La Bolivia ha terminato il suo periodo di presidenza del Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) con l’approvazione di una risoluzione per la messa al bando delle mine antiuomo, promossa dal paese andino stesso.
L’ambasciatore boliviano e presidente del Consiglio di Sicurezza, Sacha Llorenti, ha spiegato che la risoluzione mira ad eliminare definitivamente l’utilizzo delle mine antiuomo.
En una histórica sesión, el Consejo de Seguridad ha aprobado por unanimidad una resolución sobre minas antipersonal propuesta por Bolivia. pic.twitter.com/5vmbWtTBWX
— Evo Morales Ayma (@evoespueblo) 30 giugno 2017
Nonostante siano state messe fuorilegge già nel 1999 attraverso la conferenza di Ottawa, le mine antiuomo continuano a mietere vittime e straziare corpi. L’Afghanistan detiene il triste primato, seguito da Colombia, Angola e Bosnia.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha esortato le parti coinvolte in conflitti armati a «porre fine immediatamente e in maniera definitiva all’utilizzo indiscriminato di artefatti esplosivi in violazione del diritto internazionale umanitario».
La legge, spiega l’ambasciatore Llorenti, «vuole essere un incentivo per la comunità internazionale affinché rafforzi i suoi sforzi in materia di riduzione, in primo luogo, dell’impatto delle mine».
Il diplomatico ha invitato le parti in conflitto a «proteggere le popolazioni civili, i bambini in particolare, dalla minaccia delle mine terrestri, dei residuati bellici, degli artefatti esplosivi improvvisati e invita la comunità internazionale a promuovere e sostenere gli sforzi per emiliane gli artefatti».
Las niñas y niños, civiles y trabajadores humanitarios son víctimas de las minas y otros explosivos.
— Evo Morales Ayma (@evoespueblo) 30 giugno 2017
Attualmente il governo boliviano vigila sul rispetto del Trattato di Ottawa che ordina la distruzione delle mine antiuomo e altri ordigni esplosivi.
La resolución hace un llamado para que todos los estados cumplan con sus obligaciones internacionales relativas a la lucha contra las minas.
— Evo Morales Ayma (@evoespueblo) 30 giugno 2017
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