Al centro della scena geopolitica e geoeconomica, il Venezuela non è solo



di Alfredo Serrano Mancilla - Celag

Russia, 145 milioni di abitanti; Cina, 1,38 miliardi; Turchia, 80 milioni; Iran, 80 milioni. Le cifre parlano da sole. Il mondo non è composto solo da Stati Uniti ed Europa, anche se la loro influenza globale non deve essere sottovalutata. Tuttavia, in questo ventunesimo secolo, il cambiamento geopolitico e geoeconomico è evidente. La Banca Asiatica d'Investimento per le infrastrutture (AIIB) è quasi potente come il FMI; il gruppo BRICS è altrettanto dinamico come il G7. La Via della Seta ha un potenziale più o meno rilevante di quello di altri spazi tradizionali. Sotto tutti gli aspetti, l’unipolarità è finita.

Questo deve essere preso in considerazione ogni qualvolta si afferma che il Venezuela è isolato a livello internazionale. Piuttosto, al contrario: il paese caraibico è perfettamente collocato sulla nuova mappa del mondo. E la migliore dimostrazione è stato il recente giro internazionale del presidente Nicolas Maduro. Le alleanze con Russia e Turchia dovrebbero attirare l'attenzione perché si tratta di paesi dotati di grande rilevanza nell'ordine mondiale.

Putin è senza dubbio il grande contrappeso agli Stati Uniti. Più energica nella sua politica estera rispetto alla Cina, la Russia svolge un ruolo determinante nelle tensioni e nei contenziosi che si presentano in tutto il mondo. La Russia fa parte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. E inoltre ha un ruolo importante nel sistema economico internazionale: 1) possiede grandi riserve internazionali (400.000 milioni di dollari), 2) ha una struttura finanziaria solida ed è anche sulla buona strada per avere un sistema di pagamento internazionale (SPFs), 3) ha grande influenza sulla politica mondiale petrolifera vista la sua elevata produzione (10,9 milioni di barili al giorno), 4) è diventata una potenza agricola secondo la FAO, e inoltre 5) la Russia è determinata a fare un passo significativo verso l’economia tecnologica e digitale. Ciò rende questo paese, già emerso, un alleato strategico per il prossimo decennio. Il Venezuela lo sa e per questo motivo rafforza sempre più i suoi legami in molteplici dimensioni economiche, politiche e militari.

Anche l’incontro sostenuto da Maduro con Erdogan ha un grande significato in chiave geopolitica e geoeconomica. La Turchia non è un paese qualunque sullo scacchiere internazionale. Ha un’economia in crescita molto invidiabile per l’Europa. Consuma tanto petrolio (circa 1 milione di barili al giorno) a causa della sua forte domanda interna, che richiede un approvvigionamento sicuro che non sia soggetto a possibili pressioni da parte degli Stati Uniti e dell'Unione Europea. E il Venezuela ha questa capacità. È davvero un partner ideale per costruire un grande sistema di scambio basato sulla complementarità economica. Win-win è la premessa basilare di questa nuova relazione che cresce ogni giorno in settori molto differenti (agricoltura, tecnologia, finanza, estrazione, turismo, trasporto, sicurezza).

Senza dimenticare che il Venezuela presiede il movimento dei paesi non allineati ed è parte essenziale di Petrocaribe e ALBA. Ha anche stretti rapporti con l'Iran (paese visitato un mese fa); e ha iniziato a vendere petrolio all'India incrementando allo stesso tempo il commercio con questo paese. E con la Cina, il grande attore internazionale, il Venezuela ha consolidato da oltre un decennio un'alleanza strategica in dimensioni economiche e politiche molto diverse.

Se l'ordine esecutivo di Trump fosse stato attuato due decenni fa, la situazione sarebbe adesso insormontabile. Nel contesto attuale, nonostante le difficoltà, esistono reali possibilità di affrontare con successo il tentativo di blocco grazie alla diversificazione delle relazioni economiche che il Venezuela possiede.

La de-dollarizzazione dell'economia venezuelana sarà possibile nella misura in cui avrà la capacità di rafforzare le relazioni con questo nuovo campo contro egemonico. Anche se l’adozione di nuovi meccanismi finanziari sarà ancora più decisivo. Lasciare lo Swift è una questione imperativa per non transitare sotto la vigilanza degli Stati Uniti in ogni pagamento internazionale. L'utilizzo di altre valute nel mercato petrolifero e nelle importazioni diventa anche un compito urgente. Altrettanto urgente è la necessità di creare conti in altre latitudini per evitare il boicottaggio finanziario attuale. La ristrutturazione del debito estero, che non significa default, è un'altra questione obbligatoria perché Trump ha violato la certezza del diritto per i detentori con il suo ultimo ordine esecutivo.

Ci sono molte sfide da affrontare per il Venezuela in questa tempesta esterna così avversa. Sarebbe stato facile risolvere tutto allineandosi all'asse dominante come sempre avvenuto. Il Venezuela ha deciso che esiste un'alternativa alla trappola della vecchia tesi Thatcheriana, TINA, There is no alternative. Finché Maduro continua a stringere la mano a Putin, Erdogan, Rohani o Xi Jinping, il Venezuela non è solo.

(Traduzione dallo spagnolo per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)

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