e il suo corpo rimase inerme a proteggere il soldato ferito».

Yendry denunciò anche la stampa internazionale si ostinava e tutt’ora si ostina a ignorare la loro vicenda: «È ingiusto vedere come la stampa e i media internazionali, ricevono e danno spazio a quelle persone che si fanno passare per vittime di questi scontri violenti mentre noi, che siamo le vere vittime, non riceviamo appoggio, né ascolto, né attenzione mediatica da parte di nessuno. Probabilmente perché raccontiamo una Verità scomoda e rappresentiamo il popolo che ha vissuto sulla propria pelle i fatti. Recentemente la figlia del Signor Antonio Ledezma, ha chiesto in Parlamento che venga data la libertà a suo padre e a Leopoldo López, due politici dell’opposizione che durante il periodo delle guarimbas istigavano i loro seguaci alla violenza. Si reclamano i diritti umani per queste persone e per noi no? Noi, che siamo le vittime reali? Perché non ci viene dato lo stesso trattamento, lo stesso spazio mediatico? Noi rappresentiamo la Realtà. Mio marito era un essere umano, eravamo sposati da appena tre mesi e me lo hanno strappato»

Evidentemente per il ‘Corriere della’ Sera queste morti non sono importanti. Oppure ci racconteranno che queste storie sono parte della poderosa campagna di disinformazione e propaganda organizzata dai media russi? Come ci conferma anche l’esito del referendum di ieri, così come in precedenza la Brexit e l’elezione di Donald Trump negli Usa, i media mainstream col passare del tempo stanno perdendo quel briciolo di credibilità che avevano. Le persone non li leggono e non li ascoltano più. Di questo non possiamo far altro che rallegrarci.

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